In Italia il 25 aprile è festa civile, la festa della Liberazione, e passa in ultimissimo piano la festa religiosa, quella di Marco evangelista. Trovate una presentazione del suo Vangelo qui:
Marco evangelista: scarne notizie biografiche
Si suppone che sia nato verso l’anno 20 e sappiamo che era cugino dell’apostolo Barnaba; sappiamo anche che aveva un nome ebraico, Giovanni, ed uno romano, Marco, e che sua madre si chiamava Maria ed aveva una casa nei pressi di Gerusalemme in cui si radunava la comunità apostolica. Seguì Paolo nella sua predicazione, e dopo varie vicende lo ritroviamo a Roma con Pietro e Paolo. La tradizione lo vuole fondatore della chiesa di Alessandria d’Egitto e martire. A lui, “interprete di Pietro” come lo chiama Papia di Gerapoli all’inizio del II secolo, è dovuta la stesura del Secondo Vangelo.
Un dettaglio curioso sulla Passione
Un giovanetto però lo seguiva, rivestito soltanto di una sindone sul corpo nudo, e lo fermarono. Ma egli, abbandonata la sindone, fuggì via nudo (Mc 14,51-52).
Il Vangelo secondo Marco è l’unico a riportare un curioso particolare nella scena dell’arresto di Gesù. Dopo che i discepoli sono fuggiti, un anonimo giovinetto continua a seguirlo (tempo imperfetto: azione che continua) con il corpo avvolto solo da una sindone (attenzione: la sindone non è un lenzuolo, è un tipo pregiato di stoffa che può essere usato per vari scopi). Qualcuno afferra il giovinetto, ma egli lascia la sindone nelle mani degli inseguitori e fugge via libero.
Una scelta di Libertà
I commentatori, antichi e moderni, hanno dato moltissime interpretazioni per identificare il giovinetto in questione, moltissime fasulle. Io, in relazione all’episodio marciano della scoperta del sepolcro vuoto, ritengo che l’anonimo giovinetto sia simbolo del Discepolo che segue Gesù nella Passione e che, come Lui, fuggirà libero dalle grinfie della morte, abbandonando la sindone ormai inutile. È un episodio che vuol ricordare come chi segue Cristo scelga la via della Libertà.
Questo non esclude che nel giovinetto si possano ravvisare i lineamenti di Giovanni – Marco, quasi come firma criptica di un’opera non altrimenti firmata; anzi, io ne sono convinta. Qualcun altro abbraccia l’ipotesi che San Marco sia fuggito per paura, affermando che poi facendo esperienza della Resurrezione vinse questa paura, dando la vita per il Vangelo: bellissimo. Anche questa è una scelta di Libertà. A commento di questa sconfitta della sua umanissima paura, mi permetto di ricordare che il simbolo di San Marco evangelista è niente meno che il leone…