Viaggio nella Bibbia. Il Mar Rosso (Esodo 14-15)

Mar Rosso
The Providence Lithograph Company – http://thebiblerevival.com/clipart/1907/ex14.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=8871059

Ed eccoci al fatidico attraversamento del Mar Rosso… oppure no? Perché, stando ai fatti, più che di un attraversamento del Mare (che in ebraico è lo Jam Suf, il Mare di Canne, quindi tanto profondo non prometteva di essere) si tratta del passaggio di un guado di fortuna, cantato epicamente dalle tradizioni più tardive.

La località

RobertoReggi – Opera propria basata su: Nile River and delta from orbit.jpg, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=90909821

Lo scenario dell’episodio non è più riconoscibile ai nostri giorni, perché irrimediabilmente modificata dal taglio dell’istmo di Suez; si tratta va comunque, di una zona palustre e semilacustre presso l’attuale lago Menzaleh (nord est del Delta), oppure della zona dei Laghi Amari presso l’attuale Suez. Il guado era divenuto praticabile per una bassa marea accentuata dal vento.

Il tono

Il tono è chiaramente epico. Gli israeliti non potevano certamente essere 600.000 uomini più le donne e i bambini come afferma il testo, cioè una popolazione di circa tre milioni di persone che avrebbe impiegato un tempo incredibilmente lungo per attraversare il guado… Si può supporre un numero di 600 famiglie per un totale di 10.000 individui: anche i numeri riferiti dal testo biblico fanno parte di una idealizzazione dell’evento.

Secondo il racconto J, il popolo ebraico non ha attraversato alcun mare: si trova in prossimità di una costa, sulla quale gli egiziani lo raggiungono ma senza prenderlo a causa di una colonna di nube (una tempesta di sabbia?) che si frappone. Durante la notte un forte vento rende asciutto un guado su cui s avventurano gli egiziani. Cessando il vento, sulla laguna torna l’acqua e intrappola i carri del faraone.

La tradizione P invece usa una scenografia spettacolare:

  • Mosè è dotato di una forza divina a cui obbediscono gli elementi naturali.
  • La descrizione è grandiosa ed esagerata. Dio divide le acque e fa apparire l’asciutto come all’alba della creazione.
  • Israele compie un vero passaggio del mare fra due muraglie d’acqua.

Diverse tradizioni

Se leggete il brano vi accorgete infatti di una certa difficoltà nel raccordare i particolari. Secondo la tradizione più antica, la Jahvista (J), durante la notte un forte vento d’oriente soffia sul mare, sospingendolo indietro e prosciugandolo; gli egiziani, impantanati, vengono travolti dal ritorno delle acque. Israele, dalla riva, assiste.

È la tradizione più recente, Sacerdotale (P), ad ampliare il racconto narrando la divisione delle acque del Mar Rosso per opera del bastone di Mosè, l’attraversamento del mare fra due muraglie d’acqua, ed il loro richiudersi sommergendo l’esercito del faraone (Es 14,15-31). È nella natura del canto epico enfatizzare la storia trasfigurandola portentosamente, e la Parola di Dio si incarna nel linguaggio degli uomini, nella narrazione storica come nella trasfigurazione epica.

La scena nel film «I Dieci Comandamenti» (1956) QUI.