Lettura continua della Bibbia. L’esperienza della Voce

L'esperienza della Voce
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Inizia qui il secondo discorso di Mosè, che abbraccia tutto il Codice Deuteronomico, facendolo precedere da un’introduzione parenetica (esortativa) con i cap. 5-11. Col cap. 5 Mosè riparte dall’esperienza più importante che Israele possa ricordare, l’esperienza della Voce.

Questa grande sezione che va dal cap. 5 al cap. 11 è divisa in 4 sequenze, introdotte ciascuna dall’imperativo Ascolta, Israele! (la sequenza conclusiva è introdotta dalla variante Ed ora, Israele) ed alternantisi in questo modo:

1) 5,1-6,3          sequenza narrativa   (teofania del Sinai)

2) 6,4-8,20              “       parenetica (esclusività dell’amore di JHWH e del suo culto)

3) 9,1-10,11            “       narrativa   (il vitello d’oro)

4) 10,12-11,32        “        parenetica  (l’amore di Dio e l’osservanza dei comandamenti).

Capitolo 5: L’esperienza della VOCE (brano narrativo)

L’esperienza che Israele ha fatto della Voce di Dio risuona ancora oggi nelle «Dieci Parole». Tutta la volontà di Dio è condensata nel Decalogo.

Ascolta, Israele! (v. 1). È l’introduzione tipica ed esclusiva del Deuteronomio ai discorsi importanti (6,4; 9,1; 20,3; 27,9), ed è entrata nell’uso liturgico ebraico attraverso la formula di Dt 6,4.

Il discorso introduttivo di Mosè insiste sull’attualizzazione dell’alleanza: «Il Signore non ha sancito questa alleanza con i nostri padri, ma con noi che siamo qui OGGI tutti in vita» (v. 3). Storicamente questa affermazione è un paradosso, perché l’alleanza è stata stipulata 40 anni prima con la generazione precedente; ma il discorso di Mosè vuol dire che «è nell’OGGI della parola  che si realizza la verità dell’evento salvifico» (BOVATI, Op. cit., p. 73).

Mosè è stato soggetto diretto della comunicazione divina (v. 5: «in quel tempo io stavo fra il Signore e voi, per riferirvi la parola del Signore»), ma la sua persona media questa comunicazione ai posteri attraverso le parole della Torah (vv. 23-33).

La teofania del Sinai

La teofania del Sinai è un fuoco divorante, e tale esperienza non costituisce il modo autentico di vita dell’uomo. L’uomo ha la propria storia come contesto di vita, e in esso è creatura autonoma, libera, essere storico nella sua dimensione temporale, in una economia di mediazione in cui la Legge e la Profezia, cioè la PAROLA, portano la presenza di Dio al suo popolo. È il tempo della fede e non della visione faccia a faccia.