La dottrina delle indulgenze

L'indulgenza
Giotto di Bondone, SanFrancesco davanti a Onorio III, Basilica Superiore di Assisi, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=93868

Cerchiamo di capire che cosa rappresenti l’indulgenza, non certo un commerciale do ut des con cui si possa acquistare un bene spirituale. Lo facciamo citando principalmente il Catechismo della Chiesa Cattolica.

Il peccato, anche lieve, provoca «un attaccamento malsano alle creature, che ha bisogno di purificazione»; purificazione che avviene sia in vita (sopportando pazientemente le sofferenze e le prove di ogni genere), sia dopo la morte. Tale purificazione libera dalla cosiddetta «pena temporale» del peccato. Questa pena non deve essere concepita come una specie di vendetta che Dio infligge dall’esterno; deriva invece dalla natura stessa del peccato, che lascia delle conseguenze nella persona e nella comunità. La sua purificazione deve venire da una fervente carità, ma deve essere aiutata  dalle opere di misericordia e di carità, come pure dalla preghiera e dalle varie pratiche di penitenza (n. 1472).

In parole molto povere, scomparsa la macchia, rimane l’alone. Ora, anche in questa opera di purificazione dall’”alone” del peccato, il credente non è solo. È accompagnato da tutti gli altri fratelli nella meravigliosa unità del corpo mistico di Cristo che è la comunione dei santi (n. 1474).

La comunione dei santi

«Nella comunione dei santi tra i fedeli, che già hanno raggiunto la patria celeste o che stanno espiando le loro colpe nel purgatorio, o che ancora sono pellegrini sulla terra, esiste certamente un vincolo perenne di carità ed un abbondante scambio di tutti i beni. In questo ammirabile scambio, la santità dell’uno giova agli altri, ben al di là del danno che il peccato dell’uno ha potuto causare agli altri. In tal modo, il ricorso alla comunione dei santi permette al peccatore contrito di essere in più breve tempo e più efficacemente purificato dalle pene del peccato» (n. 1475).

Questi beni spirituali della comunione dei santi sono il vero tesoro della Chiesa, fondato sulla redenzione operata da Cristo (n. 1476).

In sostanza, il peccato che pure viene perdonato lascia dietro di sé un’influenza nefasta sulla persona e sulla comunità. Oltre al ricevere il perdono, occorre essere purificati dalle conseguenze del peccato. In questo è di aiuto l’indulgenza.

L’indulgenza: origini

Anzitutto, una precisazione. Lo scopo iniziale dell’indulgenza, nell’antica disciplina penitenziale della Chiesa, era quello di rendere più breve il cammino penitenziale imposto al peccatore pentito. Tale cammino era di solito arduo e gravoso, e l’indulgenza nasce per abbreviarlo: ecco perché si parlava di anni, mesi e giorni di indulgenza. Si trattava effettivamente di tempi che venivano accorciati per poter giungere alla celebrazione della riconciliazione o, nella successiva penitenza tariffata, poter giungere al termine del cammino penitenziale che spesso comportava anni e anni di digiuno e di astinenza o il compimento di pellegrinaggi onerosi o, per chi ne aveva i mezzi, la costruzione di chiese.

Non si deve pensare, invece, che l’indulgenza abbrevi la permanenza del defunto in purgatorio, perché tale permanenza non esiste: il purgatorio, nell’eternità divina, non è un luogo nel quale si debba rimanere per un certo tempo, ma uno stato di purificazione.

L’indulgenza: un aiuto nel cammino di purificazione

La Chiesa, in virtù del potere evangelico di legare e di sciogliere, spinge il cristiano a compiere opere di pietà, penitenza e carità, e gli apre il tesoro dei meriti di Gesù Cristo e dei santi, perché ottenga la remissione delle pene temporali dovute al peccato (CCC. n. 1478). I viventi possono aiutare nello stesso modo anche i defunti nella loro purificazione (n. 1479).

Fino ad un recente passato si concedevano indulgenze in giorni e anni (40 giorni, 100 giorni, un anno ecc…). Quest’uso derivava in particolare dalla prassi della penitenza tariffata (in cui ad ogni peccato corrispondeva una pena precisa secondo una specie di tariffario ad uso dei confessori) dell’alto Medioevo. Paolo VI, con la Costituzione Apostolica Indulgentiarum doctrina del 1° gennaio 1967, ha cancellato questo modo di esprimersi parlando solo di indulgenza plenaria e parziale. 

In sintesi: l’indulgenza è un aiuto offerto dalla Chiesa al nostro cammino di purificazione. Non si acquista con offerte in denaro e non si compra eseguendo opere. Si ottiene nella comunione dei Santi aprendoci, mediante un gesto di penitenza, a quel tesoro di Grazia immeritata che è la redenzione operata da Nostro Signore. La concessione dell’indulgenza plenaria ottenuta da San Francesco per tutti i fedeli fu un evento straordinario in pieno Medioevo, quando le indulgenze si contavano in giorni e anni e l’indulgenza plenaria era riservata ai crociati che andavano a liberare il Santo Sepolcro.