C.S. Lewis maestro dello spirito

Maestro dello spirito
C. S. Lewis nel suo studio. Fonte immagine: https://www.deviantart.com/quillbreed92xxx/art/C-S-LEWIS-Clive-Staples-Lewis-Christianity-Two-507027818

Ci stiamo avviando alla commemorazione del 60° della scomparsa di C. S. Lewis, avvenuta il 22 novembre 1963. Un modo silenzioso di andarsene per questo scrittore celebrato allora in tutto il mondo anglosassone: nello stesso giorno avvenne infatti l’assassinio del presidente Kennedy, ed i giornali e telegiornali si riempirono solo di quella notizia.

Ma Lewis non è stato dimenticato, anzi: i suoi libri si vendono ancora a milioni di copie (Il Leone, la Strega e l’Armadio si avvia verso i 100 milioni), e dieci anni fa, nel 50° della morte, nell’abbazia di Westminster, nell’Angolo dei Poeti (equivalente alla S. Croce italiana) dove sono i nomi di Chaucer, Shakespeare, Milton, Byron, Dickens, Kipling e tanti altri che hanno resa illustre la letteratura inglese, è stata apposta una targa con il nome di Lewis e con una sua frase ispiratrice della sua vita:

«Io credo nel cristianesimo come credo che il sole è sorto, non solo perché lo vedo, ma perché attraverso di esso vedo tutte le altre cose».

Maestro dello spirito: la spiritualità di C.S. Lewis

Fonte immagine: https://narniafans.com/2013/12/c-s-lewis-honored-in-poets-corner-at-westminster-abbey/

Il suo cammino nella fede cristiana, dopo la sua straordinaria e sofferta conversione in cui ebbe parte anche l’amico Tolkien, fu rapido e sicuro, e rispecchiato nelle sue opere letterarie: non solo nei saggi religiosi letti e meditati da milioni di persone, ma anche nella narrativa fantasy per cui è divenuto famoso. Ricordo solo, qui, le Lettere di Berlicche ovvero una sorta di manuale del Perfetto Tentatore, in realtà un manuale di spiritualità cristiana di grande spessore, solo che si deve leggere al contrario perché il punto di vista è quello del Diavolo; e le Cronache di Narnia, sette romanzi per bambini che vanno benissimo anche per gli adulti.

Non solo: a C.S. Lewis i lettori scrivevano da tutto il mondo, ed egli rispondeva personalmente, a mano, perché non era capace di scrivere a macchina… Queste lettere, raccolte in tre volumi (purtroppo, per ora, solo in inglese), costituiscono anch’esse un patrimonio di spiritualità da cogliere e seguire. In tutti i suoi scritti e le sue conferenze è stato un vero e proprio maestro dello spirito.

E la spiritualità di C.S. Lewis è proprio quella che ho cercato di approfondire in un mio saggio del 2013 (C.S. Lewis maestro dello spirito, ed. Messaggero di Padova). Poco dopo la sua pubblicazione rilasciai un’intervista televisiva che potrebbe ancora servire a conoscere meglio questo grande scrittore. Di seguito il video QUI e la trascrizione di una prima parte di questa conversazione.

Maestro dello spirito: la missione di C.S. Lewis

Domanda: Perché un anglicano che si definiva “laicissimo” è da annoverare tra i maestri dello spirito?

Bisogna capire l’espressione nel suo contesto perché in realtà per Lewis, che è stato un grande docente universitario a Oxford e a Cambridge, questa è una professione di umiltà. Lewis usa la parola laico nel senso ecclesiale del termine, cioè precisa di non essere membro del clero e di non aver fatto studi regolari di teologia.

In realtà era un profondo conoscitore delle verità della fede e della Sacra Scrittura. È interessante il fatto che usi questa espressione soprattutto scrivendo a don Giovanni Calabria che era un santo sacerdote cattolico veronese (infatti è stato anche proclamato Santo nel 1999 da Giovanni Paolo II) e aveva scritto a Lewis nel 1947 per avere da lui una sorta di collaborazione nella sua opera di precursore dell’ecumenismo. Non erano ancora venuti i tempi di Giovanni XXIII e del Concilio Vaticano II, ma don Giovanni Calabria si stava dando molto da fare in questo senso e leggendo le Lettere di Berlicche aveva sentito nell’autore, con tutte le differenze di confessione religiosa e di cultura (non avrebbero potuto essere persone più diverse), qualche cosa di affine.

Lewis gli rispose subito, professando la propria diversità da un sacerdote cattolico, lui che era invece un anglicano laico; ma con le loro diversità sono stati in corrispondenza epistolare e in comunione per tutta la loro vita: perché questa corrispondenza poi è durata fino alla morte di don Calabria (proseguendo con il suo successore fino alla morte di Lewis stesso). La cosa curiosa è che si scrivevano in latino perché questo semplice sacerdote veronese non conosceva affatto l’inglese però usava la lingua della Chiesa, e Lewis era un colto umanista e quindi rispolverò volentieri il suo latino e si scrissero in questa lingua-

L’asina di Balaam

Questa professione di umiltà poi torna in modi diversi un po’ per tutta la sua vita di Lewis. Scrivendo le sue moltissime lettere a tutte le persone che da tutto il mondo gli si rivolgevano anche per consigli spirituali, Lewis affermava che il suo era stato il servizio dell’asina di Balaam. Non so se avete presente la figura dell’asina che parla nel capitolo 22 del libro dei Numeri, in cui l’asina riesce a vedere l’angelo che il profeta non vede e in questo modo parlando gli salva la vita: quindi, dice Lewis, Dio si può servire di qualunque strumento per per mettere in atto la sua salvezza.

Questa è una professione di umiltà e di riconoscimento della propria missione. Sul rovescio di un foglio che Lewis aveva utilizzato, dopo la sua morte è stata trovata una annotazione: La mia responsabilità come scrittore cristiano è quella di predicare il Vangelo non ad clerum ma ad populum, cioè non per i dotti, per i teologi, ma per la gente comune. Questo Lewis ha fatto tutta la sua vita di convertito, non solo con i suoi libri di divulgazione religiosa ma anche – questo è l’interessante – coi suoi 14 romanzi, 7 per i bambini (le famose Cronache di Narnia) e 7 per gli adulti, tutti romanzi Fantasy o comunque di genere immaginario.

Le Cronache di Narnia

Domanda: Le cronache di Narnia hanno un valore cristologico

Certamente, la figura di Aslan non compare sempre ma è che la chiave di lettura di tutto il ciclo di Narnia. Snche se sembra assente in realtà c’è ed è il leone che è il Cristo di Narnia. Infatti, in un mondo fiabesco dove gli animali parlano, dove le creature mitologiche esistono davvero, in questo mondo il Salvatore non poteva essere che il Leone che poi è il Leone della tribù di Giuda: quindi è un’immagine biblica anche questa.

(Continua)