
C’è un santuario, in Maremma, nel comune di Monterotondo Marittimo (Grosseto), dedicato alla Madonna del Frassine: la festa ricorre il 25 aprile. È una statua di legno duecentesca di scuola pisana, incastonata nel tronco di un frassino; ma ha dato luogo ad una storia particolare.
La tradizione lega l’immagine della Madonna del Frassine a S. Regolo che, forse per primo, vi portò e diffuse la devozione mariana. La leggenda narra che provenendo dall’Africa, perseguitato dagli ariani, il vescovo Regolo sbarcò con due vescovi, tre preti, due diaconi (tra cui i santi Cerbone, Felice, Giusto, Clemente e Ottaviano) sulla spiaggia di Populonia. Recava con sé una statua della Madonna scolpita in legno. Amante della solitudine, S. Regolo risalì il corso del Cornia e si dette a vita eremitica in un bosco vicino all’attuale Frassine, dove operò molti miracoli. Lì subì il martirio per ordine di Totila re degli ostrogoti il 1° settembre dell’anno 545.
I compagni Felice e Cerbone, vedendo i miracoli che avvenivano per intercessione di Regolo, fecero costruire sul luogo una cappella. Anche se poi le sue reliquie furono traslate a Lucca nel secolo VIII, la chiesetta rimase. Nel passato infatti una chiesetta dedicata al Santo, oggi del tutto scomparsa, era intimamente legata al santuario del Frassine; il Rettore di questo officiava anche quella.
Della statua della Madonna si dice che per sottrarla alle razzie piratesche, allora frequenti sulla costa, fosse affidata nel 799 alla custodia dei monaci di San Pietro in Palazzolo a Monteverdi. Quando nel 1225 i Pannocchieschi signori di Sassetta assalirono il monastero, un monaco di nome – guarda caso – Mariano mise in salvo la statua nascondendola sopra il tronco di un frassino. Poi per un secolo se ne persero le tracce.
Narra in seguito una leggenda che verso il 1350 un bifolco della Val di Cornia, di nome Folco, aveva osservato che uno dei suoi buoi ogni giorno lasciava la mandria, si rifugiava nel bosco e vi si tratteneva a lungo. Seguitolo, lo trovò inginocchiato davanti ad un frassino che nascondeva tra i rami una statua della Madonna. Si pensò di trasportarla nella chiesa del vicino castello di Monterotondo, ma la statua inspiegabilmente tornava sempre a depositarsi tra le fronde del frassino. Su quel vetusto tronco, prima racchiuso in un’edicola e poi in una chiesa, la statua della Madonna è ancora venerata in Val di Cornia e in Maremma. È meta di pellegrinaggi specialmente il 25 aprile, il lunedì di Pentecoste e l’8 settembre.
Il santuario
Quello del Frassine è il più importante santuario della Maremma toscana, notissimo specialmente nel Seicento e Settecento.
Mentre il nome del Frassine, in latino Fraxinetum, comincia ad apparire nei documenti dopo il Mille, la chiesa di S. Maria in Frassineto ha come testimonianze più antiche l’iscrizione in lettere gotiche nell’edicola della Madonna che ci assicura dell’esistenza di un’Opera di S. Maria nei secoli XIV o XV, e la stessa statua della Madonna, opera di scuola pisana primitiva, forse del secolo XIII.
Il Santuario, a croce latina, ha tre altari: il maggiore con due statue, lavoro di Domenico Notari di Lugano nel1700; l’altare a destra, dedicato all’Assunta, costruito nel 1596; quello a sinistra, dedicato a S. Silvestro, eretto nel 1696.
Sorto nel luogo del ritrovamento della statua, ampliato nel Seicento e nel Settecento, il santuario deve il suo aspetto attuale agli interventi di restauro eseguiti nel Novecento. È il principale della diocesi di Massa Marittima – Piombino.
Il ritrovamento delle immagini sacre: pecore, buoi, cani e… galline

Nel caso della Madonna del Frassine, il ritrovamento fu attribuito miracolosamente alla devozione di un bue, o vitello, che ogni giorno andava nascostamente a venerarla. È frequente che ad immagini sacre particolarmente popolari si leghi la leggenda del ritrovamento da parte di persone semplici o, ancor più, di animali; ad indicare che Dio si rivela ai poveri, agli umili, agli innocenti.
Il ritrovamento della bella immagine della Madonna di Montenero, ad esempio, patrona della Toscana, è attribuita ad un pastore storpio nel 1345; la Madonna di Sorso in Sardegna, detta Noli me tollere (perché miracolosamente non riuscirono a toglierla dal luogo del ritrovamento), si fece scoprire nel 1208 da un giovane muto.
Nel 1501 dei cani da caccia scoprono e segnalano abbaiando ai padroni l’esistenza, nel mezzo di una quercia, del quadro della Madonna della Sughera. Questo avvenne presso Tolfa a una ventina di chilometri da Civitavecchia. La Madonna della Strada a San Lorenzo Maggiore in provincia di Benevento fu trovata da un cane che era andato ad abbeverarsi ad una pozzanghera,
La statuetta della Madonna di Monte Lussari fu trovata nel 1360 in un cespuglio da un intero gregge di pecore, che lasciarono il loro pastore per andare ad inginocchiarsi intorno all’immagine della Vergine con il Bambino. Il luogo è significativo perché, trovandosi al confine fra tre stati, è meta di pellegrinaggio di persone di lingua neolatina (fa parte del comune di Tarvisio), tedesca (Austria) e slava (Slovenia): un vero condensato di Europa.
Anche il ritrovamento dell’immagine della Madonna della Coltura, a Parabita in Puglia, nel Trecento, fu dovuto ad una coppia di buoi che, arando, si inginocchiarono nel punto in cui fu scavata l’immagine; stessa cosa per la Madonna della Pace a Giugliano. Nel Cinquecento, a Pagani presso Salerno, la Madonna delle Galline fu trovata da galline – di qui il nome – che insistevano a razzolare in un certo punto del terreno.
La Madonna dei serpenti

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Un fenomeno strano è quello che non è legato al rinvenimento di una icona da parte di animali, ma che li coinvolge ogni anno a Markopoulo sull’isola greca di Cefalonia: per una quindicina di giorni circa (dalla solennità della Trasfigurazione, il 6 agosto, a quella della Dormizione di Maria, il 15), molti serpenti velenosi escono dai boschi e cominciano a strisciare ovunque nella chiesa, e in particolare intorno ad un’icona della Vergine Maria. Il 6 agosto è, per questo, la festa della Madonna dei serpenti. Un video QUI.
In tale occasione, centinaia di pellegrini greco-ortodossi affollano il villaggio di Markopoulo, attratti da quello che molti credono essere un miracolo. I serpenti rimangono in zona fino al 15 agosto, giorno della festa della Dormizione della Vergine Maria. Appena la liturgia si conclude, scompaiono di nuovo e non si fanno più vedere fino all’anno successivo.
La cappella di Markopoulo è costruita sulle rovine di un antico monastero fondato da San Gerasimo. La leggenda vuole che, nei primi anni del XVIII secolo, le monache subissero numerosi attacchi da parte dai pirati turchi. Durante una di queste incursioni i pirati rimasero terrorizzati dalla vista di numerosi serpenti che portavano il segno della croce sulla testa. I pirati se ne vollero liberare appiccando un incendio che distrusse il convento e buona parte del villaggio; dall’incendio si salvò soltanto un’icona d’argento della Vergine Maria.
Gli abitanti decisero allora di costruire una chiesa sulle rovine, e durante la consacrazione della chiesa notarono sul campanile molti serpentiche scesi a terra si radunarono tutti intorno all’icona della Madonna, e alla fine della celebrazione si allontanarono, tornando da dove erano venuti.
Secondo una variante della leggenda, i serpenti sarebbero le stesse monache che nel Quattrocento avevano chiesto alla Madonna di essere trasformate in serpenti per salvarsi dai pirati che saccheggiavano l’isola. La Vergine esaudì il loro desiderio segnando sulla loro testa una croce.
Da allora, ogni anno, i serpenti fanno la loro comparsa durante la prima metà di agosto per venerare l’icona della Vergine. Solo due volte il fenomeno dei serpenti non si è verificato: nel 1940, anno in cui la Grecia entrò in guerra e le forze dell’Asse occuparono l’isola, e nel 1953, quando si verificò un disastroso terremoto a Cefalonia. Dati questi due precedenti, si ritiene un buon auspicio l’apparizione dei rettili, tanto che la celebrazione è una vera e propria festa della Madonna dei serpenti.
Si tratta dei cosiddetti serpenti gatto (nome scientifico Telescopus fallax), così chiamati perché le loro pupille verticali possono ricordare quelle dei gatti. Sono velenosi, ma innocui per l’uomo perché il loro morso non è sufficientemente ampio per poter addentare qualsiasi parte del corpo umano iniettandovi il veleno.
Il fenomeno dell’arrivo puntuale dei serpenti il 6 agosto non è scientificamente spiegato; si pensa ad una fase di migrazione stagionale dei rettili, o anche ad una trovata degli abitanti del villaggio che vi porterebbero i serpenti per attirare i pellegrini ed i turisti. O forse è un miracolo, chi sa… Spesso gli animali hanno più buon senso e maggiore pietà degli esseri umani. Un oracolo di Isaia non diceva forse che il lupo avrebbe dimorato con l’agnello, il vitello e il leoncino avrebbero pascolato insieme, e che il bambino si sarebbe trastullato con l’aspide? (Is 11,6-8). Potrebbe essere un segno profetico, e sicuramente un ammonimento per gli umani.