Il più antico canto mariano è senza dubbio il Magnificat, così come si trova nel cap. 1 del Vangelo secondo Luca (1,39-55); qui potremo vederlo in una versione danzata indiana.
Nell’episodio dell’Annunciazione Maria diviene dimora vivente della Presenza di Dio: lo accoglie prima nella fede che nel grembo. È la Serva che dà al suo Signore il proprio consenso incondizionato. «Maria» la chiamano i compaesani, «ricolmata di grazia» la chiama l’angelo, «serva», «schiava» si dichiara da sola.
Con forza desidera che la volontà di Dio si compia in lei: la sua risposta «Avvenga» (ghénoito) è un ottativo che esprime un forte desiderio e non una pia rassegnazione. E la fretta con cui la giovane si reca dall’anziana parente, fatta segno anch’ella della misericordia di Dio nella sua vecchiaia, è espressione di questa autentica adesione del cuore al disegno divino: non c’è tempo da perdere, la Misericordia di Dio è palpabile e deve essere accolta e accettata senza indugio, in tutte le sue conseguenze.
Ciò che sgorga da tutto questo è la lode del Magnificat, una preghiera personale ispirata al Cantico di Anna (1Sam 2,1-10) e alla spiritualità dei «poveri del Signore» che sono gli oranti dei Salmi. Maria è la povera per eccellenza perché rimette tutto nelle mani del suo Signore; ma nella logica di Dio è il povero che è vincente ed è in grado innalzare il suo canto di esultanza a Colui che tutto può. Il Regno di Dio apparterrà ai poveri.
Il Magnificat nella liturgia
Il Magnificat non è un salmo ma un cantico, e come tale viene recitato o cantato tutti i giorni nella Liturgia delle ore, ai Vespri. Appartiene anche alla liturgia ortodossa e anglicana.
Le suore indiane delle Clarisse Missionarie del Santissimo Sacramento interpretano con una delicata danza il canto del cuore di Maria, nella cornice del chiostro della Badia di Bertinoro, dapprima monastero benedettino e poi camaldolese.
Nel corso della sua storia la Badia di Bertinoro è divenuta Casa Madre dell’istituto delle Clarisse Missionarie, ed è qui che le suore hanno celebrato, il 1° maggio 2023, l’apertura del 125° anno della propria fondazione. Poiché la data coincideva con lo svolgimento del Capitolo Generale dell’Istituto, questa fortunata circostanza ha permesso la partecipazione di religiose da 13 paesi del mondo, tra cui l’India, cui dobbiamo questa splendida preghiera danzata.