
Gesù sta manifestando con i suoi gesti e i suoi atteggiamenti chi egli sia, anche se gli stessi discepoli stenteranno a rendersene conto pienamente e solo dopo la Resurrezione ne avranno completa consapevolezza.
In un altro sabato, Gesù mostra nella sinagoga la sua autorità più che umana: rende la salute ad un infermo, in un modo particolarmente significativo. La mano destra dell’uomo, arida, paralizzata, incapace di muoversi, è come chiusa nella morsa della morte. Risanata da Gesù la mano è, letteralmente, “ricostituita come era al principio” (ἀποκαθιστάνω). La mano che il vecchio Adamo aveva steso per appropriarsi del frutto proibito, nel nuovo Adamo viene stesa per riprendere vita.
L’uomo nuovo
Con questo gesto di guarigione reale ma anche carico di significato simbolico, Gesù restituisce all’infermo la capacità di agire, laddove la mano inaridita rappresentava l’inanità, la sterilità dell’opera umana. Il Figlio dell’uomo fin d’ora ridona all’uomo la sua piena dignità di immagine vivente di Dio, non più deturpata né paralizzata dalla corruzione del peccato.
In Cristo l’uomo nuovo torna ad essere cooperatore di Dio per la crescita e non per l’involuzione del creato. L’uomo è riportato alla sua origine.
La scelta dei Dodici
È tornando a questa origine che Gesù forma le colonne della sua Chiesa, i Dodici. Gesù li sceglie dopo l’intimità della preghiera notturna col Padre: il Vangelo secondo Luca insiste molto nel cogliere i continui atteggiamenti di preghiera di Gesù. Questi Dodici sono uomini come tutti gli altri. tuttavia, debolezze, pesantezze del vivere quotidiano, immobilismi, peccati, aridità non possono più fermare l’avanzata del Regno. E Gesù anche in Luca, come in Mt 5, ci dà il manifesto del Regno: le Beatitudini. Gesù, che guarisce un pagano, risuscita un orfano, perdona una peccatrice, mostra così il volto misericordioso di Dio verso gli esclusi facendo di loro figli privilegiati del Regno: i veri beati.