Briciole di storia alvernina (98). Le soppressioni napoleoniche (1810)

Le soppressioni napoleoniche
Pietro Nocchi, Elisa Bonaparte con la figlia Elisa Napoleona (1808). Di Sailko – Opera propria, CC BY 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=132496269

Infine, nel dicembre 1807, il Regno d’Etruria viene soppresso. La Toscana passa all’amministrazione francese sotto il governo di Elisa Bonaparte Baciocchi, sorella di Napoleone, per volere del fratello già principessa di Lucca e Piombino. Perciò si ha un restaurato Granducato di Toscana che viene suddiviso amministrativamente in tre dipartimenti dipendenti ognuno da un prefetto: il Dipartimento dell’Arno con capoluogo Firenze, che comprende la Verna; il Dipartimento del Mediterraneo con capoluogo Livorno; e il Dipartimento dell’Ombrone con capoluogo Siena.

Ma adesso pende anche sulla Toscana la minaccia delle soppressioni napoleoniche, cioè le soppressioni degli ordini religiosi, considerati enti inutili alla società, e l’incameramento dei loro beni, conventi compresi, da parte dello Stato. Gli arredi ecclesiastici di oro e argento venivano requisiti per essere fusi e battere nuova moneta. Ai religiosi veniva vietato di indossare l’abito del proprio ordine. Le soppressioni napoleoniche, quindi, incombono: anche la Verna, a partire dal 1810, è sotto questa minaccia. 

1810: Il governo occupante

Ad Arezzo viene costituito un Ufficio del Governo occupante, retto dal SottoPrefetto Vulpillat.

All’epoca della soppressione napoleonica i religiosi della Verna erano: 26 sacerdoti, 7 chierici, 32 laici, 15 terziari, per un totale di 80 individui (MdC p. 78).

3 ottobre 1810: Le soppressioni napoleoniche in Toscana

A seguito del decreto imperiale di Saint Cloud del 3 settembre, viene emanato il decreto di soppressione di tutti i conventi della Toscana. Vengono eccettuati solo quelli dediti all’assistenza degli infermi ed all’istruzione pubblica. I beni dei conventi passano al Demanio (MdC p. 78).

C’è una speranza per la Verna? Sembrerebbe di no, ma…

Nei primi anni del governo napoleonico, «un generale degli Usseri, venendo dalla Romagna colle sue truppe nel Casentino… per la continua bufera, pel disastroso viaggio era affranto, e sfinito con tutti i suoi. Giunto lassù trovò tale, e siffatta assistenza, prestata a lui ed a‘ suoi da quei Religiosi, che ebbe a confessare essere questo S. luogo Altro S. Bernardo, “e come questo, così l‘Alvernia doversi rispettare, e tenere caro, e mantenere, perché molto bene fare alla umanità, ed io stesso parlare a mio Imperatore dello bene che quassù noi ricevemmo”» (P. Severino da Arezzo, Breve memoria intorno al S. Convento della Verna, Tip. Borghi, Arezzo 1866).

Che cosa accadrà?