L’era atomica. C.S. Lewis ha fatto in tempo ad entrarvi, nella sua non lunga vita; morì infatti il 23 novembre 1963 e la sua scomparsa passò all’epoca sotto silenzio, perché in quello stesso pomeriggio fu assassinato John Kennedy. Nato nell’ultimo scorcio dell’Ottocento (1898), ha assistito agli incredibili progressi della scienza. Due su tutti: il volo umano (dal primo volo dei fratelli Wright, 17 dicembre 1903, allo Sputnik ed ai primi uomini nello spazio, Gagarin, Shepard e Glenn); l’uso dell’energia (dall’elettricità al nucleare). Se ne è preoccupato; perché, se al progresso scientifico e tecnologico non si accompagna un progresso morale, l’uomo è in serio pericolo. Ma quale è il vero pericolo?
L’energia atomica a scopi militari
Nella sua vita non lunghissima, non ancora cinquantenne, Lewis conobbe la tragedia dello sgancio della prima bomba all’uranio (Little Boy) su Hiroshima (6 agosto 1945: 118.661 vittime immediate), e della seconda bomba, al plutonio (Fat Man), su Nagasaki (9 agosto 1945: altre 73.884 vittime). Quelli furono gli unici casi d’impiego bellico di armi nucleari nella forma del bombardamento strategico; ma da allora l’umanità è rimasta in bilico su di un abisso. Sembrava di esserne usciti con la fine della guerra fredda; ma la grave crisi dell’invasione russa in Ucraina torna a riproporre l’opposizione tra due blocchi che possono contare entrambi su testate nucleari. Entrambi garantiscono che non ne faranno uso, ma allora perché se le tengono strette?
Nel 1968 un trattato di Non-proliferazione nucleare fu sottoscritto da Stati Uniti, Regno Unito e Unione Sovietica ed entrò in vigore il 5 marzo 1970. Francia e Cina vi aderirono nel 1992. La Corea del Nord lo sottoscrisse nel 1985 ma si ritirò nel 2003.Il Trattato dell’Onu prevedeva il disarmo per i Paesi nucleari e la rinuncia per gli altri a sviluppare armamenti atomici. Gli unici Paesi nucleari al mondo che non hanno mai aderito sono Israele, India e Pakistan. L’8 aprile del 2010 Barack Obama (Usa) e Dmitrij Medvedev (Russia) firmano il New Start, che prevede da ambedue le parti un massimo di 1.550 tra bombe e testate nucleari.
La Russia, con 5.977 armi nucleari su 13.000 esistenti in tutto il mondo, detiene il pericoloso primato mondiale (dalle 45.000 che aveva nel 1988). La Cina ne ha 350; la Corea del Nord, che non aderisce al Trattato di non proliferazione nucleare, 20; l’India e il Pakistan, anch’essi paesi non firmatari, rispettivamente 160 e 165. Gli Usa ne possiedono 5.428 (da 31.255 che ne avevano nel 1967); il Regno Unito 225, la Francia 290, Israele 90. Nel 1987, durante le ultime fasi della Guerra Fredda, c’erano più di 70.000 testate nucleari in tutto il mondo, oltre 5 volte il numero attuale. Tuttavia, «circa 2000, quasi tutte appartenenti alla Russia o agli Stati Uniti, sono state mantenute in uno stato di massima allerta operativa»; pronte, cioè, ad essere utilizzate in tempi molto rapidi (rapporto dell’International Peace Research Institute di Stoccolma).
L’Ucraina poi era la terza potenza mondiale per numero di armi atomiche con circa 5.000 testate nucleari. Ci rinunciò totalmente nel 1994 in cambio della piena sovranità territoriale. Se ciò non fosse avvenuto, oggi potremmo avere una guerra tra due potenze nucleari.
La bomba atomica attualmente più potente è quella detenuta dalla Russia, denominata Zar o Big Ivan. Pesa 27mila kg ed ha una potenza 3.125 volte superiore a quella di Little Boy, la bomba che venne sganciata su Hiroshima.
L’Italia non è una potenza nucleare ma ospita sul proprio territorio bombe atomiche statunitensi, 50 ad Aviano in Friuli-Venezia Giulia e 40 a Ghedi Torre, in provincia di Brescia.
Il pianeta Terra non potrebbe essere distrutto neppure dall’esplosione contemporanea di tutti gli ordigni nucleari presenti; nemmeno l’esplosione delle 70.000 bombe esistenti al momento della massima espansione degli armamenti nucleari avrebbe potuto ottenere la distruzione della terra, ma solo del nemmeno 2% della superficie abitata. Questo non è consolante, perché 600 bombe atomiche basterebbero ad estinguere la vita umana su questo pianeta, se gli esseri umani fossero tutti concentrati in determinati luoghi strategici, il che non è. Però dovremmo mettere in conto la radioattività causata dalle esplosioni, i terremoti, gli effetti del calore e dall’onda d’urto dell’esplosione, e l’inverno nucleare che seguirebbe, con malattie e fame, in un mondo oscurato dalle polveri, ricco di zone radioattive e sterili, e privato della tecnologia moderna.
C.S. Lewis e l’era atomica
Ma torniamo all’uso delle bombe atomiche sul Giappone, che ha aperto questa nuova era e queste preoccupanti possibilità. Nel 1948, sull’onda della paura mondiale della tecnologia nucleare, C.S. Lewis scrive un saggio intitolato On Living In An Atomic Age. Questo saggio è stato ripreso sul web nei primi tempi della pandemia di Covid 19, adattando ad un rischio biologico un articolo che era nato in relazione ad un rischio tecnologico, quindi con qualche forzatura; ma, come vedrete, l’articolo di Lewis cerca di giungere alle radici di una paura che va al di là di ogni specifico rischio che l’umanità può correre. Cerchiamo di vedere ciò che Lewis, con la sua parola quasi profetica, può ancora oggi dirci.
Rischio nucleare: niente di nuovo sotto il sole
«In un certo senso pensiamo troppo alla bomba atomica. “Come possiamo vivere in un’era atomica?”. Sarei tentato di rispondere: “Proprio come sareste vissuti nel XVI secolo quando la peste colpiva Londra quasi ogni anno, o all’epoca dei vichinghi quando i predoni scandinavi poteva sbarcare e tagliarti la gola di notte. Oltretutto, già viviamo in un’epoca di cancro, un’età di sifilide, un’età di ictus cerebrali, un’età di incursioni aeree, un’età di incidenti ferroviari, un’età di incidenti automobilistici”».
Niente di nuovo sotto il sole, potremmo commentare col vecchio Qoheleth; cambia la tipologia di rischio, non la sua gravità.
«In altre parole, non cominciamo con l’esagerare la novità della nostra situazione. Credetemi, signore e signori, voi e tutti coloro che amate siete già stati condannati a morte prima che la bomba atomica fosse inventata; tutti noi siamo stati sul punto di morire in tanti modi spiacevoli. Peraltro, abbiamo avuto un grande vantaggio sui nostri antenati: gli anestetici, e li abbiamo ancora. È del tutto ridicolo continuare a piagnucolare e a fare le facce lunghe perché gli scienziati hanno aggiunto un’altra possibilità di morte dolorosa e prematura in un mondo che già abbondava di tali possibilità e in cui la morte stessa non era affatto una possibilità, ma una certezza».
L’analisi di Lewis è logica e spietata: la morte non è una possibilità, un optional, ma una certezza.
Ciò che può distruggere il corpo non può dominare la mente
«Se saremo tutti distrutti da una bomba atomica, che quella bomba quando arrivi ci trovi a fare cose sensate e umane – pregare, lavorare, insegnare, leggere, ascoltare musica, fare il bagnetto ai bambini, giocare a tennis, chiacchierare con i nostri amici davanti a una pinta di birra, o fare una partita a freccette – non rannicchiati insieme come pecore spaventate ossessionati dal pensiero delle bombe atomiche. Possono distruggere i nostri corpi (un microbo è in grado di fare lo stesso) ma non dovranno dominare le nostre menti».
L’era atomica: la fine dell’umanità?
L’obiezione che si può fare a questo tipo di ragionamento, e che Lewis previene, consiste nell’osservare che con l’atomica non si parla più solo di morti individuali, ma della scomparsa di un’intera civiltà. Lo scrittore ribatte che questo era prevedibile anche senza l’invenzione delle armi nucleari: tutto ciò che esiste è destinato, presto o tardi, a scomparire. Nessuno può pensare che un pianeta rimanga permanentemente abitabile, o che la vita naturale di una specie duri per sempre. Le bombe atomiche possono accorciare ulteriormente la durata della vita del pianeta, ecco tutto, ma non in modo significativo in relazione alle ere cosmiche.
Quel che la guerra e i cambiamenti climatici (sì, Lewis parla anche di quelli) e la bomba atomica hanno fatto davvero è di «ricordarci a forza della sorte del mondo in cui viviamo che, durante il periodo di prosperità precedente al 1914 stavamo cominciando a dimenticare. E questo promemoria è, finché rimane ben vivo nella nostra coscienza, una buona cosa. Siamo stati svegliati da un bel sogno, e ora possiamo iniziare a parlare di realtà».
Ritroviamo qui, con altre parole, la funzione del «megafono di Dio per svegliare un mondo sordo», un mondo ormai adagiato su una prosperità che è un disvalore se fa dimenticare i valori. Non posso fare a meno di chiedermi a quale tipo di prosperità si riferisse Lewis parlando del periodo precedente alla Grande guerra, se lo confrontiamo con la smodatezza del consumismo attuale. Ma l’attenzione dello scrittore si volge subito a quanto più gli preme: il monito della paura dell’atomica conduce a chiedersi se la natura sia veramente l’unico riferimento che l’uomo ha. Se tutto è racchiuso nel mondo naturale, dice Lewis, allora presto o tardi è la fine, e le possibilità sono solo tre: suicidarsi; cercare di godere il più possibile; sfidare un universo cieco che non raccoglie la sfida.
Se quello che Lewis chiama naturalismo è vero, anche le menti umane sono meri aggregati di atomi prodotti da cause irrazionali, e così pure i pensieri e le azioni umane non sono che esiti delle costrizioni che una cieca natura esercita su di noi. Ma se sono il prodotto privo di significato e di intenzione di forze cieche, le nostre stesse capacità di giudizio nei confronti della natura, e le fondamenta sulla base delle quali la sfidiamo, si sbriciolano sotto i nostri piedi. Se le nostre menti fossero un casuale incontro di atomi, allora anche la scienza stessa sarebbe un casuale incontro di atomi e non avremmo alcun motivo per cui credere alle sue teorie. La natura e la scienza non avrebbero alcun valore.
C’è qualcosa oltre la natura
C’è un solo modo per evitare questo vicolo cieco, e cioè ammettere di non provenire dalla mera natura, visto che siamo esseri liberi e razionali, e di provenire da Altro.
«La natura… Altro che madre! Essa è terribile e abominevole. Ma se è solo nostra sorella – se abbiamo in comune con lei un Creatore, se diventa la nostra sparring partner – allora la situazione diventa decisamente tollerabile.
Forse non siamo qui come prigionieri, ma come coloni; considerate solo quel che abbiamo già fatto col cane, il cavallo, il narciso. Essa è un compagno di giochi un po’ rozzo. Ci sono elementi malvagi in lei. Spiegarlo ci porterebbe un po’ distanti: dovrei parlare delle Potenze, dei Principati e di tutto quel che apparirebbe mitologico a un lettore moderno. Non è questo il momento né tali questioni sono prioritarie.
Basti dire qui che la Natura, come noi, ma in una sua peculiare modalità, è particolarmente alienata dal Creatore, sebbene in lei, come in noi, emergano ancora bagliori di quell’antica bellezza i quali esistono per esser goduti, non idealizzati. Essa non ha nulla da insegnarci. È nostro compito vivere secondo le nostre leggi e non secondo le sue; seguire, nella vita privata o pubblica, la legge dell’amore e della temperanza persino quando sembrano essere leggi suicide, e non la legge della competizione sfrenata, anche quando sembra essere necessaria alla nostra stessa sopravvivenza. Perché fa parte della nostra legge spirituale non mettere mai la sopravvivenza al primo posto: nemmeno la sopravvivenza della nostra specie. Dobbiamo allenarci risolutamente a sentire che l’Uomo su questa Terra – molto più della nostra nazione o cultura o classe – non sia meritevole di sopravvivenza, a meno che non la guadagni con mezzi onorevoli e misericordiosi».
«Niente è più in grado di distruggere una specie o una nazione di una determinazione a sopravvivere a tutti i costi. Coloro che si preoccupano di qualcos’altro di superiore alla civiltà sono le uniche persone da cui è probabile che la civiltà venga preservata. Coloro che desiderano di più il Cielo hanno servito meglio la Terra. Chi ama l’uomo meno di Dio fa molto per l’uomo».
Lewis si è insomma avvalso della situazione di emergenza atomica, incombente negli anni della guerra fredda ma riproposta – speriamo, a torto – anche oggi, per elevare lo sguardo a panorami più vasti. Certo, se tutto per l’uomo è racchiuso nell’orizzonte della vita biologica, siamo di fronte ad un non senso, e una guerra atomica non farebbe che affrettare un processo che nella natura è già innescato. L’angustia e l’irragionevolezza di questi confini ci aprono ad un’altra possibilità, ad un’altra prospettiva: nell’uomo c’è qualcosa di più, c’è una libertà e c’è una capacità di ragione che non si giustificano, secondo Lewis, con l’incontro casuale di atomi. Allora, il pericolo nucleare ci può servire ad aprire gli occhi su ciò che più vale e che maggiormente può servire l’uomo.
Sulla figura di C.S. Lewis: QUI.
Tempo di guerra
Ottantottesimo giorno
Commissaria ucraina per i diritti umani Lyudmila Denisova: a nord i russi stanno rafforzando il controllo sul confine ucraino-russo nelle regioni di Bryansk e Kursk. Continua, intanto, il bombardamento di insediamenti e infrastrutture civili nelle regioni di Sumy e Chernihiv. I russi stanno concentrando le forze sull’assalto nella città del Lugansk Severodonetsk. «Gli attacchi nemici vengono costantemente effettuati in molte aree e gli insediamenti vengono bombardati da razzi dall’artiglieria e dai sistemi di tiro al volo. Il nemico ha concentrato tutte le sue forze sull’assalto di Severodonetsk, alla periferia della quale si svolgono costantemente battaglie. La città si sta trasformando in una nuova Mariupol».
Deportazioni
Cremlino: «Nonostante tutte le difficoltà create da Kiev sono state evacuate oggi 18.873 persone, tra cui 2.282 bambini dalle aree pericolose delle repubbliche del Donbass e dell’Ucraina e portate nel territorio della Federazione Russa senza la partecipazione delle autorità ucraine. Dall’inizio dell’operazione russa in Ucraina «1.396.798 persone sono già state evacuate in Russia, tra cui 234.762 bambini».
La commissaria ai diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova conferma approssimativamente le cifre: al 21 maggio, «la Russia ha deportato 1.377.925 persone, compresi 232.480 bambini. Le dichiarazioni della Russia sul presunto trasferimento volontario degli ucraini non sono vere. Abbiamo la prova incontrovertibile di deportazioni forzate e pre-pianificate».
Crisi del grano
Vicepresidente della Commissione Europea Frans Timmermans: «Abbiamo aperto nuovi mezzi di trasporto per l’Ucraina, dobbiamo arrivare ad altri porti e trovare mezzi di trasporto che abitualmente non sono usati come i treni e organizzare il mercato mondiale. Il grano c’è ma non arriva al posto giusto e c’è il rischio di fame in Africa. Dobbiamo assicurare che nessuno resti senza grano».
Ottantanovesimo giorno
Amministrazione militare del Luhansk: La Russia sta spostando il proprio equipaggiamento militare da varie aree e dall’entroterra russo verso il Luhansk. Gli attacchi russi contro le postazioni ucraine avvengono 24 ore su 24, cercando di sfondare le difese.
Perdite
Secondo lo Stato maggiore di Kiev, i militari russi uccisi nella guerra in Ucraina sono 29.500. Nelle ultime 24 ore sono morti 200 soldati di Mosca. Le forze ucraine complessivamente hanno distrutto 204 aerei russi, 170 elicotteri; 1.293 carri armati, 3.166 veicoli blindati, 2.206 tra veicoli e autocisterne per il trasporto del carburante, 604 pezzi d’artiglieria, 110 missili da crociera, 201 lanciamissili e 93 sistemi di difesa aerea, 13 imbarcazioni, 476 droni e 43 unità di equipaggiamenti speciali.
L’Intelligence britannica osserva che nei primi tre mesi di guerra, la Russia «ha probabilmente subito un bilancio di vittime simile a quello dell’Unione Sovietica durante i nove anni di guerra in Afghanistan». Questo a causa di «una combinazione di tattiche scadenti, limitata copertura aerea, mancanza di flessibilità» e un approccio di comando pronto a «rafforzare il fallimento e ripetere gli errori».
Senti chi parla
Il sergente 21enne russo incriminato per l’assassinio di un civile è stato condannato all’ergastolo da un tribunale ucraino. Si tratta del primo processo per crimini di guerra dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina. Il Cremlino si dice «preoccupato» per le sorti del giovane. L’avvocato difensore fa sapere che farà appello contro la sentenza.
Cremlino: la Russia non sta ostacolando l’esportazione di grano dall’Ucraina attraverso la Polonia. «La Russia è sempre stata un esportatore di grano abbastanza affidabile. L’Ucraina è stata un esportatore abbastanza affidabile. La Russia non ostacola affatto l’Ucraina nel trasporto di grano su rotaia. Quando i treni con le armi arrivano dalla Polonia, nessuno impedisce loro di riportare il grano sullo stesso treno».
Comunità internazionale
Prima defezione di alto livello nella diplomazia russa, in polemica con l’invasione dell’Ucraina. Il consigliere presso la missione russa alle Nazioni Unite, Boris Bondarev,si è dimesso. «Non mi sono mai vergognato così tanto del mio Paese come il 24 febbraio scorso». Il consigliere d’ambasciata ha definito le azioni del Cremlino «un crimine contro il popolo ucraino e forse il più grave mai commesso verso quello russo». Ha poi definito il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, «un eccellente esempio del degrado del sistema»; e ha invitato altri diplomatici russi all’Onu e in tutto il mondo a dimettersi.
Guerra alle fake news. L’Intelligence italiano ha lanciato da tempo l’allarme su una struttura pianificata dal Cremlino con l’obiettivo di influenzare l’opinione pubblica. Copasir e Commissione di vigilanza Rai stanno valutando la possibilità di mettere in azione un organismo che valuti preliminarmente gli ospiti e dia garanzie per distinguere cosa è informazione e cosa non lo è. L’obiettivo è quello di avere un meccanismo che agisca da freno alle ingerenze nei media di esponenti accademici o giornalisti a sostegno delle tesi di Mosca, in linea con il Parlamento europeo.
Profughi
Allo stato attuale dalle città di Melitopol ed Energodar è nuovamente impossibile lasciare i territori occupati in direzione del centro regionale. Al posto di blocco russo a Vasylivka, per ragioni sconosciute, il traffico è bloccato e sono già oltre 400 le macchine che attendono di lasciare la città. Così a Zaporizhia, che attende lo sblocco del passaggio auto e, quindi, anche degli aiuti umanitari per i residenti.
Onu: il numero di persone costrette a fuggire da conflitti, violenze, violazioni dei diritti umani e persecuzioni, con l’avvento della guerra in Ucraina, ha superato per la prima volta la soglia di 100 milioni «Cento milioni di persone sono una cifra impressionante, che fa riflettere e allarma allo stesso. È un record che non avrebbe mai dovuto essere raggiunto. Questo dato deve servire da campanello d’allarme per risolvere e prevenire conflitti devastanti, porre fine alle persecuzioni e affrontare le cause che costringono persone innocenti a fuggire dalle loro case».
Le religioni per la Pace
Una delegazione di responsabili religiosi di differenti fedi si recherà a Kiev «in un intervento d’urgenza per contribuire ad arrestare l’aggressione contro l’Ucraina e i bombardamenti contro le città ucraine, pregando per una pace giusta». La delegazione si ritroverà a Varsavia, e farà un viaggio di 14 ore in autobus per arrivare a Kiev domani 24 maggio. La delegazione prevede di «chiedere alle autorità russe di accogliere a Mosca una prossima veglia di preghiera per una pace giusta».