
Il periodo di preparazione di 40 giorni nel deserto (chiaramente allusivo ai 40 anni di Israele nel deserto del Sinai) e le tentazioni diaboliche dimostrano apertamente come il Verbo di Dio si sia fatto uomo in tutto, vulnerabile alle debolezze fisiche come la fame, ed esposto – anche se non espugnabile – alle tentazioni spirituali del potere e della gloria.
Le tentazioni secondo Marco
Marco aveva dedicato solo due versetti all’episodio delle tentazioni di Gesù, senza specificarne il genere. Di proprio presentava invece il dettaglio dello stare di Gesù nel deserto “con le fiere”, oltre a quello degli angeli che lo servivano. Con pochi tratti, Marco presentava Gesù come il nuovo Adamo senza peccato, familiare con gli angeli e con le bestie selvatiche, restituendo l’umanità al suo compimento come nel disegno originale di Dio.
Le tentazioni secondo Matteo e Luca
Matteo e Luca al contrario di Marco specificano le tentazioni, e Luca presenta alcune peculiarità rispetto a Matteo. Una di queste è l’unità di spazio, nell’unire insieme le due tentazioni che hanno per scenario il deserto (la tentazione del pane e la tentazione del potere), lasciando per ultima quella che ha per teatro Gerusalemme.
Le tentazioni nell’ottica lucana
Le tentazioni sono di tipo messianico, sostanzialmente, in Luca, le stesse di Matteo: vediamole nell’ottica lucana. È una rilettura del cammino di Israele – che siamo noi – nel deserto. Gesù assume, in sé, tutti noi con le nostre tentazioni e le nostre difficoltà e ne vive l’esperienza.
Prima tentazione
La prima è la tentazione delle facili soluzioni: “Di’ a questa pietra che divenga pane”. È la tentazione del ricorso ai mezzi materiali, del consumismo, dell’attivismo, del materialismo, anche nello svolgimento di un ministero spirituale. Sarà, in Luca, la tentazione di Marta…
Risposta: “Non di solo pane vivrà l’uomo…” (Dt 8,3). Questa frase ricorda il prodigio della manna: si credeva che il Messia lo avrebbe ripetuto nel deserto, procurando il pane per il popolo. Ma Gesù rimanda non al miracolo materiale della discesa del pane dal cielo, ma alla fede in Dio, al pane della Parola.
Seconda tentazione
La seconda è la tentazione del potere. In Luca il diavolo specifica: “Ti darò tutto questo e la loro gloria, poiché è stata assegnata a me e la do a chi voglio; se dunque mi adorerai, sarà tutta tua”. Il potere e la gloria del mondo esprimono una logica perversa che promana dal demoniaco.
Ma attenzione a non credere alle parole del diavolo, che è bugiardo e padre di menzogna: esistono gruppi pseudo-cristiani che si servono di questa affermazione per argomentare che le cose di questo mondo appartengono tutte a Satana. Ricordate il film in cui Totò vende a un americano la fontana di Trevi? Il fatto di millantarsi padrone di qualcosa non comporta di per sé che ciò sia vero. “Tutto”, dice Paolo ai fedeli, “è vostro! Ma voi siete di Cristo, e Cristo è di Dio!” (1Cor 3,22 s.).
È significativo che Luca il pagano, Luca che scrive rivolto ad un mondo dominato dal potere arrogante ed iniquo, calchi la mano su questo tema. Risposta: “Adorerai il Signore Dio tuo e a lui solo renderai culto” (Dt 6,13). In contrasto con l’idolatria del vitello d’oro (ma quanti vitelli d’oro ci portiamo dentro!) il Deuteronomio richiama fortemente l’unità-unicità di Dio, qui nel contesto dello Shema‘ / Ascolta Israele… Metterci in ascolto è il passo obbligatorio per poter contemplare.
Terza tentazione
Terza tentazione: la spettacolarità del miracolismo, effetti speciali, emotività, messa alla prova di Dio. Siamo a Gerusalemme, luogo teologico centrale per Luca, luogo del potere religioso. Risposta: “Non tenterai il Signore Dio tuo” (Dt 6,16). Nel deserto Israele aveva messo alla prova Dio, sfidandolo con la pretesa di un miracolo. Ciò vuol dire esigere da Dio la prova del suo essere Dio, le prove del suo amore mediante il miracolismo, e quindi credere solo in modo condizionato, non fidarsi di lui; chiedergli continuamente di dimostrare la sua esistenza, non di dimostrare il suo amore.
La risposta alle tentazioni
Da notare che la risposta è sempre nella Parola di Dio, in questo caso sempre il Deuteronomio; ma anche il diavolo, qui, cita – a sproposito – la Scrittura (Sal 91,11-12). Istruttivo l’uso che ne fa: non vale a niente sapere la Bibbia a memoria, se si strumentalizza piegandola ai propri scopi. San Gerolamo commenta al riguardo: “Male interpretatur Scripturas diabolus – Il diavolo interpreta male le Scritture!”. E Origene rimbecca il tentatore: “Perché non citi anche questo versetto [il v. 13: “camminerai su aspidi e vipere”]? Non lo citi perché quell’aspide, sul quale Cristo cammina, sei tu, di tutti i serpenti il re!”.
Le tentazioni del potere
Abbiamo tutte le tentazioni del potere, dunque. Le pietre del deserto: il potere per il proprio ego. I regni della terra: il potere politico. Il pinnacolo del tempio: il potere religioso. Non manca niente, veramente.
Anche la conclusione è propria di Luca. Il diavolo si allontana fino al momento opportuno per tornare, il kairos; e nessun angelo viene adesso a servire Gesù, perché in Luca l’angelo verrà poi a confortarlo nel Gethsemani, nell’ora delle tenebre, quando il potere del diavolo sembrerà vittorioso.