
Farè, come aveva promesso, si dedica finalmente a contestare non solo la validità delle traduzioni nelle diverse lingue nazionali della Declaratio di Benedetto XVI, ma anche l’intenzione perversa con cui secondo lui vorrebbero alterare la verità e fingere – sempre secondo lui – che l’abdicazione fosse valida.
Le traduzioni della Declaratio secondo Farè
«La frangia gnostica in seno alla Chiesa ha iniziato a manifestare in maniera sempre più chiara il suo programma eversivo dopo il conclave del 2013. Ciò che non era evidente allora lo è oggi, a distanza di 11 anni. I poteri globalisti stanno riuscendo nel loro intento, con la collusione di Bergoglio e dei suoi collaboratori il quali hanno meticciato l’insegnamento della vera dottrina e la difesa dei valori non negoziabili con il pluralismo religioso, il compromesso con il mondo, l’ecologismo, l’immigrazionismo eccetera.
Grazie a questo, tutti gli amanti della verità hanno potuto cominciare a comprendere l’esistenza e la natura di questa corrente nemica di Cristo che da tempo si annida nella sua Chiesa.
Nell’immediato seguito della dichiarazione di Benedetto XV ci fu la volontà di molti altri prelati e dei media in generale di far passare le parole di di papa Benedetto per una vera e propria abdicazione al papato. Per fare un solo esempio vi mostrerò come le traduzioni ufficiali della Declaratio pubblicate dalla Santa Sede sono state manipolate rispetto all’originale latino per farlo sembrare un valido atto di abdicazione.
Papa Benedetto ha scritto e pronunciato la Declaratio in latino. Successivamente gli uffici competenti del Vaticano hanno realizzato le traduzioni nelle varie lingue nazionali. In queste traduzioni possiamo notare due tipi di anomalie:
- In molte lingue europee la distinzione tra munus e ministerium è stata nascosta ponendo come traduzione dei due lemmi uno stesso sostantivo che significa servizio.
- Nella traduzione tedesca la manipolazione è ancora più evidente. Infatti il munus e il ministerio pur correttamente tradotti con Amt [ufficio pubblico] ed Dienst [servizio] sono stati scambiati di posto. La Declaratio in tedesco è stata manipolata per farla sembrare una regolare rinuncia al munus petrino (Amt) a norma del canone 322.
Inoltre è interessante notare che per la pubblicazione della Declaratio sugli Acta Apostolicae Sedis, la “Gazzetta ufficiale” del Vaticano, è stato coniato un titolo che la fa apparire come una valida abdicazione: De muneris episcopi Romae successoria Sancti Petris abdicatio (Circa la rinuncia al munus del Vescovo di Roma successore di San Pietro)».
La risposta
In apertura, voglio dedicare un pensiero a questa «frangia gnostica» di cui parla Farè. Sarebbe una frangia interna alla Chiesa che vorrebbe traghettare nella Chiesa stessa, complice papa Francesco, i compromessi con il sentire e l’agire del mondo. Le dedico un pensiero perché vorrei capire cosa sia. Infatti, in realtà lo gnosticismo è una corrente la cui visione si trova agli antipodi rispetto alla concezione della vita e della Chiesa continuamente incarnata ed espressa da papa Francesco. Lo gnosticismo ha una visione totalmente spiritualistica e intellettualistica dell’esistenza e della salvezza… Ma già, dimenticavo, per i Nostri papa Francesco è massone, quindi… abbuoniamo, nel senso di «massonica», l’espressione che ho incriminato.
Le traduzioni della Declaratio
Quanto alle traduzioni, non mi fermo molto su questo punto. Abbiamo già parlato abbondantemente della inconsistenza delle disquisizioni sulla presunta differenza tra munus e ministerium, che invece di fatto giuridicamente si equivalgono. Trovate il testo latino QUI.
Difficoltà obiettive nel tradurre
Faccio solo notare una obiettiva difficoltà di traduzione. Officium e ministerium (che si corrispondono) trovano in italiano i corrispettivi vocaboli che ne derivano (ufficio e ministero). La parola munus invece non ha lo stesso immediato riscontro. Il sostantivo, come spesso accade dal latino all’italiano, non ha trovato una prosecuzione in un vocabolo analogo, pur avendo lasciato tracce di sé in uno o più aggettivi.
Ad esempio, domus, casa in latino, non è seguita in italiano da un corrispettivo come duomo (che esiste, sì, ma con altro significato). Però se ne rintraccia l’esistenza in un aggettivo come domestico. Equus, cavallo, si è estinto in italiano come sostantivo, ma trova prosecuzione in aggettivi: equino, equestre… Allo stesso modo, munus non si traduce con un sostantivo che gli corrisponda etimologicamente. Tuttavia, se ne riscontra la presenza in aggettivi come munifico o remunerativo. In essi, ha il significato di «elargitore di doni» e di «ricambiante una prestazione».
In senso lato si può tradurre con ufficio e ministero, altrimenti bisognerebbe tradurlo come dono. Per mantenergli la particolare sfumatura teologica di significato non bisognerebbe neppure tradurlo. Bisognerebbe piuttosto lasciarlo in latino, munus, nel senso in cui Benedetto XVI, papa teologo, l’ha inteso, di dono elargito dal Signore cui corrisponde una missione da svolgere per chi lo ha ricevuto.
Nelle diverse lingue
È poi vero che nella traduzione francese munus è reso con ministère, per la stessa difficoltà a renderlo in modo più letterale. Altrettanto avviene con ministerio in spagnolo, ministério in portoghese, ministry in inglese, posługę in polacco
In tedesco munus è tradotto con Dienst come la prima ricorrenza di ministerium, mentre la seconda e terza volta ministerium è tradotto con Amt. Come dicevo, non è possibile avere una traduzione univoca per un vocabolo che ha un significato teologico del tutto particolare e che comunque, giuridicamente, designa la funzione che il soggetto svolge.
Non vi sono dunque errori nelle traduzioni. Le traduzioni non possono rendere appieno le sfumature teologiche della parola munus e non possono renderle con una parola in particolare. Munus, in senso teologico, rimane intraducibile. D’altra parte, la parola munus ad un semplice lettore non dice niente… E il lettore digiuno di teologia deve pur inventarsi qualcosa per addomesticare il senso del testo ad uso proprio!