
Il libro di Rut termina con Booz che prende in moglie Rut, le nozze si celebrano e lei gli dà un figlio.
Il personaggio senza nome
C’è un ostacolo da superare, però: Booz è il Go’el di Noemi e della nuora, ma prima di lui c’è un Go’el che è più Go’el di lui. Ma guarda un po’, ancora per caso questo go’el passa di lì e dopo aver sentito che per poter comprare il campo si deve anche prendere in moglie la nuora vedova di Noemi decide che non gli conviene e rinuncia al suo diritto. Rimane, così, senza nome: viene chiamato Go’el, Tal de’ Tali, ma non ha un nome proprio che venga ricordato: perché avrebbe potuto compiere un atto di generosità per conservare il nome del defunto e non le fece. È una sorta di contrappasso: chi ha rifiutato un nome alla posterità perderà il nome suo.
Le nozze e un figlio
Così le nozze vengono celebrate e ne nasce un figlio. In questa felice conclusione le donne della città agiscono come una specie di coro greco:
«E le donne dissero a Naomi: “Benedetto sia il Signore, che non ti ha rifiutato oggi un redentore! Possa il suo nome perpetuarsi in Israele! Egli rinnoverà la tua vita e sosterrà la tua vecchiaia; perché è nato da tua nuora, che ti ama ed è meglio per te di sette figli”» (4,14-15).
Il figlio di Ruth con Boaz prende così il posto di uno dei figli di Naomi, stroncato in gioventù. Le due donne, come l’ambiente agricolo che Noemi aveva lasciato, sono passate da un vuoto sterile alla pienezza, dall’alienazione all’abbraccio di una comunità amorevole e alla cura di un Dio generoso.
Così la situazione di Rut viene completamente riscattata:
- da straniera nemica [1] diviene moglie di un migrante in terra straniera; da moglie di migrante diviene concittadina
- da pagana diviene ebrea benedetta dal Dio d’Israele,da povera vedova diviene ricca sposa,
- da priva di figli madre feconda e progenitrice del Messia.
[1] Secondo una tradizione extrabiblica attestata dal Talmud, Rut era, per di più, una principessa, che lascia il suo rango per sposare un povero artigiano (b. Nazir 23b).