Negli ultimi capitoli del libro Amos riferisce cinque visioni, attraverso le quali annuncia l’approssimarsi dell’intervento di Dio. Ma il libro termina con un annunzio di salvezza (c. 7-9).
Le visioni di Amos
Questa sezione contiene cinque resoconti di visioni, con un crescendo di castigo. Nubi di cavallette, un fuoco divorante, la livella di un demolitore, i frutti maturi che prefigurano la fase matura e finale della storia, la distruzione del santuario di Betel annunciano la dissoluzione della nazione. Dopo le prime due visioni scompare perfino l’appello del profeta all’indulgenza: “Signore Dio, te ne prego, abbi misericordia! Chi rialzerà Giacobbe, che è così piccino?” (7, 1 ss.). Viene il momento in cui la scelleratezza non è più tollerabile; ed ecco le ultime tre visioni di calamità irreversibili.
Fra la terza e la quarta visione si inserisce una discussione fra Amos e Amasia, sacerdote di Betel.
Le cinque visioni illustrano visivamente quanto finora il profeta aveva espresso con la parola. Si tratta di visioni impressionanti:
- un’invasione di locuste (7,1-3),
- un incendio furioso o carestia (7,4-6)
- un filo a piombo (7,7-9). Il filo a piombo è lo strumento della misura del male compiuto dal popolo di Dio
- un canestro di frutta matura (8,1-5): è maturata la sorte, cioè la fine di Israele.
- e la distruzione di un santuario (9,1ss), divenuto luogo di perversione dell’autentico culto a Dio (v. 9). Il crollo del tempio segnerà la fine del regno di Geroboamo.
Lo scontro fra Amos ed Amasia
Di fronte all’opposizione del sacerdote Amasia, il profeta afferma fieramente la propria vocazione: non è nato profeta, ma è il Signore stesso che lo ha chiamato: Il Signore mi prese da dietro il gregge, e il Signore disse a me: Va’, profetizza al popolo mio Israele.
Il sacerdote di Betel formula contro il profeta l’accusa che Amos ha parlato contro il re Geroboamo (783-743). In realtà, il profeta ha pronunciato l’oracolo sulla casa e non sulla persona di Geroboamo. Si tratta di oracoli rivolti al regno del nord, ma nella lettura definitiva varranno per tutto il regno davidico, Gerusalemme compresa.
Parole di speranza
Però, un resto si salverà (9,11-15). Il regno di David risorgerà e nella terra santa tornerà l’Eden.
Il libro di Amos contiene solo poche parole di speranza. 5,15:
“Odiate il male e amate il bene e stabilite alla porta della città il giudizio: chissà che non faccia grazia il Signore Dio delle schiere al resto di Giuseppe”
è un oracolo di salvezza, ma destinato alla casa di Giuda, e probabilmente aggiunta post-esilica). Il compito di Amos è quello di preannunciare il castigo, ma perciò stesso è aperto alla speranza. È per questo che un redattore successivo ha esplicitato questo appello alla conversione in vista della speranza (9,11-15):
11 “In quel giorno:
Rimetterò in piedi le capanne cadenti di Davide,
murerò le loro brecce, ne rimetterò in piedi le rovine,
le edificherò come nei giorni antichi,
12 affinché essi ereditino il resto di Edom
e tutte le genti sulle quali è stato proclamato il mio nome.
Oracolo del Signore, che sta per far questo.
13 Ecco: giorni stanno arrivando, oracolo del Signore,
che l’aratore raggiungerà il mietitore
e il pigiatore di grappoli lo spargitore della semente:
i monti stilleranno mosto e tutti i colli si liquefaranno.
14 Farò tornare gli esuli del mio popolo Israele,
edificheranno città devastate e vi abiteranno,
pianteranno vigneti e ne berranno vino,
coltiveranno frutteti e ne mangeranno il prodotto.
15 Li pianterò sopra il loro territorio,
e non saranno più sradicati dal suolo
che io ho donato loro, ha detto il Signore tuo Dio”.