Le stigmate di San Francesco: il 17 settembre tutto il mondo francescano, e soprattutto il santuario della Verna, ne ricorda l’impressione. Ma quale è il senso di questo apparentemente bizzarro fenomeno?
Settembre, mese della Croce
Il mese di settembre ha per fulcro la croce. A partire dal 14 (Esaltazione della S. Croce), si snodano le celebrazioni della B. Vergine Maria Addolorata, crocifissa nell’anima (15 settembre); dell’Impressione delle Stigmate a S. Francesco, crocifisso nella carne (17 settembre); e, se vogliamo, la memoria di S. Vincenzo de’ Paoli che servì, nei poveri, i tanti crocifissi della società (27 settembre); poi S. Teresa del Bambin Gesù, crocifissa nel desiderio (1 ottobre), e così via… Passando, fra l’altro, per San Bruno o Brunone, fondatore dell’ordine dei certosini. E qui mi balza in mente il motto della Certosa: Stat crux dum volvitur orbis, «La croce resta ferma mentre il mondo gira». È una costante della storia. La croce di Cristo, naturalmente: le nostre croci, da sole, sono croci ballerine.
Il senso della croce
Gesù ha salvato l’adam (umanità) dalla morte perché morendo lo ha portato con sé nella Resurrezione. La croce in quanto legno non ha valore salvifico; ma è la via storica di cui Dio – nella persona del Figlio – si è servito per farsi ingoiare dalla morte e così, dall’interno, farla morire. Poteva scegliere un’altra via? Certo. Ha scelto la più scomoda per lui e quella che lo rende più vicino a noi.
Nel momento in cui tutto sembra dire a chi soffre «Dio non c’è», ecco la Vicinanza, la Presenza. Dio non è il genio della lampada che risolve i problemi o che fa portenti tutte le volte che si desidera. Fa di più: entra nella nostra storia, se ne fa carico, ci invita a condividere con lui la realtà della nostra esistenza. Una grande lezione anche sul modo di stare vicini alle persone che soffrono.
Il senso delle stigmate di San Francesco
Ecco quindi il senso delle stigmate di San Francesco. Non si tratta di culto della sofferenza, tanto meno di masochismo. Una biografa del santo, Maria Sticco, scrisse (cito a memoria, non testualmente) che quando si ama qualcuno si può fare a meno di partecipare alla sua gioia, ma non si può fare a meno di partecipare alla sua sofferenza. Francesco ha seguito il Cristo abbracciandolo sulla croce. Il suo è un esempio eroico; ma forse può aiutare anche noi a sopportare meglio le nostre croci ed a condividere le altrui.
La Verna è particolarmente segnata dal mistero della Croce, perché lì S. Francesco
«nel crudo sasso intra Tevero e Arno
da Cristo prese l’ultimo sigillo,
che le sue membra due anni portarno»
(Dante Alighieri, Paradiso, XI,106-108).
Lì, sul crudo sasso, San Francesco implora il dono di provare anche lui il dolore e l’amore del Cristo, e riceve come risposta il sigillo delle Stimmate, cioè il segno della conformità, visibile anche nel suo corpo, alla passione di Gesù: diviene così il «crocifisso della Verna», uomo fatto Croce lui stesso tanto il suo amore a Dio e all’uomo lo ha reso conforme all’immagine del Signore.
Preghiera di Giovanni Paolo II pellegrino alla Verna
O san Francesco, stimmatizzato della Verna,
il mondo ha nostalgia di te
quale icona di Gesù crocifisso.
Ha bisogno del tuo cuore
aperto verso Dio e verso l’uomo,
dei tuoi piedi scalzi e feriti,
delle tue mani trafitte e imploranti.
Ha nostalgia della tua debole voce,
ma forte della potenza del Vangelo.
Aiuta, Francesco, gli uomini d’oggi
a riconoscere il male del peccato
e a cercarne la purificazione nella penitenza.
Aiutali a liberarsi dalle stesse strutture di peccato,
che opprimono l’odierna società.
Ravviva nella coscienza dei governanti
l’urgenza della pace nelle Nazioni e tra i Popoli.
Trasfondi nei giovani la tua freschezza di vita,
capace di contrastare le insidie
delle molteplici culture di morte.
Agli offesi da ogni genere di cattiveria
comunica, Francesco, la tua gioia di saper perdonare.
A tutti i crocifissi dalla sofferenza,
dalla fame e dalla guerra,
riapri le porte della speranza.
Amen
(17 settembre 1993).
La preghiera, recitata da padre Fiorenzo Locatelli, QUI.