La fede cristiana afferma che lo Spirito Santo è Persona, eppure è evidente che non ha forma umana. In che senso si deve intendere questa affermazione?
Un problema di immagine
Ci riesce anche troppo facile immaginarci il Padre e il Figlio, rappresentandoli con aspetto umano. Il Figlio ha, naturalmente, fattezze d’uomo, essendosi il Verbo fatto carne, mentre il Padre lo identifichiamo come un anziano Signore a somiglianza di un umano patriarca. Lo Spirito, invece, non sappiamo come raffigurarlo se non per approssimazione (fuoco, colomba, vento…) e in questo senso può sembrare difficile pensarlo come Persona. Grossi equivoci entrambi, dovuti al fatto che siamo un po’ malati di antropomorfismo, cioè tendiamo a rapportare tutto alla forma umana. Il Padre non è un vecchio con la barba…
Il Padre che non è solo un Padre
Prima di tutto, il Padre. Dato il titolo, è facile pensarlo come un uomo anziano, e invece non ha figura umana, e neppure aspetto che il nostro occhio possa cogliere. Nell’Antico Testamento, infatti, si manifesta come nube, cioè come oscurità, come invisibilità. Anche nel Nuovo Testamento non compare in forma percepibile alla vista, ma solo come Voce. La rappresentazione del Padre con l’aspetto di un vegliardo è solo simbolica. Dio Padre non è rappresentabile figurativamente.
Inoltre, identificarlo e descriverlo solo come Padre è riduttivo: sì, è Padre del Verbo e in diverso modo Padre nostro, ma è molto di più. È Re e Signore e Padre ma è anche Madre; è Creatore ma anche Sposo e Amico; e più ancora e ancora, fino all’indicibile… Non è meno immateriale dello Spirito Santo, e la sua raffigurazione patriarcale, ripeto, è solo un simbolo. Un simbolo che ci aiuta comunque a visualizzarlo come Persona, perché la figura umana del padre ci è ben nota.
La terza «Persona» della SS. Trinità
Poi, dobbiamo tenere presente a che cosa corrisponda il concetto di Persona. Penso che una difficoltà, ai più, venga dal fatto di identificare una persona con un individuo della specie umana. Ma «persona» è ogni entità dotata di una propria identità e capace di pensiero, di coscienza e di scelta, indipendentemente dalla forma, fisica o spirituale, che possa presentare. Anche un ipotetico alieno di forma non umana, oppure un essere immateriale, un puro spirito, sarebbe persona in questo senso. Ed è questo il senso «immateriale» in cui è Persona lo Spirito Santo.
Questo non vale per l’Antico Testamento, perché lì la priorità era quella di far riconoscere l’unicità di Dio – la professione di fede è Adonai echad, il Signore è Uno – in mezzo ad un oceano di politeismo dilagante, e lo Spirito di Dio era presentato come una forza promanante da Lui, nient’altro che un attributo divino.
Ma quando è venuta la pienezza dei tempi, e la fede nell’Unico Dio non è più stata messa a rischio per i credenti di Israele, allora è maturata la rivelazione cristiana del Dio Uno e Trino, una sola Natura divina in tre Persone. Attenzione: non una sola Persona in tre Persone (come ci fanno dire i Testimoni di Geova: poichè é impossibile per tre persone di esistere in una sola), ma una sola Natura divina in tre distinte Persone, il che non è contraddittorio con la ragione.
La Trinità di Rublëv
Forse la raffigurazione che meglio esprime tutto questo è la Trinità diRublëv, dove le tre divine Persone sono rappresentate nella veste degli angeli visitatori di Abramo nel noto episodio del cap. 18 di Genesi. Le tre Persone hanno identica Natura ma si differenziano per i colori e per gli atteggiamenti che hanno fra loro.
Il Figlio
Nell’interpretazione più probabile, la figura centrale è il Figlio, riconoscibile
- per i colori delle vesti (la tunica rossa rappresenta la natura umana, il manto blu la natura divina),
- per il gesto trinitario della mano destra (due dita simboleggianti la duplice natura di Cristo; le altre tre, piegate, la Trinità),
- per l’atteggiamento di ascolto del Padre e di invio dello Spirito Paraclito,
- per avere alle spalle l’albero che nell’episodio veterotestamentario è la quercia di Mamre, ma nella storia della salvezza è la croce di Cristo;
- per avere davanti, sulla mensa, il calice con la carne e il sangue offerti per noi e dati in cibo e bevanda alla Chiesa.
- Questa interpretazione è rafforzata dal fatto che nell’intera icona le silhouettes delle due figure laterali disegnano, al centro dell’immagine, i contorni di un grande calice, che contiene la persona di Cristo (i calici sono, anzi, tre: quello piccolo sulla mensa, quello grande disegnato dai contorni delle figure laterali, ed un terzo calice che racchiude il piccolo, ed è costituito dalla mensa e dal suo supporto).
Lo Spirito Santo
La figura seduta alla destra di chi guarda è lo Spirito Santo: lo distingue dagli altri il colore verde del manto, colore della vita, sulla tunica blu colore della Divinità; ed anche l’atteggiamento di ascolto obbediente.
Il Padre
Alla sinistra di chi guarda e alla destra degli altri due sta la figura del Padre. Rivestito di blu ed oro, i due colori della Trascendenza e della Sovranità, fa il gesto dell’invio perché è l’Origine e da Lui promana tutto quanto. L’edificio che si vede alle sue spalle è la Casa celeste che accoglierà i redenti.
Si può discutere questa identificazione in quanto questa figura non ha la posizione preminente (non occupa la posizione più elevata rispetto agli altri). Teniamo presente che Rublëv non voleva definire dogmaticamente le Persone divine, ma mostrare l’unità spirituale tra loro, in una circolarità che non conosce gerarchia (quindi, se esistono una destra e una sinistra per noi che guardiamo, non esistono fra le tre Persone). È la pericóresi, la danza circolare in cui le Persone si intrecciano nell’amore.
In realtà, nell’icona le Persone sono raffigurate nell’ordine, da sinistra a destra (l’ordine in cui leggiamo), in cui le menziona il Credo: Padre, Figlio e Spirito Santo. Inoltre, le due Persone che vediamo a destra e al centro dell’icona chinano la testa, entrambe, verso la Persona a sinistra, esprimendo amore e obbedienza.
Tre Persone, quindi, con relazioni diverse tra loro in un’unica Natura divina. È attraverso la persona di Cristo e la sua relazione col Padre e con lo Spirito che si può finalmente comprendere l’identità personale dello Spirito Santo, che non è una semplice potenza che promana dal Padre o un suo attributo o un suo modo d’essere, ma è vera Persona divina non meno del Padre e del Figlio. Come lo sappiamo?
Lo Spirito Santo nel Nuovo Testamento
Solo nel Nuovo Testamento lo Spirito Santo viene presentato come Persona. Lo Spirito Santo è menzionato spesso nei vangeli in relazione ai vari aspetti e momenti della vita di Gesù, poi compare da protagonista negli Atti degli apostoli.
Gesù lo chiama, nel IV Vangelo, il Paraclito, sostantivo maschile che, dal greco para – kaléo (chiamare accanto, in latino ad – vocare), designa l’avvocato difensore, colui che chiamato accanto all’imputato gli suggerisce che cosa dire.
Il genere grammaticale
Quindi, lo Spirito come Persona, oltre che dai noti simboli naturali dell’acqua, del fuoco, del vento e della colomba, viene rappresentato anche dall’immagine di una presenza umana amica. Il pronome che gli si riferisce è quegli, non il neutro esso (Gv 14,26; 15,26; 16,8.12-14). Si tenga presente che in greco Pneuma è neutro e gli corrisponderebbe un «esso», che si usa per le cose, mentre il pronome utilizzato è al maschile, quegli, che si usa soltanto per le persone.
Dobbiamo riconoscere però che in questo modo si verifica un curioso rivolgimento di genere, imputabile alle traduzioni. Infatti, in ebraico spirito / ruach è femminile, in greco diviene neutro (pneuma) e in latino – italiano addirittura maschile, perdendo cammin facendo la sua connotazione originaria di forza materna. Infatti, nell’ebraico di Gesù, nella Trinità è linguisticamente presente il femminile.
Azioni da Persona
Negli Atti degli apostoli, poi, il protagonista è lo Spirito Santo in persona, che conduce la Chiesa con azioni precise, personali. Leggiamo in Atti 13,2: «Or, mentre celebravano il servizio al Signore e digiunavano, lo Spirito Santo disse: “Mettetemi da parte Barnaba e Saulo per l’opera alla quale li ho chiamati”».
Ed a conclusione del «concilio» di Gerusalemme: «Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi…» (At 15,28).
La formula trinitaria del battesimo, poi, equipara totalmente lo Spirito al Padre e al Figlio: «Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19), esprimendo perfettamente il suo essere Persona: non avrebbe alcun senso mettere sullo stesso livello due Persone, il Padre e il Figlio, e una forza impersonale, una qualità, lo Spirito. Questa è la fede della Chiesa.
Lo Spirito Santo nella fede delle Chiese
La fede nella Persona divina dello Spirito Santo accomuna tutte le Chiese cristiane: cattolica, ortodossa, protestante nelle sue varie denominazioni.
A parte alcuni gruppuscoli (come i Cristadelfiani e gli Unitariani), oggi sono solo i Testimoni di Geova a negare la Persona dello Spirito Santo, con motivi del tutto inconsistenti. Secondo loro, lo Spirito Santo sarebbe solo una forza attiva che promana da Dio; così pure, il Figlio non sarebbe Dio ma creatura. Per questi ed altri motivi non sono riconosciuti come confessione cristiana dal World Council of Churches.