
Mare maggiolino: esplode l’estate! Tempo magnifico, temperature calde, acqua ancora freschina…

Una giornata piacevolissima.
Mare maggiolino

Vi spiego i connotati di questo tratto di spiaggia, chiamato “Sotto i frati” perché si trova sotto il convento francescano di Piombino. Lo scoglio prominente, al centro, è chiamato “La Damigiana”: dalla cima, chi ne è capace può provare l’ebbrezza dei tuffi. A destra dello scoglio maggiore si trovano le cosiddette “Tre Sorelle”, quelle emerse, perché sulla sinistra vi è un altro gruppo di Tre Sorelle sommerse. Dalla Sorella più grande, se non è occupata da gabbiani o da cormorani, si possono fare tuffi meno spettacolari ma più abbordabili.
Sulla sinistra, in alto, si vede in lontananza uno scoglio isolato: per i frequentatori abituali è lo Scoglio della Morte. Il nome è legato ad una lugubre quanto irrealistica leggenda secondo cui una famiglia sarebbe andata a farvi colazione con tanto di tovaglia e di posate d’argento. Per recuperarne una caduta in mare tutti i membri della famiglia si sarebbero tuffati a turno in ordine di età senza mai più risalire. Ci si arriva solo a nuoto e tutto quel che può capitare è che un cormorano vi guardi con l’occhio verde compassionevole, se fate pietà nel nuotare o nel tuffarvi.
Dimenticavo: sullo sfondo si vede l’isolotto di Cerboli, e la villa arrampicata sulla sinistra è la villa di Elisa Bonaparte, cui il fratello Napoleone donò il Principato di Piombino: era nata come dependance del palazzo principesco degli Appiani. A Piombino, la storia si vede anche dal mare.

Poi c’è la fioritura. Risalendo (o scendendo) per la ripa, ci fanno compagnia, adesso, le bocche di leone appena sbocciate, sullo sfondo degli immancabili fichi d’India e agavi.

I convolvoli sono fiori molto semplici, ma sullo sfondo di quel cielo azzurro anche la loro semplicità fa figura.

Non tutte le piante fanno fiori visibili: queste spighe d’orzo lo dimostrano, ma ondeggiando sotto la carezza del vento simulano la bellezza di un campo di grano… Con le spighe di orzo si faceva un gioco con le mie figliole: tenendone una tra le due mani e muovendola leggermente, questa risale come se camminasse da sola.

Oh, c’è anche l’avena (Avena fatua), e così la collezione di cereali continua. Ed anche di giochi: perché ricordo che da bambine (era un gioco al femminile) se si tirava una manciata di spighette di avena su una compagna il numero di quelle che rimanevano attaccate al suo vestito indicava quanti fidanzati avrebbe avuto. Io, mai fatto: ma vedevo le altre. A quel tempo si giocava così.