
Follonica. Due anni fa, il 26 luglio, veniva a mancare ai suoi cari Luciana Fratti Pieri. Così ne annunciava il decesso il marito Sergio:
«Carissimi amici, dopo una lunga degenza in ospedale a seguito di un drammatico incidente stradale che l’ha vista involontaria protagonista in una terribile domenica di gennaio di quest’anno, mia moglie Luciana Fratti ci ha lasciato. Lo ha fatto con discrezione, come del resto ha sempre vissuto, ma lasciandoci in un’immensa sofferenza.
Luciana era una persona speciale, nei modi, nei gesti e negli atteggiamenti. Massetana di nascita, imparentata con le famiglie Corbolini, Carboncini, Longhi, Bargelli, Rosticci… ma follonichese di adozione, aveva lasciato tanti anni fa la sua città natale, che amava profondamente e che l’aveva vista crescere nelle strade di Città Vecchia, Borgo, Città Nuova, nelle passeggiate nel Corso e al Poggio, per seguire il sogno di una vita insieme di fronte al mare, in questo meraviglioso golfo di Follonica, nel verde delle pinete e tra gli odori dolci di gelsomino e di siepi salmastre.
Qui abbiamo costruito la nostra famiglia in cinquantuno anni di vita insieme (incluso il fidanzamento che allora usava!). Una vita con tanti meravigliosi doni e qualche spina. La più grande spina è stata proprio l’incidente stradale che è all’origine della sofferenza di questi lunghissimi mesi di passione. Certo il lockdown a causa della pandemia ha fatto il resto tenendo conto che per quattro mesi abbiamo potuto vederla solo «in cartolina»! Vi assicuro che in questo tempo d’isolamento Luciana ha lottato come una piccola leonessa dando forza a noi con il suo sorriso che vi assicuro, era «vitale»! Ora rimane la speranza di averla presente in un modo diverso, nell’intimo del cuore, nella memoria dei ricordi, purificata attraverso questo passaggio doloroso verso un’altra riva… che è quella giusta.
Una curiosità, Luciana mi raccontava che era nata una domenica di ottobre (14 ottobre 1951) a mezzogiorno (così le diceva mamma Mila), mentre suonava la campana del duomo. Come una rondine, liberata dal dolore e dalle catene della malattia, è volata via domenica 26 luglio, intorno a mezzogiorno, con i Santi Anna e Gioacchino, che tanto amava, ad accompagnarla in quest’avventura…
L’intenzione del seme
C’è una poesia che sento particolarmente mia e che dà una misura di questo periodo che abbiamo vissuto con ansia, trepidazione ma anche Speranza.
“Se non ci sono stati i frutti, è valsa la bellezza dei fiori.
E se non ci sono stati i fiori, è valsa l’ombra delle foglie.
Se non ci sono state le foglie è valsa l’intenzione del seme”.
È sempre l’intenzione del seme che vale veramente e Luciana, che ha vissuto sempre con semplicità e tenerezza tutte le relazioni di questa vita, vivrà nelle persone che ha amato come un piccolo seme che germoglierà e darà frutto per l’eternità».
La parola alla Scrittura
Quando è venuta alla luce con una nascita prematura, in tempi molto più difficili di questi, Luciana pesava solo un chilo e settecento, ma ce l’ha fatta. Pur minuta di costituzione, è divenuta una grande donna per la sua famiglia, per la sua comunità. A fronte di tante donne logorroiche che sopraffanno il marito e tutti gli altri a parole, ho sempre notato e apprezzato Luciana come una persona riservata ma di tanta sostanza. Perciò neppure io sprecherò parole per elogiarla, limitandomi a riconoscerla nelle parole della Scrittura, l’elogio della donna forte:
Proverbi 31,10-31
Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita.
Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani.
È simile alle navi di un mercante, fa venire da lontano le provviste.
Si alza quando è ancora notte, distribuisce il cibo alla sua famiglia e dà ordini alle sue domestiche.
Pensa a un campo e lo acquista e con il frutto delle sue mani pianta una vigna.
Si cinge forte i fianchi e rafforza le sue braccia.
È soddisfatta, perché i suoi affari vanno bene; neppure di notte si spegne la sua lampada.
Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso.
Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero.
Non teme la neve per la sua famiglia, perché tutti i suoi familiari hanno doppio vestito.
Si è procurata delle coperte, di lino e di porpora sono le sue vesti.
Suo marito è stimato alle porte della città, quando siede in giudizio con gli anziani del luogo.
Confeziona tuniche e le vende e fornisce cinture al mercante.
Forza e decoro sono il suo vestito e fiduciosa va incontro all’avvenire.
Apre la bocca con saggezza e la sua lingua ha solo insegnamenti di bontà.
Sorveglia l’andamento della sua casa e non mangia il pane della pigrizia.
Sorgono i suoi figli e ne esaltano le doti, suo marito ne tesse l’elogio:
«Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, ma tu le hai superate tutte!».
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare.
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.
Il femminile in una cultura al maschile
Le antiche Scritture si muovono in una cultura che è declinata al maschile, dato il tipo di società – patriarcale – che ne condiziona il pensiero e le capacità espressive. Non che manchi il femminile, tutt’altro: il femminile esiste ed è elevato in modo straordinario (nella cultura dell’epoca) in una par condicio rispetto al maschile. «Maschio e femmina li creò, li benedisse e li chiamò adam [umanità]» (Gn 5,2): maschio e femmina a pari merito esseri umani, in una cultura in cui la donna non era nemmeno considerata pienamente umana, ma essere di serie B. Ma dato che la parola di Dio è incarnata nella parola e nel pensiero del tempo, l’ottica resta maschile, questo per dire quanto sia significativo il fatto che il libro dei Proverbi, per eccellenza il libro del sapiente, si concluda con un elogio della donna.
La donna forte
Della donna forte: per carità, non attenuiamo il senso dell’aggettivo traducendolo con efficiente, perfetta o brava (come fosse il manuale della perfetta massaia), o sciocchezze simili. Chail, forza, indica la forza delle armi, e il sostantivo è al maschile, benché il nome isshah, donna, sia ovviamente femminile. Il voluto accostamento intende significare che chi gestisce con saggezza la propria vita, come fa – con tanta fatica – una buona madre di famiglia – è come un soldato in armi che difende la posizione e la città.
La forza della donna, fatta di dedizione, di tenacia, di impegno e di carità (al centro dell’inno stanno infatti le azioni caritative) diviene modello dello stesso sapiente in un libro scritto tutto al maschile. Eppure… anche la Sapienza di Dio è femmina (capitolo 8), e istruisce pubblicamente i discepoli come solo un Maestro può fare. Sapienza di Dio che – lo capiremo nel Nuovo Testamento – è il Logos di Dio, il Figlio del Padre. Questa sapienza, pure, è stata la forza di Luciana.
Il libro della Sapienza
Un altro insegnamento ci viene dal libro più recente dell’Antico Testamento. Il libro della Sapienza, scritto e pensato in greco nel I secolo a.C., non parla mai di thanatos, morte, per i giusti che si addormentano nel Signore. Questo vocabolo è riservato agli empi, la cui condizione è la vera morte, la rovina eterna. Per i giusti, l’autore parla di exodos, di poreia (viaggio), di teleuté, fine come compimento, perché la loro speranza è piena di immortalità. La morte del giusto non è una fine ma un inizio, una nascita al cielo…
Sapienza 3
1Le anime dei giusti, invece, sono nelle mani di Dio,
nessun tormento li toccherà.
2Agli occhi degli stolti parve che morissero,
la loro fine fu ritenuta una sciagura,
3la loro partenza da noi una rovina,
ma essi sono nella pace.
4Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi,
la loro speranza resta piena d’immortalità.
5In cambio di una breve pena riceveranno grandi benefici,
perché Dio li ha provati e li ha trovati degni di sé;
6li ha saggiati come oro nel crogiuolo
e li ha graditi come l’offerta di un olocausto.
7Nel giorno del loro giudizio risplenderanno,
come scintille nella stoppia correranno qua e là.
8Governeranno le nazioni, avranno potere sui popoli
e il Signore regnerà per sempre su di loro.
9Coloro che confidano in lui comprenderanno la verità,
i fedeli nell’amore rimarranno presso di lui,
perché grazia e misericordia sono per i suoi eletti.
S. Messa
Il 26 luglio, a due anni dalla scomparsa, alle ore 18, una S. Messa sarà celebrata a Follonica nella chiesa di San Leopoldo, che è stata la chiesa di Luciana per 45 anni.