Beata Vergine Maria Regina (22 agosto)

Neri di Bicci, Incoronazione di Maria (1472-1475).
La Verna, Museo del santuario. Foto di A. Ferrini. Fonte:
https://www.ilbelcasentino.it/bicci-di-lorenzo-seq.php?idcat=&pag=28&idimg=

22 agosto, memoria di Maria Regina. Pio IX, definendo il dogma dell’Immacolata Concezione, affermava che Maria, «costituita dal Signore Regina del cielo e della terra ed esaltata sopra tutti i cori degli angeli e sopra delle schiere dei santi in cielo, sta alla destra del suo unigenito Figlio, e intercede con tutta l’efficacia delle sue materne preghiere: ottiene ciò che chiede e non può restare inascoltata» (Ineffabilis Deus, 8 dicembre 1854). 

Pio XII, nell’enciclica Munificentissimus Deus che definisce il dogma dell’Assunzione al cielo di Maria, ribadiva:

«In tal modo l’augusta Madre di Dio, arcanamente unita a Gesù Cristo sin da tutta l’eternità “con uno stesso decreto” di predestinazione, immacolata nella sua concezione, Vergine illibata nella sua divina maternità, generosa Socia del divino Redentore, che ha riportato un pieno trionfo sul peccato e sulle sue conseguenze, alla fine, come supremo coronamento dei suoi privilegi, ottenne di essere preservata dalla corruzione del sepolcro, e, vinta la morte, come già il suo Figlio, di essere innalzata in anima e corpo alla gloria del cielo, dove risplende Regina alla destra del Figlio suo, Re immortale dei secoli».

La ricorrenza liturgica della Beata Vergine Maria Regina

L’undici ottobre 1954, Pio XII istituì la festa della Regalità di Maria, da celebrarsi ogni anno in tutto il mondo il giorno 31 maggio, a conclusione del mese mariano. La celebrazione fu poi trasferita al 22 agosto, nell’ottava dell’Assunzione, per sottolineare il legame della regalità di Maria con la sua glorificazione. Su Pio XII, che aveva vissuto in prima persona la tragicità degli eventi bellici, influivano anche le profonde ferite inflitte all’umanità dal secondo conflitto mondiale orientando la sua scelta di istituire la festa in onore della Beata Vergine Regina.
Nella enciclica Ad caeli Reginam, Pio XII ricorda che il popolo di Dio, nell’arco della storia, ha sempre elevato supplici preghiere e inni di lode e di devozione alla Regina del cielo, sia nelle circostanze liete sia in quelle dolorose. Questo sentire non è altro che l’espressione della fede popolare che fin dal V sec. è stata così sintetizzata: «lex orandi lex credendi», ossia «ciò che è materia di preghiera è anche materia di fede». Ricordiamo infatti che bentre delle antifone mariane più conosciute invocano Maria con il titolo di Regina; la Salve Regina, il Regina Coeli e l’Ave Regina Coelorum.
Con tale festa il Papa ha voluto esprimere la voce dei Padri, le preghiere liturgiche e il sensus fidei, cioè il senso della fede del popolo cristiano, che fin dai primi secoli attribuirono alla Vergine la dignità regale.

La regalità di Maria

Silvestro de’ Gherarducci, L’incoronazione di Maria – Graduale di Santa Maria degli Angeli (Folio 155v) – WGA08681. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15731496

La Costituzione conciliare Lumen Gentium del Vaticano II dedica un intero capitolo, l’ottavo, a Maria. Afferma fra l’altro:

«Infine la Vergine immacolata, preservata immune da ogni macchia di colpa originale finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria in anima e corpo e dal Signore esaltata quale regina dell’universo per essere così più pienamente conforme al figlio suo, Signore dei signori (cfr. Ap 19,16) e vincitore del peccato e della morte» (n. 59).

Regina Madre

Il primo motivo della dignità regale di Maria consiste nella sua maternità divina. Poiché Cristo, per l’unione ipostatica, è Signore e Re di tutta la creazione anche come uomo, così Maria, Madre del Signore, partecipa, benché in modo analogo, alla dignità regale del Figlio.
S. Giovanni Damasceno (De fide orthodoxa) scrisse: «Maria è veramente diventata la Signora di tutta la creazione, nel momento in cui divenne Madre del Creatore; e lo stesso Arcangelo Gabriele può dirsi l’araldo della dignità regale di Maria». S. Alfonso: «Poiché la vergine Maria fu esaltata ad essere la Madre del Re dei re, con giusta ragione la chiesa l’onora col titolo di Regina» (Le glorie di Maria, p. I. c. I, § 1).

Madre del Redentore

Ma questa sarebbe una concezione meccanica, automatica della Regalità di Maria. Maria è Regina non soltanto in conseguenza della maternità divina, ma anche per la parte singolare che ebbe, per volontà di Dio,  nell’opera della Redenzione. Infatti come Cristo è nostro Signore e Re anche per il fatto che ci ha redenti, così Maria, in modo analogo, è nostra Regina, perché prese intima parte all’opera redentrice di Cristo.
In senso pieno, proprio e assoluto, soltanto Gesù Cristo, Dio e Uomo, è Redentore e Re, unico Mediatore fra Dio e l’uomo; tuttavia Maria, come Madre di Cristo e come socia nell’opera del Redentore, partecipa in modo speciale alla sua dignità regale.

Madre della Chiesa

Un terzo motivo è l’appartenenza della Vergine alla Chiesa, come «membro singolare» di essa. Tutto quello che si dice di Maria si deve poter dire in un certo senso della Chiesa e di ciascun battezzato.

In primo luogo, Gesù ha assicurato che il Regno di Dio appartiene ai poveri: «Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli» (Mt 5,3). Ora, chi più di Maria, che si è totalmente spogliata di sé per far posto allo Spirito del Padre per dare al mondo il Figlio Gesù, può essere riconosciuta «povera in spirito»? A Maria povera dunque appartiene il Regno, come alla Chiesa povera appartiene il Regno. In questo Maria Regina mostra alla Chiesa il messaggio: Dio è dalla parte dei poveri.

La regalità di Maria, inoltre, esprime la funzione regale che ogni battezzato, incorporato nel battesimo a Cristo, è chiamato ad esercitare: Gesù è re, oltre che profeta e sacerdote. Come Cristo è Re perché ha obbedito fino in fondo alla volontà del Padre, «servendo» totalmente gli uomini, soprattutto i più deboli, così i cristiani partecipano della sua dignità regale quando in sé stessi dominano sul regno del peccato e si pongono a «servizio» di Dio e dei fratelli.

Una riflessione

A questo punto non appare più anacronistico ribadire questo antichissimo titolo della madre di Gesù rispetto ai mutamenti che segnano la vita di oggi. La storia ha visto il tramonto della monarchia; la teologia percorre altri schemi, basati sulla povertà ed umiltà della Vergine e non su di un trionfalismo che la separi dagli altri credenti.

Ma la regalità di Maria deve essere vista come riflesso della regalità divina, il riflesso più puro e più nitido che si possa trovare in una creatura; una regalità che è servizio, spoliazione, svuotamento di sé (kenosi).

Questo cammino di spoliazione esprime la funzione regale, e si è realizzato pienamente nella Vergine. Ancora adesso, assunta nella gloria di Dio, continua ad esercitare il suo servizio, per mezzo della preghiera d’intercessione, che ella rivolge al Padre per i suoi figli. Per questo i cristiani ne hanno sentita vicina la presenza nelle situazioni di persecuzioni e di conflitto. Regina della pace è il titolo aggiunto da Benedetto XV alle litanie lauretane (dove era già invocata Regina degli angeli e di tutti i santi) nel 1917, durante la prima guerra mondiale. Pio XII, dopo la proclamazione del dogma dell’Assunzione al cielo di Maria, vi fece inserire l’invocazione Regina in coelo assumpta.  Giovanni Paolo II nel 1996 aggiunse Regina della famiglia.

Insomma, i campi della regalità di Maria sono tanti quanti sono gli ambiti e le forme di servizio a Dio e agli uomini.