… E poi arriva lui… mano in tasca e via!

Credits: Eurosport/ Instagram/@yusufdikecofficial

E poi arriva lui… mano in tasca e via!

Io e lo sport viviamo in due mondi diversi che non si incontrano quasi mai. Intendiamoci, sono molto contenta che i giovani e i meno giovani facciano dello sport sano: tutto qui. Il resto non mi interessa, mi  sono fermata a Coppi e Bartali oltre 70 anni fa. Tuttavia non ho potuto fare a meno di sentire qualcosa di queste Olimpiadi, a partire dalla pagliacciata della cerimonia di apertura su cui ho scritto anche una riflessione che non ho nemmeno pubblicato (se vi interessa, è QUI).

Un brutto clima con cui iniziare le Olimpiadi – e mi permetto di ricordare, tra l’altro, che gli antichi greci in tempo di Olimpiadi sospendevano le guerre… ma oggi nessuna tregua.

Non sono migliorate le cose con le gare di nuoto che hanno visto i campioni sfidare le acque non sanissime della Senna fra il tripudio dei tarponi, loro principali spettatori (traduco per i non toscani: dicesi tarpone un ratto o grosso topo di fogna). Intanto, il comitato olimpico belga ha ritirato la propria squadra dalla staffetta mista di triathlon dopo che l’atleta Claire Michel, che aveva partecipato alla gara individuale nella Senna, si è beccata l’Escherichia coli.

Feroci polemiche, poi, sulla partecipazione alle gare di pugilato femminile dell’algerina Imane Khelif, messa in discussione per il Dna ambiguo e gli alti livelli di testosterone (con tutto il rispetto, a nessuno è venuto in mente di ribattezzarla Immane? Forse la parola è desueta). Ma non meno discussa è risultata la partecipazione della pugile italiana che nello scontro con lei si è ritirata dopo 45 secondi rifugiandosi nel piagnisteo. Qualcuno ha proposto che si dedichi piuttosto agli scacchi, dove ci sono meno probabilità di ricevere pugni. Una polemica dopo l’altra che non accenna a placarsi.

E poi arriva lui… mano in tasca e via!

Tutti hanno notato la somiglianza con il folle tiratore (Michael Douglas) di Un giorno di ordinaria follia. Copyrighted, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=1232967

E poi arriva lui… mano in tasca e via! Una nonchalance invidiabile, nessun equipaggiamento spaziale, occhiali da vista, mano in tasca e via! Senza nemmeno prendere la mira, quasi, tanto appare rilassato il turco 51enne Yusuf Dikeç  che si porta a casa, per la sua nazione, una medaglia d’argento. Il suo atteggiamento ha stravinto su Internet, qualificandolo come la vera icona positiva di queste Olimpiadi. Le donne si sono infatuate di lui. L’ironia ha mostrato (per finta) la cameretta di sua figlia, praticamente un baraccone di tiro a segno con tutti i trofei, imprendibili dalla gente comune, da lui guadagnati prima che le direzioni dei Luna Park di tutto il mondo lo squalificassero a vita. Lasciando da parte l’ironia, Yusuf Dikeç  ha con il suo aplomb rasserenato un clima avvelenato. Sorprendentemente, la pagina turca di Wikipedia che lo riguarda gli attribuisce questa affermazione:

«Yusuf Dikeç ha affermato nella sua filosofia di vita sulla pagina ufficiale delle Olimpiadi: “Il successo non si ottiene con le mani in tasca» (https://tr.wikipedia.org/wiki/Yusuf_Dike%C3%A7).

No certamente. Il successo non si ottiene con le mani in tasca. Ne basta una sola.

Bella vignetta. Dimenticavo… naturalmente, a casa, Yusuf ha un gatto. Queste saranno le sue Olimpiadi di Los Angeles nel 2028. Fonte immagine: https://www.facebook.com/photo/?fbid=939309688222116&set=a.469192795233810

Post Scriptum

La partner Şevval İlayda Tarhan aveva un minimo di attrezzatura

Poi c’è un Post Scriptum: c’è stato chi ha polemizzato perché il campione ha conquistato l’argento in coppia con una ragazza, la ventiquattrenne Şevval İlayda Tarhan, ma nessuno parla di lei: ed ecco la donna che viene sempre cancellata a favore dell’uomo. Si grida al patriarcato. Ma ragioniamo un momento: bravissima anche lei, ma quello che ha colpito nel suo partner è la semplicità del look, persino gli occhiali da vista, come se fosse passato di lì per caso e avesse detto: Toh, una pistola! Proviamo un po’… facendo dimenticare che sono 20 anni che partecipa alle Olimpiadi, e questa è la quinta. Il che non si può dire di lei, che si era provvista almeno degli occhiali per mirare meglio con un occhio solo, attrezzatura non necessaria a chi –  caso raro – mira con entrambi gli occhi. E allora? Di tutto vogliamo fare un casus belli?