San Bonaventura da Bagnoregio, francescano, è un grande filosofo, teologo, mistico e conoscitore della Scrittura. Nato nel 1221, è morto il 15 luglio 1274: siamo, quindi, al 750° anniversario del suo Dies Natalis. Professore alla Sorbona e Generale dell’Ordine francescano, dovrebbe essere ricordato per molte, moltissime cose, ma mi limiterò ad un aspetto della sua dottrina: le creature, con la loro bellezza, come scala per arrivare a Dio creatore.
Dalla Leggenda maggiore (IX,1)
1162 [San Francesco] Per trarre da ogni cosa incitamento ad amare Dio, esultava per tutte quante le opere delle mani del Signore e, da quello spettacolo di gioia, risaliva alla Causa e Ragione che tutto fa vivere. Contemplava, nelle cose belle, il Bellissimo e, seguendo le orme impresse nelle creature, inseguiva dovunque il Diletto. Di tutte le cose si faceva una scala per salire ad afferrare Colui che è tutto desiderabile. Con il fervore di una devozione inaudita, in ciascuna delle creature, come in un ruscello, delibava quella Bontà fontale, e le esortava dolcemente, al modo di Davide profeta, alla lode di Dio, perché avvertiva come un concento celeste nella consonanza delle varie doti e attitudini che Dio ha loro conferito.
Dall’Itinerarium mentis in Deum (1)
15. Cieco è, pertanto, chi non viene illuminato dagli innumerevoli splendori delle realtà create; sordo chi non viene destato da voci tanto numerose; muto chi non è spinto a lodare Dio dalla considerazione di tutti questi suoi effetti; stolto chi, da tanti segni, non riconosce il primo Principio.
Apri, dunque, i tuoi occhi, tendi le orecchie del tuo spirito, apri le tue labbra e disponi il tuo cuore in modo da poter vedere, sentire, lodare, amare e adorare, glorificare e onorare il tuo Dio in tutte le creature, affinché l’universo intero non insorga contro di te. A motivo di ciò, infatti, «l’universo si scaglierà contro gli stolti» e, al contrario, sarà motivo di gloria per quei saggi che possono affermare, secondo la parola del profeta: «Mi hai allietato, o Signore, con le tue opere ed esulterò per l’opera delle tue mani». «Quanto mirabili sono le tue opere, o Signore! Hai fatto tutto con sapienza e la terra è piena delle tue ricchezze».
(2)
11. … Tutte le creature di questo mondo sensibile conducono a Dio eterno l’animo di colui che contempla e che possiede la vera sapienza. Esse, infatti, sono ombre, echi, rappresentazioni di quel primo Principio che è somma potenza, sapienza e bontà, di quell’eterna Fonte, Luce e Pienezza, di quella Sapienza artefice che è causa efficiente, esemplare e ordinatrice. Sono vestigia, immagini, spettacoli posti dinanzi a noi, per contuire Dio, e segni donati da Dio stesso. Esse sono modelli, o piuttosto copie di essi, poste dinanzi a menti ancora rozze e legate alle realtà sensibili, affinché, mediante le realtà sensibili che vedono, siano elevate alle realtà intelligibili che non vedono, così come mediante un segno si è condotti alle cose da esso significate.
12. Ora, le creature di questo mondo sensibile sono segno delle «perfezioni invisibili di Dio»; in parte, perché Dio è principio, modello e fine di ogni creatura, e ogni effetto è segno della causa, la copia lo è del modello, la via lo è del fine al quale conduce; in parte, per la capacità che hanno di esprimere le perfezioni di Dio; in parte, per quanto esse prefigurano nel linguaggio profetico… Ogni creatura, infatti, è per natura un’immagine ed una similitudine dell’eterna Sapienza.
Un articolo su San Bonaventura alla Verna QUI.