Due campioni dell’ecumenismo: C.S. Lewis e don Giovanni Calabria

C.S. Lewis e don Calabria
C.S. Lewis (1946). By Aronsyne – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=111314170

C.S. Lewis e don Calabria: un rapporto speciale. Oltre che scrittore di grande successo nel campo della letteratura dell’immaginario (amico di Tolkien, contribuì ad incoraggiare il collega a portare a termine e pubblicare Il Signore degli Anelli), C.S. Lewis fu un grande apologeta, cioè uno scrittore che si proponeva di attrarre i lettori al cristianesimo. Fu per questo motivo che don Giovanni Calabria gli scrisse e nacque un’amicizia epistolare.

Lewis e la Chiesa anglicana

Magdalen College di Oxford, dove Lewis insegnò dal 1925 al 1954, quando passò a Cambridge. By Ed Webster – Magdalen College, Oxford, CC BY 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=73203877

Lewis, dopo un lungo periodo di smarrimento della fede, compie una clamorosa conversione (siamo nel 1931, lui è già un apprezzato professore ad Oxford). Il colpo di grazia gli è dato da una lunga conversazione notturna con Tolkien che lo induce a fare l’ultimo passo, convincendolo che il mondo dei miti che tanto lo affascinava non era altro che una remota preparazione ad accogliere non più il mito ma la storia, non più il sogno ma il Verbo fatto carne. Lewis approda alla chiesa anglicana, la Chiesa Alta, quella cioè convergente con la Chiesa Romana quanto alla dottrina. Tolkien ne rimase molto deluso, perché aveva sperato che l’amico Lewis, come tanti altri famosi intellettuali inglesi (quali Newman e Chesterton), sarebbe entrato nella Chiesa cattolica.

Ma per Lewis l’importante non è convertire la gente alla propria chiesa: l’importante è condurla a Cristo, in quella comunione profonda che i credenti hanno. Parla infatti di Deep Christianity, in contrapposizione alle suddivisioni anglicane in Hight Church, Low Church e Broad Church, e al di là delle interpretazioni dottrinali. Sostiene quindi l’ecumenismo in tutta la sua vita (un articolo QUI).

Mere Christianity

Quello che Lewis propone in tutte le sue opere è perciò un Mere Christianity, un mero cristianesimo al di là delle declinazioni confessionali. Essendo anglicano, Lewis vuole evitare ogni fraintendimento riguardo alla possibilità di far propaganda alla Chiesa d’Inghilterra; dice infatti, molto chiaramente, nella prefazione ad un suo libro molto famoso, che il suo desiderio è quello di convertire al cristianesimo puro e semplice («mere christianity»), senza determinazioni confessionali. Sarà poi ognuno, nell’intimo della propria sensibilità, a scegliere la propria strada. Per spiegare questo concetto egli usa una metafora estremamente limpida:

«Nessun lettore, spero, penserà che il cristianesimo puro e semplice sia proposto qui come alternativa alle dottrine e comunioni esistenti […]. Esso è simile, piuttosto, a un vestibolo in cui si aprono porte che danno in varie stanze. Se riesco a portare qualcuno in questo vestibolo, avrò ottenuto lo scopo che mi sono proposto. Ma è nelle stanze, non nel vestibolo, che uno può scaldarsi al fuoco e sedersi e nutrirsi. Il vestibolo è un luogo dove stare in attesa, un luogo da cui tentare le varie porte, non un luogo in cui vivere […]. Anche nel vestibolo dovrete cominciare a cercar di obbedire alle regole che sono comuni a tutta la casa. E soprattutto chiedervi quale porta sia quella vera: non quale sia più grata per il suo aspetto».

Cercare ciò che unisce

Un esempio del suo tentativo di conciliare le divisioni non solo con la preghiera – come dimostrerà ampiamente nell’epistolario intrattenuto con il sacerdote veronese don Giovanni Calabria, canonizzato nel 1999 da Giovanni Paolo II – ma anche a livello dottrinale, è costituito dalla sua – al solito semplice, ed acuta – osservazione sulla grande questione che divideva le chiese protestanti dalla Chiesa cattolica:

«Tra i cristiani si è molto disputato se ciò che conduce alla meta cristiana siano le buone azioni o la fede in Cristo. Io non ho titoli per pronunciarmi su questa difficile questione, ma mi pare che sia un po’ come discutere su quale lama di un paio di forbici sia più necessaria […].  La Bibbia sembra veramente tagliare la testa al toro mettendo insieme le due cose in un’unica frase, sconcertante. La prima metà dice: “Attendete alla vostra salvezza con timore e tremore”: come se tutto dipendesse da noi e dalle nostre buone azioni; ma la seconda metà continua: “è Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare”, come se Dio facesse tutto e noi nulla».

Lewis è perciò uno degli antesignani dell’ecumenismo: l’esempio riportato sopra è specchio di quanto affermerà Giovanni XXIII sul fatto che è necessario trovare ciò che unisce piuttosto che ciò che divide; ritornare, secondo Lewis, al cristianesimo della Chiesa indivisa. Ma Lewis in questa sua battaglia non combatte solo contro l’ateismo, e contro le divisioni delle Chiese, bensì anche contro ciò che egli chiama cristianesimo annacquato: una semplificazione del cristianesimo che lo riduce ad una cosa sciocca per renderne più facile la demolizione. «Molto spesso, tuttavia, questa sciocca procedura è adottata da gente non sciocca, che però, consciamente o inconsciamente, vuole demolire il cristianesimo. Costoro propongono una versione del cristianesimo adatta a un bambino di sei anni, per poi prenderla a bersaglio delle loro critiche».

C.S. Lewis e don Calabria: un santo ammiratore

don Calabria
Don Giovanni Calabria (1873-1954). Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=41472521

Nel 1947, dopo la pubblicazione in Italia del suo capolavoro, Le lettere di Berlicche, C.S. Lewis viene a conoscere epistolarmente un Santo cattolico, don Giovanni Calabria (canonizzato nel 1999). Questo sacerdote veronese si dedicava all’educazione dei fanciulli poveri, ma anche allo sviluppo dell’ecumenismo e al dialogo interreligioso nella Chiesa cattolica. Nel 1943 aveva nascosto fra le sue suore una dottoressa ebrea, con la raccomandazione di non farle nessuna pressione per l’adesione alla fede cristiana. Nel 1947 don Calabria aveva scoperto le Lettere di Berlicche ed era rimasto colpito dal fatto che uno scrittore anglicano si dimostrasse così vicino alla Chiesa cattolica. Perciò gli scrisse per chiedere la sua collaborazione alla propria opera di promozione dell’ecumenismo.

C.S. Lewis e don Calabria si scriveranno per tutta la vita… in latino: perché il semplice prete veronese non sapeva l’inglese, e il grande intellettuale di Oxford conosceva benissimo il latino dei classici, il latino dei Padri, il latino medievale. Tale autorevole lingua fu galeotta di una corrispondenza che è stata pubblicata per i tipi della Jaka Book col titolo di Una gioia insolita, a cura della congregazione fondata da don Giovanni Calabria, i Poveri servi della divina Provvidenza, testo latino e traduzione italiana a fronte. Due grandi anime che si incontrano e tracciano una via che adesso è percorsa da molti.

Don Calabria è stato canonizzato da Giovanni Paolo II, ma anche C.S. Lewis è stato iscritto nel calendario dei santi della Chiesa episcopale, versione americana della Chiesa anglicana, come testimone della fede ed evangelizzatore.