Parola Sapienza Spirito. Lo Spirito Santo è Persona

Lo Spirito Santo Persona
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Percepiamo lo Spirito Santo come una terza Persona della Santissima Trinità che non ha un volto umano, cioè inesprimibile. Di questo ci rendiamo ben conto, infatti la Scrittura ne parla come di lingue di fuoco, come una colomba, un vento, ma si tratta sempre chiaramente di un paragone, di un’analogia. Non si riesce a definirlo. Ma questo non impedisce che lo Spirito sia una Persona.

Credo che molti sbaglino nel ritenere che la persona sia un essere umano, un individuo della specie umana. No, una persona è una entità individuale con proprie caratteristiche, distinta dagli altri, una propria personalità indipendentemente dalla forma, fisica o non fisica, che possa avere. Quindi, se sento dire che lo Spirito Santo non è proprio una persona perché non ha forma umana, è una specie di forza, no! lo smentisco assolutamente.

Persona non è solo un essere umano

Persona non vuol dire essere umano. Quello di persona è un concetto filosofico – teologico che emerge molto tardi nella storia della civiltà. Neppure i romani, in fondo, lo possedevano. Esiste la parola persona in latino, ma che cosa vuol dire? Vuol dire maschera, era il ruolo dell’attore. La parola esiste ma non ha ancora quel significato, che acquisterà proprio nel linguaggio cristiano, proprio nella dottrina della Santissima Trinità. È Tertulliano (155-230) il primo ad attribuire questo significato al termine persona, che passa così dal significato di ruolo a quello della entità individuale che riveste questo ruolo.

Dobbiamo anche pensare che mentre noi siamo oggi malati di individualismo, nell’antichità erano piuttosto malati di collettivismo. L’individuo contava poco, contava per la sua appartenenza ad un gruppo sociale che poteva essere la famiglia, il clan, la tribù, lo Stato in termini più moderni ma di per sé contava relativamente poco.

È proprio la dottrina della Trinità che aiuta il linguaggio, il nostro linguaggio a svilupparsi e ad acquisire questo concetto di persona come individuo, come entità che ha una propria autonomia in relazione agli altri. Tuttavia, questo non ci dice niente della forma che ha la persona, che può essere anche un puro intelletto.

Lo Spirito Santo Persona

Nella rivelazione veterotestamentaria lo Spirito Santo era solo la forza creatrice di Dio, invece si rivela come Persona nel rapporto che Gesù ha con lui, cioè nel rapporto che Gesù ha con il Padre e con lo Spirito.

Nel Vangelo secondo Giovanni, nei discorsi di addio ai suoi, Gesù dice: «Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito, affinché sia per sempre con voi, lo Spirito di verità… Il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà tutto e vi farà ricordare tutto ciò che vi ho detto» (Gv 14,16-17.26).

Il Paraclito in Giovanni

La parola «Paraclito», che viene dal greco, tradotta letteralmente in latino sarebbe advocatus / avvocato, qualcuno che chiamato accanto a noi perora la nostra causa (quindi anche Intercessore, Consolatore). Nella giustizia degli antichi l’imputato si doveva difendere da solo, parlando da solo in tribunale, però se non era capace di congegnare un discorso di autodifesa se lo faceva suggerire da un avvocato difensore, da un «paraclito», cioè da uno che chiamava accanto a lui per suggerirgli quello che doveva dire. Ed è proprio questa l’azione dello Spirito che suggerisce le parole di Dio. Il pronome usato qui è maschile, “egli”: quindi non è “esso”, una cosa, è “egli”, una persona, al di là del sesso maschile e femminile che qui non c’entra nulla.

La formula trinitaria in Matteo

Il Vangelo di Matteo si conclude con la missione degli Apostoli di andare a predicare in tutto il mondo e fare discepoli tutte le genti e di battezzarle Nel nome del Padre del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28,19); dove lo Spirito Santo è chiaramente equiparato come Persona alla Persona del Padre e alla Persona del Figlio. Siamo ormai parecchio lontani dalla concezione dell’Antico Testamento che ne ha sempre e solo parlato come di un attributo di Dio.

Il Vangelo dello Spirito Santo

Gli Atti degli Apostoli sono chiamati tra l’altro il Vangelo dello Spirito Santo. Formano infatti con il Terzo Vangelo un’unica opera in due Tomi (c’è proprio una cerniera che unisce il Vangelo di Luca con gli Atti degli Apostoli), un’opera in due parti: e se il Vangelo è il Vangelo di Gesù Cristo, gli Atti degli Apostoli sono «il Vangelo dello Spirito Santo» perché è lui che guida e genera la diffusione della Chiesa in tutto il mondo (proprio per questo gli Atti finiscono con l’arrivo di Paolo a Roma senza nemmeno poi dirci come vada a finire il processo: il punto è che il Vangelo, toccando Roma Caput Mundi, è arrivato in tutto il mondo).

Lo Spirito Santo negli Atti degli Apostoli agisce chiaramente come Persona. Ricordo per esempio il cosiddetto Concilio di Gerusalemme quando gli apostoli e gli anziani dibattono il problema dei giudaizzanti che volevano imporre la circoncisione anche ai pagani prima di amministrare loro il battesimo; quindi si consultano fra loro e ne esce una lettera che viene inviata alle comunità con queste parole: «Abbiamo deciso lo Spirito Santo e noi…» (Atti 15,28).

Il primo concilio di Costantinopoli (381)

Mi sembra molto chiaro questo concetto e non c’è da metterlo in dubbio. La divinità di Cristo era stata messa in questione dall’arianesimo e risolta con il Concilio di Nicea nel 325, che definì la consustanzialità del Figlio con il Padre, mentre rimase pendente il problema non della divinità dello Spirito Santo ma della «personalità» dello Spirito Santo, cioè se fosse persona oppure no, fosse una forza, un attributo divino. Questo problema invece fu risolto dal primo Concilio costantinopolitano (381) che condannò la corrente che negava la personalità dello Spirito Santo, che lo Spirito Santo fosse Persona (pneumatomachi, cioè coloro che facevano guerra allo Spirito).

Il Credo che noi recitiamo alla Messa solenne è il Simbolo niceno-costantinopolitano, in cui si professa che lo Spirito Santo è Signore e dà la vita: Signore significa che è Dio, che è Persona Divina.

Il Filioque

Abbiamo il simbolo niceno-costantinopolitano in comune, naturalmente, anche con le altre Chiese. La Chiesa Latina inserì soltanto secoli dopo il Filioque («qui ex Patre Filioque procedit», «che procede dal Padre e dal Figlio»). Tale inserimento, non condiviso dalle Chiese orientali, fu il motivo spicciolo e la causa del contendere dello scisma del 1054. In realtà è solo una questione di termini, un problema di linguaggio e non di difformità di pensiero, tanto è vero che la Chiesa di Roma e le Chiede ortodosse non si considerano rispettivamente eretiche per questa divergenza.

Le Chiese ortodosse, affermando che lo Spirito Santo procede solo dal Padre, mettono in risalto come sia Questi il Principio senza principio delle altre due Persone, mentre la Chiesa cattolica mette in risalto il movimento circolare che unisce le tre Persone, e tuttavia ribadisce:

«Soltanto il Padre è il principio senza principio (ἀρχὴ ἄναρχος) delle due altre persone trinitarie, l’unica fonte (πηγή) e del Figlio e dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo trae dunque la sua origine soltanto dal Padre (ἐκ μόνου τοῦ Πατρός) in modo principiale, proprio e immediato» (Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, Sul Filioque,”L’Osservatore Romano”, 13 settembre 1995).

Infatti solo al Padre viene riferito, anche dalla Chiesa di Roma, il verbo proérchomai, mentre quando i Padri greci stessi affermano che lo Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio usano il più generico próeimi, in latino procedere, appunto.

È un discorso di relazione: il Padre è l’Origine, il Figlio è l’Originato ma nell’eternità, e lo Spirito è il Dono eterno d’amore fra i Due. C’è una circolarità che poi trabocca anche nel mondo creato e nell’umanità.