
«Mangia con gioia il tuo pane»: è questo l’invito del Qoheleth a cogliere le piccole gioie della vita. Se pensiamo a quel che accade «sotto il sole», diviene un’illusione anche questa, con città assediate, affamate ed estenuate che attendono un aiuto che non sembra mai arrivare…
Qoheleth: invito alla gioia ed all’operosità (prospettiva etica: 9,4-12,8)

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Un video sul Qoheleth QUI.
Come abbiamo visto nel corso di questo nostro viaggio biblico, il Qoheleth non trova alcuna spiegazione logica al problema della sofferenza. Così, l’unica soluzione possibile che lo scrittore intravede di fronte alle tante sventure che colpiscono gli uomini immotivatamente, e magari proprio gli uomini retti che meriterebbero una vita lunga e prospera, è quella di godere la vita momento per momento finché è possibile, approfittando della benevolenza che con ciò Dio mostra di riversare su di noi. Ma questa gioia è ben diversa dalla sregolatezza con cui i crapuloni vivono la vita pensando solo a mangiare, bere e divertirsi col denaro (10,19).
9,7 Vai, mangia con gioia il tuo pane e bevi di buon animo il tuo vino, perché, con questo, Dio è già stato benigno verso le tue opere. 8 In ogni tempo siano candide le tue vesti, né manchi l’olio sopra il tuo capo. 9 Godi la vita con la donna che ami, giorno per giorno, durante la vita vana che ti è stata data sotto il sole. Ché questo è ciò che solo ti spetta nella vita e in tutta la fatica nella quale ti affatichi sotto il sole. 10 Tutto ciò che fai, fallo finché hai forza, perché non c’è né azione né pensiero, né scienza né sapienza, negli inferi dove tu stai andando.
Tutto è vanità, ma dolce è la luce del sole
Nei versetti seguenti lo scrittore continua poi a ribadire come sia vana la vita dell’uomo sotto il sole, dove spesso l’abilità e la sapienza, benché valgano di per sé più della forza e della stoltezza, non riescono a raggiungere i propri scopi e possono essere vanificate da un solo piccolo errore o da motivi non dipendenti dalla volontà umana.
Dunque, l’unica parte che l’uomo ha sulla terra è la gioia. Per guadagnarsela con azioni accorte bisogna anche saper rischiare: Chi bada al vento non semina, e chi sta a guardare le nuvole non miete (11,4). Non conoscendo il futuro, bisogna assicurarsi più occasioni possibili. La vita è bella e va goduta, tenendo presente però che su tutto c’è il giudizio di Dio.
11,7 Dolce è la luce e bello è per l’occhio guardare il sole. 8 Se un uomo vive anche per molti anni, tutti cerchi di goderseli, pensando ai giorni della tenebra che saranno molti; tutto ciò che càpita all’uomo è vanità. 9 Sii allegro, o giovane, nella tua adolescenza, e nei giorni della tua giovinezza sia nella gioia il tuo cuore. Fa’ tutto ciò che desideri e che i tuoi occhi vagheggiano, ma tieni presente che, su tutto questo, Dio ti porterà in giudizio. 10 Tieni sgombro il tuo cuore dalla malinconia, e tieni lontano il dolore da te, perché giovinezza e adolescenza sono vanità.
Ricorda che Dio giudica
A che cosa pensa il Qoheleth quando parla del giudizio di Dio? Certamente non di un giudizio ultraterreno, di cui l’agiografo non ha ancora nozione. La retribuzione o punizione però non sono da lui attese neppure su questa terra, dato che in tutto il libro è venuto evidenziando le massime ingiustizie che si compiono sotto il sole. Non resta che attribuire al termine giudizio (mishpat) il senso non di giudizio (sentenza giudiziaria di condanna o di assoluzione), ma di potere, comando, ossia volontà di Dio, che regna sovrana. Non possiamo comprenderla, ma c’è.