Voglio ricordare la festa del Primo Maggio, in cui si fa memoria di San Giuseppe artigiano e quindi dei lavoratori di tutti i tempi e di tutto il mondo, con questa immagine straordinaria della Madonna del Bucato in cui San Giuseppe, devoto padre di famiglia e coscienzioso artigiano del villaggio di Nazareth in Galilea, aiuta la sposa… a stendere il bucato, con una perfetta condivisione del lavoro domestico. Al tempo stesso, questo soggetto ci introduce anche al Mese Mariano, maggio.
Maria lava i panni in una pozza d’acqua, il Bambino li raccoglie e li pone in un mastello, San Giuseppe li stende ai rami di un albero. Mentre Madre e Figlio sono intenti al loro lavoro, San Giuseppe è l’unico che guarda verso lo spettatore, quasi invitandolo a prendere parte all’opera. È la tecnica che nel mondo dello spettacolo si chiamerà rottura della quarta parete, quando un attore del teatro o della tv rompe idealmente la parete invisibile che lo divide dal pubblico e si rivolge direttamente agli spettatori coinvolgendoli nella trama.
Maria lavava, Giuseppe stendeva…
L’autore della Madonna del Bucato (Sacra Famiglia) è un pittore bolognese che lavorò anche a Roma e Firenze, Lucio Massari (1569-1633). Il soggetto sembra essere l’illustrazione di una famosa canzoncina popolare, una specie di ninna nanna delle classi povere, che in Toscana suona così:
«Maria lavava,
Giuseppe stendeva,
Suo Figlio piangeva
Dal freddo che aveva.
“Sta zitto, mio figlio,
Che adesso ti piglio!
Del latte t’ho dato,
Del pane ‘un ce n’è”».
La versione portoghese
Gli stenti della povera gente sono assimilati, quasi in modo consolatorio, a quelli della Famiglia del Figlio di Dio. Presenta una sfumatura diversa la versione portoghese, in cui l’ultima strofa (che però ha diverse varianti) cambia il significato:
«Estando Maria
À borda do rio,
Lavando os paninhos
Do seu bento Filho;
Maria lavava,
José estendia,
Chorava o Menino
Com frio que tinha.
“Não choreis, Menino,
Não choreis, Amor,
Isso são pecados,
Que cortam sem dor”.
Tradotta in italiano:
«Stando Maria
sulla riva del fiume,
lavando i panni
del suo benedetto Figlio;
Maria lavava,
Giuseppe stendeva,
piangeva il Bambino
dal freddo che aveva.
“Non piangere, Bimbo,
non piangere, Amore,
questi sono peccati,
che tagliano senza dolore”».
I dolori qui menzionati sono chiaramente quelli inflitti dai peccati degli uomini, ferite che tagliano ma non procurano dolore fisico. Si passa, da una canzoncina consolatoria, ad uno sguardo sul mistero della Passione e della Redenzione.
La Madonna del Bucato di Francesco Albani
Trovo un’altra Madonna del Bucato, di Albani, con caratteristiche un po’ diverse.
Francesco Albani, anche lui bolognese (1578-1660), ha ripreso il tema, soprannaturalizzandolo (sono presenti gli angeli) e conferendogli una maggiore serenità (la Madonna guarda il Figlio sorridendo compiaciuta).
Francesco Albani godette di grande reputazione, in Italia ma anche fuori, principalmente in Francia e Inghilterra. Le sue opere di piccolo formato sono sparse in tutta Europa.
La Madonna del Bucato sulle Ande…
In America Latina ritroviamo questo singolare soggetto in un quadro dal titolo La Virgen Lavandera. La Sacra Famiglia è colta in un momento di sosta durante la fuga in Egitto. Il paesaggio è andino, e la Madonna, intenta a lavare i panni, porta il tipico cappello a tesa larga e indossa il caratteristico poncho andino. Intanto, sorveglia il sonno del Figlio. Anche san Giuseppe è impegnato nel lavoro domestico del bucato: ha appeso ad asciugare una camicia bianca ed ora, per mezzo di un angelo, porge alla sposa un mantello rosso. Altri due angioletti collaborano al lavoro della Sacra Famiglia: uno vigila sul sonno del piccolo Gesù, il secondo attinge l’acqua con una brocca.
La scena, però, è più drammatica di quanto non sembri. L’angelo che vigila sul Bambino, e che impone il silenzio, ha un’espressione pensosa e tenendo sul braccio un candido telo prelude alla Resurrezione, così come il sonno del divino Infante è prefigurazione del sonno mortale che accetterà come Figlio di Dio.
Allora si comprende che il bucato che sta impegnando i Genitori del Signore simboleggia il lavacro di acqua e Spirito che salverà i redenti. Non è un caso che San Giuseppe abbia già steso un indumento candido mentre ne porge uno scarlatto alla Sposa: grazie ai meriti di Cristo, se anche i nostri peccati fossero rossi come scarlatto – così dice Isaia – diventeranno bianchi come la neve. Anche il putto in primo piano, che regge una brocca rossa, guarda a Cristo, unica fonte di salvezza.
Il tema del lavoro
E con questo sembra che ci siamo allontanati molto dal tema del lavoro, da cui eravamo partiti parlando della festa odierna, di cui San Giuseppe artigiano è il campione. In realtà non è così: siamo in tema, perché tutti collaborano all’opera di redenzione, ognuno secondo il proprio stato, la propria condizione di vita, la propria quotidianità.
Al di là del significato simbolico (il bucato come purificazione dal peccato), quest’opera comune, banale, quotidiana, di lavare i panni, impegnando la famiglia nella sua interezza, ci ricorda quanto sia importante lavorare insieme nell’ordinarietà della vita, senza che sia chiesto a tutti di compiere azioni straordinarie ed eroiche per salvare il mondo. La fedeltà quotidiana, ecco quello che viene chiesto a tutti. E fedeltà è anche approfittare delle pause del proprio lavoro per collaborare all’andamento della famiglia.
Questo San Giuseppe molto attuale che aiuta la sposa a fare il bucato è l’uomo giusto che va oltre il proprio stretto dovere di lavoratore, mosso dall’amore che è la legge più forte di ogni regola. Ed è per questo che la sua dignità di artigiano è grandissima, non sminuita ma arricchita dall’impegno familiare.