Lewis e i Papi
Proseguiamo nello sviluppo di un’intervista su C.S. Lewis qualche anno fa. Il video QUI:
Domanda. Professoressa, mi ha colpito scoprire che il libro I quattro amori di Lewis è stato addirittura citato da Giovanni Paolo II.
Sì, Lewis, questo scrittore cristiano anglicano, aveva nella sua volontà di evangelizzazione non la promozione della sua confessione religiosa ma quella del Cristianesimo puro e semplice.
Un programma ecumenico
Usando l’immagine del vestibolo di una casa, diceva che il suo scopo era quello di far entrare le persone nell’atrio, dove si aprono varie porte e ognuno poi deciderà da dove passare. Quale strada prendere, se quella cattolica, quella ortodossa, quella anglicana, non era suo compito indicarlo. Il suo intento era quello di portare le persone nel vestibolo, affermando che nel vestibolo non si può vivere però si sta sempre meglio lì che fuori al freddo e al vento… Il suo programma è stato quello dell’ecumenismo e noi non troviamo mai nei suoi libri, sia nei romanzi che nei saggi religiosi, una spinta in un certo senso invece che in un altro. Lewis vuol portare a Cristo, con molta obiettività direi.
C.S. Lewis e i Papi
E il bello è che lo hanno stimato moltissimo non solo Giovanni Paolo II ma anche il cardinal Ratzinger, futuro papa Benedetto XVI, il quale lo ha citato molto spesso soprattutto per le Lettere di Berlicche e un saggio religioso, L’abolizione dell’uomo.
Lewis viene citato anche nel primo volume di Gesù di Nazareth di Benedetto XVI, e Giovanni Paolo II si è rifatto al saggio I Quattro Amori in un’udienza del mercoledì proprio a proposito della dimensione dell’eros, cioè dell’amore erotico che non deve essere demonizzato ma è una dimensione essenziale della della persona. In questo saggio Lewis tratta delle quattro dimensioni dell’amore che stanno tutte quante insieme; poi, naturalmente, devono essere vissute in modo confacente al proprio stato di vita. Una cosa sarà questa pluralità di dimensioni per chi è sposato, un’altra cosa sarà per chi invece ha una speciale consacrazione a Dio.
Queste dimensioni partono dall’affetto (greco storghe) che è quell’amore istintivo che noi condividiamo con il mondo animale: gli animali sono molto sensibili e capaci di affetto fra loro e anche nei nostri confronti. Poi viene l’amicizia (philia) che è un sentimento selettivo perché si rivolge a persone che hanno delle affinità con noi: non si può essere amici di tutti. L’amicizia comporta una scelta dal punto di vista affettivo. Seguono l’eros e l’agape: l’eros è l’amore bisogno che chiede all’altro, all’uomo e alla donna, ciò che è necessario, perché risponde profondamente ai bisogni
La carità (agape) invece è l’amore oblativo, l’amore che si dona all’altro completamente, e che rispecchia fra tutti maggiormente l’amore di Dio nei nostri nei nostri confronti.