La solennità del Corpus Domini fu istituita nel 1264, ma la fede della Chiesa nell’Eucaristia è antica, già attestata da Paolo (il più antico scrittore cristiano) nella Prima Lettera ai Corinzi in cui dà il primo resoconto scritto della Cena del Signore:
1 Corinzi 11 23 Io ho ricevuto dal Signore quello che vi ho trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane 24 e, reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me».
25 Allo stesso modo, dopo avere cenato, prese anche il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, tutte le volte che ne berrete, in memoria di me».
26 Quindi tutte le volte che voi mangiate questo pane e bevete a questo calice, annunziate la morte del Signore, finché egli venga.
Ed anche:
1 Corinzi 10 16 Il calice della benedizione che noi benediciamo, non è comunione con il sangue di Cristo? Il pane che spezziamo, non è comunione con il corpo di Cristo?
17 Essendo uno solo il pane, noi siamo un corpo solo sebbene in molti, poiché
partecipiamo tutti dello stesso pane.
Una scena del Gesù di Nazareth di Zeffirelli QUI.
L’Eucaristia come “Memoriale”
Che l’Eucaristia sia chiamata “memoriale” non tragga in inganno: il significato della parola “memoriale” non è quello di riportare alla mente o di rievocare nel cuore, ma quello ebraico, biblico, assai più forte, di rivivere. La liturgia rende attuale, per chi la celebra, il mistero celebrato; non nel senso di ripeterlo – l’evento salvifico si è compiuto una volta per tutte – ma nel senso di portare il credente dentro l’evento stesso. Nella celebrazione pasquale ebraica si dice: «In ogni generazione ognuno deve considerarsi come se egli stesso fosse uscito dall’Egitto, perché il Signore stesso non ha liberato soltanto i nostri padri, ma anche noi insieme con loro» (Haggadah di Pesach) (un articolo QUI).
L’Eucaristia nella fede delle Chiese cristiane
Nella fede della Chiesa, il memoriale eucaristico porta i credenti nel Cenacolo, ai piedi della Croce, davanti al Risorto: questa è la fede della Chiesa cattolica, ortodossa e anglicana (della Chiesa Alta). Le Chiese protestanti in genere gli attribuiscono un forte valore simbolico. Il Luteranesimo riconosce la Presenza reale di Cristo, non nella forma della transustanziazione (trasformazione della sostanza del pane e del vino nella sostanza del Corpo e del Sangue del Signore) ma nella forma della consustanziazione (compresenza della sostanza del pane e del vino con la sostanza del Corpo e Sangue di Gesù).
A favore del realismo eucaristico, si veda l’interpretazione della formula dell’Ultima Cena alla luce del discorso eucaristico di Gv 6,51- 58:
«Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo… In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna, e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. La mia carne infatti è vero cibo e il mio sangue è vera bevanda».
Quando anche i discepoli se ne scandalizzano, nella narrazione di questo Vangelo che rappresenta la compiutezza della Rivelazione del Nuovo Testamento, Gesù non ritratta, non li corregge con una frase del tipo «Io parlavo per simboli», anzi è disposto a lasciarli andar via ribadendo che le sue parole vengono dallo spirito (Gv 6,61-69).
Ovviamente, si tratta di un nutrimento sacramentale, mistico, e non biologico.
Immagini eucaristiche
Il pellicano
Il simbolo eucaristico del pellicano, non biblico, ma molto diffuso nel Medio Evo, deriva da una credenza popolare secondo la quale questo animale, nel suo grande amore per i piccoli, quando non ha cibo con cui sfamarli, si apre il petto con il becco e li nutre con il suo sangue.
Già S. Agostino commentava: «Può darsi che questo sia vero, può darsi sia falso; tuttavia se è vero, vedete come ciò si adatta a Colui che con il suo sangue ci ha dato la vita» (Enarr. in Ps. 101).
Seconda una variante anch’essa diffusa, un serpente, approfittando dell’assenza del padre, uccide i piccoli spargendo nel nido il suo veleno, ma quando il pellicano dopo tre giorni ritorna, si trafigge il petto dal quale sgorga il sangue che ridà la vita ai figli. È ovvio il significato eucaristico che ne deriva per il sangue con cui il pellicano ridà la vita ai piccoli e li nutre.
Dante chiama Cristo «il nostro Pellicano» (Par. XXV,113), sulla linea dell’inno liturgico «Adoro te devote» tradizionalmente attribuito a S. Tommaso d’Aquino (che l’avrebbe composto nel 1264, per l’introduzione della solennità liturgica del Corpus Domini, insieme al Pange lingua, al Sacris solemniis e al Verbum supernum prodiens) in cui è presente l’invocazione «Pie Pellicane, Jesu Domine».
La leggenda deriva probabilmente dal movimento che il pellicano fa appoggiando il grande becco al petto per rigurgitare il cibo e nutrirne i piccoli.
Il pane e i pesci
Il pane è simbolo eucaristico diretto perché è la materia in cui il Cristo si rende presente nel sacramento dell’altare (transustanziazione). L’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci l’ha unito ovviamente all’immagine del pesce, il cui nome, in greco, forma con le proprie lettere I CH TH Y S le iniziali della frase «Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore»: Iesous Christos Theou Yios Soter.