
L’oblazione, offerta di prodotti vegetali, è regolamentata nel cap. 2 del libro del Levitico. Questo capitolo rappresenta una sorta di parentesi nell’insieme di norme per i sacrifici cruenti. Forse, qui, ci troviamo più a nostro agio.
In generale, possiamo dire che le norme distinguono vari tipi di prodotto vegetale, anche secondo il modo di cottura; e che una caratteristica dell’oblazione è il memoriale, cioè il prelievo effettuato del sacerdote di una parte dell’offerta: bruciandola, fa salire in fumo l’oblazione rendendo viva davanti al Signore la presenza dell’offerente.
Tipologie di offerte vegetali
L’incenso
L’oblazione è limitata a pochissimi prodotti vegetali, primo fra tutti l’incenso. Le regole per la sua preparazione sono contenute nel capitolo 30 dell’Esodo e prevedono la commistione di storace, onice, galbano e incenso puro (resine di intenso odore balsamico) in parti eguali. In questa composizione, l’incenso è riservato al Signore, non può essere utilizzato per un uso profano.
Fior di farina e olio
L’altro prodotto vegetale che viene offerto al Signore è il fior di farina con olio, cotto in formo (cottura tipica delle popolazioni sedentarie) o alla piastra (cottura tipica dei popoli nomadi). Comunque, sia, non deve essere lievitato, e questo ci riconduce alla Cena pasquale. Il lievito rappresenta qualcosa di fermentato, di corrotto, di stantio. Proibita anche l’offerta di miele, che invece era diffusa nei culti pagani in quanto il miele era considerato il cibo degli dei.
Il sale
È invece d’obbligo la salatura di quanto viene offerto al Signore, perché il sale rappresenta l’alleanza. Infatti, il sale veniva offerto agli ospiti quando si accoglievano (pane, vino e sale, gli elementi fondamentali dell’ospitalità). Mangiare insieme il sale significava stringere un patto.
Le primizie
Al santuario venivano portate anche le primizie del raccolto: spighe colte dal campo e abbrustolite sul fuoco e pane cotto nei villaggi.