Lettura continua della Bibbia. Generi letterari dei Salmi: le suppliche

Preghiera di Mosè. Di Ivan Nikolaevič Kramskoj – 1861 – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=25325699

Le suppliche costituiscono, da sole, oltre un terzo del salterio. Il dramma del fedele, espresso nella preghiera, si gioca fra

  • il nemico (avversari esterni nei salmi 17, 86, 142; una malattia nei salmi 6, 22, 38, 88, 102; un peccato che separa il credente da Dio nei salmi 6, 38, 51, 130),
  • l’io del fedele (indi­viduale o collettivo)
  • e Dio.

Difficilmente nel mondo semitico si distingue in modo netto l’individuo dalla comunità (personalità corporativa), tuttavia i critici solitamente distinguono le suppliche personali dalle suppliche comunitarie.

1) Suppliche personali

Le suppliche individuali sono preghiere di malati o perseguitati, proteste d’innocenza di un sofferente, di cui si trovano esempi anche in Egitto e in Mesopotamia, oppure confessioni di una colpa. Talvolta le suppliche personali  sono  state  rimaneggiate  per  una  diretta  applicazione in senso comunitario. Lo schema di massima è il seguente:

  • Introduzione = appello a Dio
  • corpus – Dio e il suo silenzio, il fedele e la sua sofferenza, i nemici
  • conclusione – voto di sacrificio, lode nell’assemblea, oracolo di esaudimento (“Jeshu‘a tek ’anî”, “sono Io la tua salvezza”).

Il salmista esprime nella preghiera quale sia la sua sofferenza, essendo, il più delle volte, in pericolo di morte a causa di una malattia o della persecuzione dei nemici. La sofferenza è sempre gravissima, manifestata con continui gemiti, lamenti prolungati anche la notte, pianto. Lo stato d’animo (abbattimento, terrore, senso di solitudine) spesso è espresso con immagini – anche enfatizzate – di malattia e disfacimento, e il pericolo di morte viene descritto come se già l’orante fosse precipitato negli inferi. Immagini frequenti ne sono il fango in cui sprofonda, le acque che gli giungono alla gola, i flutti che lo stanno sommergendo, la cisterna da cui non può più risalire. In forma più astratta, questa minaccia di morte viene chiamata anche corruzione o distruzione. All’orante non resta che invocare Dio dall’abisso in cui sente di essere caduto.

La preghiera del peccatore

La gravità del peccato, contro Dio e contro gli uomini, era ben chiara agli uomini della Bibbia, anche se talvolta non si distinguevano le trasgressioni etiche dalle «impurità» involontarie. Nella convinzione che la malattia fosse una punizione, l’orante gravemente malato riconosce il suo peccato davanti alla santità di Dio e chiede perdono. In alcuni salmi, come il celebre 130 De profundis, si chiede unicamente il perdono delle colpe e la comunione con Dio.

La preghiera dell’innocente

In altri salmi invece il salmista si proclama innocente rispetto alle accuse umane, fino a presentarsi come un «giusto» di fronte a Dio. Queste dichiarazioni di giustizia appaiono esagerate, se si pensa che nessuno di fronte a Dio è senza macchia. Possiamo considerarle, piuttosto, dichiarazioni di innocenza “relativa”, cioè nei limiti in cui un essere umano può essere considerato giusto. Si ricordi che il concetto biblico di giustizia è diverso dal nostro: l’uomo giusto non è il perfetto, quello che non sbaglia mai, ma quello che nonostante le proprie imperfezioni cerca di mettersi nella giusta relazione con Dio. La giustizia non è solamente né principalmente il rispetto di una norma, ma è piuttosto l’impegno di conformarsi alla giustizia divina, che è salvezza dell’uomo. Infatti il salmista si dichiara regolarmente un «povero» e in quanto povero si rivolge a Dio come difensore dei miseri.

Il termine «giusto» non ha in questi testi il significato di «moralmente santo», ma il senso giuridico e sociale di appartenente ad una categoria di poveri indifesi che ha il diritto di invocare Dio in suo favore. Così, la dichiarazione della propria giustizia deve essere letta come una espressione di fede nella giustizia di Dio, cioè nella sua volontà salvifica. Non nasce da presunzione, ma da umiltà di fronte a colui che è il difensore dei deboli.

2) Suppliche comunitarie

Le suppliche comunitarie sono la voce del popolo ebraico, colpito da sconfitte nazionali, epidemie, carestie, a causa della sua infedeltà all’alleanza, secondo il tradizionale modello retributivo. La purificazione passa attraverso il pentimento e una serie di atti rituali (lamentazione, cenere, pianto, vesti di lutto, acqua lustrale…). Il castigo e il pentimento riportano il popolo alla sua identità nazionale.

Diamo la struttura di una di queste suppliche, il salmo 80:

  • introduzione = appello al Signore pastore d’Israele, espressione di speranza in nome delle azioni salvifiche passate
  • corpus – passato di salvezza, noi e la nostra sofferenza, il peccato e i nemici esterni
  • conclusione == oracolo di salvezza

Altre suppliche collettive sono i salmi 44, 60, 79, 83, 85, 123, 137.