Lettura continua della Bibbia: Luca. Il racconto della Passione

Luca: racconto della Passione
El Greco, L’agonia nel Gethsemani, 1590 circa

Nel Vangelo secondo Luca, anche nel racconto della Passione troviamo immagini caratteristiche, come quella dell’angelo che conforta Gesù nel Gethsemani. Il vangelo di Luca presenta infatti, pur nell’alveo della tradizione di Marco, delle particolarità.

Del racconto della Passione del Signore secondo Luca si può fare, come per Marco e Matteo, un percorso in quattro quadri, come in un dramma: dal Cenacolo al monte degli Ulivi (e al sinedrio), al Pretorio fino al Calvario. È uno schema di movimento, perché chi legge il racconto della Passione è invitato a porsi alla Sua sequela, per consumare la Pasqua con Lui.

È l’ora della potenza delle tenebre, il καιρός, il momento favorevole che il Divisore aspettava (come Luca aveva annunziato nel racconto delle Tentazioni) e che trova la propria opportunità nell’azione di Giuda, un’azione umana, visibile, storica, e insieme azione sovrannaturale – invisibile – spirituale.  Ma c’è un’azione ancora più grande, un Amore che anima il mondo da prima dell’inizio dei tempi…

Lo schema

È nella Passione che culmina la vita / missione di Gesù. Luca presenta nel racconto della Passione uno schema che corrisponde a quello degli altri due sinottici:

  • Complotto
  • Cena
  • Preghiera e arresto
  • Processo del sinedrio
  • Processo di Pilato
  • Crocifissione
  • Sepoltura

Il racconto della passione lucano presenta però episodi e accentuazioni caratteristici:

È affine alla tradizione giovannea (per influsso orale o da fonte comune) per il ruolo che vi ha Satana (in esso si profila chiaramente lo scontro decisivo tra Gesù e Satana) e per l’insistente proclamazione dell’innocenza di Gesù da parte di Pilato.

Ha un’accentuazione parenetica, esortativa, molto forte: Gesù è il Modello – Prototipo del Giusto-Martire (cfr. negli Atti, altra opera lucana, il martirio di Stefano).

Gesù non è chiuso nel suo dolore come in Marco, ma misericordiosamente proteso verso gli altri.

I toni sono attenutati. I particolari del supplizio sono il meno cruenti possibile. La folla non è ostile ma passiva; si batte il petto; i discepoli sembrano essere presenti alla crocifissione.

La cattura e il processo giudaico (22,47-71)

La preghiera e la confidenza filiale di Gesù non attenuano la durezza estrema della situazione: la fede non è un anestetico. Gesù accoglie il fallimento umano con piena sensibilità e sofferenza. È l’ora delle tenebre.

La preghiera (22,39-46) e la cattura (22,47-65)

L’episodio della preghiera di Gesù nel Getsemani è, in Luca, breve, ma ricco di particolari sconosciuti agli altri evangelisti. Non vengono menzionati discepoli particolari, né il ripetuto rivolgersi di Gesù ad essi. Luca ne rileva il sonno, dovuto, però – così cerca di giustificarli – alla tristezza. Insiste invece sull’invito alla preghiera: Pregate per non entrare in tentazione. Esclusiva di Luca è la menzione del sudore di sangue e la presenza dell’angelo a confortare Gesù. La ematoidrosi è una rarissima sindrome che provoca la sudorazione di sangue in una particolare situazione di stress, essendo cagionata dalla rottura di capillari associati alle ghiandole sudoripare. Confortare, enischúo, non significa tanto consolare, alleggerire emotivamente, quanto rendere forte: non viene alleggerita la condizione emotiva, ma la persona viene resa capace di affrontarla… C.S. Lewis ha un bellissimo commento nelle sue Lettere a Malcom:

«Alla fine, lo so, ci è stato detto che comparve un angelo a “confortarlo”. Ma né comforting dell’inglese del XVI secolo né ἐνισχύων in greco significano “consolare”. Il termine più appropriato è “fortificare”, e dovette consistere nella conferma – un ben gelido conforto – che occorreva farsi forza per sopportare la prova».

E desidero riportare, dallo stesso libro, anche questa annotazione sulla «notte oscura» che le anime sperimentano:

«Sono i santi, non la gente comune, a sperimentare “la notte oscura”. Sono gli uomini e gli angeli, non le bestie, a ribellarsi. Le creature inanimate dormono nel grembo del Padre. La “natura ascosa”di Dio opprime forse in un modo più doloroso proprio quelli che in qalche modo sono più vicini a Lui, e quindi Dio stesso, fattosi uomo, dev’essere il più abbandonato da Dio di tutti gli uomini?».

Per approfondire la spiritualità di C.S. Lewis, che può essere di grande aiuto nella nostra vita, consiglio il mio SAGGIO.

Altre particolarità lucane si riscontrano nei racconti dell’arresto e del processo.

22,47-48 In Luca, Giuda si avvicina a Gesù ma non lo bacia;

49-51 inoltre, sempre in Luca e solo in lui, sensibile allo stato fisico dei personaggi, Gesù guarisce il servo colpito da Pietro (cfr. Gv 18,10).

52-53  È giunta l’ora: «l’ora vostra e il potere delle tenebre». Ma Luca non menziona neppure la fuga dei discepoli, cerca sempre di attenuare i toni.

54-62 Anche il rinnegamento di Pietro è narrato in modo attenuato. Manca il crescendo di imprecazioni e spergiuri nei confronti di Gesù. Luca non parla di un processo notturno, poco plausibile: forse durante la notte Gesù fu interrogato privatamente da Anna (come afferma Gv 18,12-24), poi al mattino dal sinedrio.

63-65 Sono menzionati alcuni maltrattamenti: percosse, ma non sputi e schiaffi. Sono le guardie del tempio a dileggiare Gesù, non – poi – i romani.

Processo davanti al sinedrio

66-71 Per quanto riguarda il processo davanti al Sinedrio: manca l’accusa dei falsi testimoni di distruzione del tempio, poco comprensibile dai pagani nel suo valore teologico. Manca, per lo stesso motivo, l’immagine delle nubi connessa al Figlio dell’uomo. Luca ha sempre cura di adattare il linguaggio ai suoi destinatari poco familiarizzati con la lettura delle antiche Scritture.

Il processo romano (23,1-25)

Passione secondo Luca: Gesù davanti ad Erode. Pittore della passione di Cristo, 1450-1460, San Quirico a Sostegno (Bi)
Gesù davanti ad Erode. Pittore della passione di Cristo, 1450-1460, San Quirico a Sostegno (Bi)

Questo passo è molto vicino a Giovanni per la triplice dichiarazione di innocenza da parte di Pilato e la proposta di castigo in alternativa alla crocifissione. Luca si preoccupa di scagionare l’autorità romana. Le finalità del racconto in Luca sono eminentemente parenetiche: Gesù è il modello da seguire, e infatti la morte di Stefano, protomartire, seguirà lo stesso schema.

23,1-5 Pilato riceve l’accusa contro Gesù di impedire i tributi e di farsi re (come un pericoloso sobillatore, uno zelota). Pilato dichiara l’innocenza di Gesù, pertanto si ripete l’accusa di sobillazione. Siamo in pieno paradosso: un pagano difende il Messia e i capi del suo popolo lo vogliono morto.

6-12 L’intervento di Erode è un episodio esclusivo di Luca. Erode mostra una gioia perversa per l’attesa di prodigi, una curiosità morbosa che portano, disilluse, a disprezzo e scherno, e ad una misera rivincita mediante la messa in ridicolo del Messia da parte delle sue guardie del corpo (manto sfarzoso).

Manca in Luca, per rispetto verso Gesù e per la preoccupazione di evitare le scene di violenza, il racconto dello scherno dei soldati (coorte) nel pretorio: i particolari della porpora, della corona di spine, del saluto di scherno, della canna, degli sputi, della prostrazione parodistica (cfr. Mc 15,16-20 // Mt 27,27-31).

13-16 Pilato, ricevuto indietro Gesù, ne dichiara l’innocenza di Gesù e

17-25 lo vuol rilasciare con un semplice castigo ma alla fine anche lui deve consegnarlo (notare anche qui la pregnanza teologica del verbo).

La Via Crucis (23,26-56)

Passione secondo Luca. Gesù consola le donne di Gerusalemme

A questo punto, facciamo la nostra Via Crucis personale e decidiamo chi essere:

Coloro che hanno consegnato Gesù per ragioni di comodo?

Pilato che non ha il coraggio delle sue convinzioni?

Erode, attratto solo dallo spettacolare e dal facile?

I vili che scherniscono quando sono al sicuro?

23,26 il Cireneo che per requisizione o angheria porta il patibulum di Gesù, e diviene poi il tipo del discepolo (“gli imposero la croce, perché la portasse dietro Gesù”, narra Luca: è l’atteggiamento della sequela)?

27-31 le donne di Gerusalemme che fanno il compianto su di lui? (Cfr. Zc 12.10-14). La compassione delle donne è data come esempio da imitare, anche se in Luca neppure il popolo è ostile. La maternità diviene una maledizione nel tempo del castigo, tanto da far dire paradossalmente: “beate le sterili…”. Il detto proverbiale del legno verde /secco esprime la contrapposizione tra la sorte del Giusto e il castigo degli uccisori. Anche nella sofferenza Gesù ha compassione degli altri, ammonendoli del castigo che li sovrasta.

* 32-38 Nella scena della Crocifissione: scegliamo di essere…

– i crocifissori che non sanno quello che fanno (= il nemico che ha bisogno di perdono, v. analogia con la morte di Stefano)?

-il popolo che osserva (in Luca non bestemmia sfidando Gesù, però tace) e si pente battendosi il petto senza però far niente per cambiare?

– i capi e i soldati che lo scherniscono (gli portano aceto, si spartiscono le vesti)?

* 39-43 – il kakoùrgos / malfattore (non “brigante” come in Marco / Matteo) che lo bestemmia?

– Il malfattore che lo difende, confessa e implora perché crede in un Regno messianico, e ottiene invece la comunione con Lui, nell’oggi della salvezza, scoprendo che questa salvezza è una Persona? Non è mai troppo tardi: sempre è oggi per la misericordia di Dio.

– il centurione, che ribadisce l’innocenza di Gesù con il titolo (“era giusto”) di At 3,14; 7,52; 22,14 cfr. Is. 53,11;

– i conoscenti e le donne che assistono?

– Giuseppe di Arimatea, che viene per seppellire un morto 50-56 ?

* 44-48 Morte del Signore:

– si fa buio fra la sesta e la nona (sull’Egitto, le tenebre calarono per 3 giorni); la natura partecipa commossa alla morte del Signore;

– avviene lo squarcio del velo del tempio; cade l’ultima barriera fra Dio e l’uomo;

– Gesù emette un grido di fiducia (Sal 31,6: “nelle tue mani affido il mio spirito” preceduto dalla parola Abbà), anziché il grido di derelizione che, pur essendo l’inizio del salmo 22, era difficile da capire da parte dei cristiani di origine pagana.

Era la Parasceve, sottolinea Luca, e il sabato iniziava ad accendere le sue luci (astri o lampade della sera). Sarà Cristo la stella del mattino, la luce che non vedrà tramonto. Ma occorreranno ancora ore di tenebra, per giungere alla notte benedetta della Pasqua.