Ma la Sapienza da dove viene?

Icona della Santa Sofia
Icona della Santa Sofia (Sapienza)

Ma la Sapienza da dove viene, si chiede il libro di Giobbe nella sua indagine sul dolore umano? Come si può raggiungere? Esiste una strada per trovarla?

Un video sugli inni alla Sapienza QUI.

Inno alla Sapienza (Gb 28)

Torniamo al libro di Giobbe e alla sua indagine sul dolore degli innocenti. Una quarta mano ha aggiunto un inserto nel quadro dei dialoghi di Giobbe con i tre amici, disegnando un grande affresco dell’opera creatrice di Dio. Un’opera sapiente: ma la Sapienza dov’è?

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L’homo technologicus

Ma la Sapienza da dove viene? Non si estrae nelle miniere
Miniera (immagine di pubblico dominio)

Ci sono miniere di oro e di argento, di ferro e di rame, di pietre preziose; ma non esistono miniere da cui estrarre la sapienza. L’acuta vista dei rapaci non ne scorge l’origine, né la raggiunge la possanza dei leoni. Non si trova né in terra, né sotto terra, né in mare. Il testo ha delle espressioni ammirate per l’abilità tecnica dell’uomo, che però non è sufficiente per trovare la sapienza. L’homo technologicus, con tutta la sua intelligenza e abilità, non la può conquistare.

28,1 Certo, l’argento ha le sue miniere
e l’oro un luogo dove si raffina.
2Il ferro lo si estrae dal suolo,
il rame si libera fondendo le rocce.
3L’uomo pone un termine alle tenebre
e fruga fino all’estremo limite,
fino alle rocce nel buio più fondo.
4In luoghi remoti scavano gallerie
dimenticate dai passanti;
penzolano sospesi lontano dagli uomini.
5La terra, da cui si trae pane,
di sotto è sconvolta come dal fuoco.
6Sede di zaffìri sono le sue pietre
e vi si trova polvere d’oro.
7L’uccello rapace ne ignora il sentiero,
non lo scorge neppure l’occhio del falco,
8non lo calpestano le bestie feroci,
non passa su di esso il leone.
9Contro la selce l’uomo stende la mano,
sconvolge i monti fin dalle radici.
10Nelle rocce scava canali
e su quanto è prezioso posa l’occhio.
11Scandaglia il fondo dei fiumi
e quel che vi è nascosto porta alla luce.
12Ma la sapienza da dove si estrae?
E il luogo dell’intelligenza dov’è?
13L’uomo non ne conosce la via,
essa non si trova sulla terra dei viventi.
14L’oceano dice: «Non è in me!»
e il mare dice: «Neppure presso di me!».

L’homo oeconomicus

Ma la Sapienza da dove viene? Non si compra a peso d'oro

La Sapienza non si scava e non si estrae nelle miniere, ma non si compra neppure a peso d’oro, né si baratta con i più grandi tesori. Nessuna creatura ne conosce il segreto, nemmeno le realtà più grandi come l’abisso.
15Non si scambia con l’oro migliore
né per comprarla si pesa l’argento.
16Non si acquista con l’oro di Ofir
né con l’ònice prezioso o con lo zaffìro.
17Non la eguagliano l’oro e il cristallo
né si permuta con vasi di oro fino.
18Coralli e perle non meritano menzione:
l’acquisto della sapienza non si fa con le gemme.
19Non la eguaglia il topazio d’Etiopia,
con l’oro puro non si può acquistare.
20Ma da dove viene la sapienza?
E il luogo dell’intelligenza dov’è?
21È nascosta agli occhi di ogni vivente,
è ignota agli uccelli del cielo.
22L’abisso e la morte dicono:
«Con i nostri orecchi ne udimmo la fama».

L’homo religiosus

La Sapienza si riceve dal Signore. Il viaggio di Abramo, Jozsef Molnar
Il viaggio di Abramo, Jozsef Molnar

La Sapienza non è accessibile attraverso le attività tecnologiche od economiche con cui l’uomo manifesta il proprio ingegno e la propria perspicacia. Dio, e non l’uomo, possiede la Sapienza, e l’uomo non la può produrre né acquistare. Può solo riceverla come dono, se cercherà di porsi nel giusto rapporto con Dio (il timore di Dio non è la paura, ma il rispetto da creatura a Creatore) e di tenere una condotta retta.
23Dio solo ne discerne la via,
lui solo sa dove si trovi,
24perché lui solo volge lo sguardo
fino alle estremità della terra,
vede tutto ciò che è sotto la volta del cielo.
25Quando diede al vento un peso
e delimitò le acque con la misura,
26quando stabilì una legge alla pioggia
e una via al lampo tonante,
27allora la vide e la misurò,
la fondò e la scrutò appieno,
28e disse all’uomo:
«Ecco, il timore del Signore, questo è sapienza,
evitare il male, questo è intelligenza».

Il significato dell’Inno

Questo inno è un interludio che interrompe la sezione del dialogo di Giobbe con i tre amici senza che venga specificato chi lo pronunci. Rappresenta una parentesi pacata, un’oasi di serenità in un libro così drammatico: la contemplazione della misteriosa Sapienza di Dio che nessuna attività umana, per ingegnosa o proficua che sia, riesce a raggiungere, implicitamente invita ad affidarsi alla sua guida.

Tutti i libri biblici sapienziali, con l’eccezione del Qoheleth, possiedono un Inno alla (o della) Sapienza, ognuno con caratteristiche proprie. Questo, del libro di Giobbe, mette in risalto l’irraggiungibilità della Sapienza di Dio per l’uomo, se non per la via pratica, esistenziale, dell’affidamento a Lui. Prepara così, da lontano, quello che sarà il quarto quadro del dramma: l’intervento di Dio in persona. Infatti la quieta risposta su come trovare la sapienza non può soddisfare l’ardente sete di verità dell’uomo Giobbe, il quale, dopo aver rievocato la felicità di un tempo nel confronto con la miseria presente, esce in questa sfida:

«Io grido a te, ma tu non mi rispondi;
ti sto davanti, ma tu non mi consideri!
Ti sei mutato in nemico crudele verso di me;
mi perseguiti con la potenza della tua mano…

L’Onnipotente mi risponda!» (30,20-21; 31,35).