La Bibbia dall’ABC. La caduta e le sue conseguenze

Adamo accusa Eva. Di Domenichino – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=289459

Le parole del serpente «Si apriranno i vostri occhi» (Gn 2,5) si realizzano, ma non nel modo in cui la donna e l’uomo, insomma l’umanità, si aspettavano. Le conseguenze della caduta sono ben diverse. Fa riflettere questo adempimento alla lettera: talvolta è più potente, perché ironico, di una menzogna.

Le parole del serpente, dunque, si realizzano, ma nel modo sbagliato: «Allora si aprirono gli occhi di ambedue», ma per scoprirsi ‘arûmmîm, nudi, non ‘arômmîm, astuti, come volevano essere. Vedono, così, «la frattura che si fa sentire nella più segreta profondità del loro essere» (Von Rad, p. 112).

Questa frattura si manifesta prima di tutto in se stessi (col disagio di scoprirsi nudi), e con il Signore, verso il quale si dissolve la familiarità. Quella «qol» che sentono nel giardino, e che è il suono dei passi del Signore che si avvicina, non li rallegra più ma li spaventa (Gn 3,8). Non è il Signore Dio che è divenuto nemico all’adam, ma è l’adam che lo sente nemico perché la coscienza gli rimorde. C’è un passo dei Proverbi che esprime bene questa sensazione:

«L’empio fugge anche se nessuno lo insegue» (Pr 28,1).

Pensate quanto è vero nell’esperienza di vita, quando si ha a che fare con persone sempre sulla difensiva, che si sentono braccate perché addebitano all’ostilità altrui le colpe proprie che coscientemente rifiutano di ammettere.

Comunque, adesso il peccato ha fatto la sua comparsa nella storia dell’uomo, e le conseguenze non finiscono qui, con la rottura dell’armonia con Dio e con la rottura dell’armonia con se stessi.

Rottura dell’amicizia con gli altri

Nasce e si accentua l’egoismo, con il rifiuto di vedere o accettare la propria responsabilità. La colpa si scarica sulla donna (e quasi quasi su Dio che l’ha data all’uomo come compagna), sul serpente, su tutti tranne che su se stessi.

Rottura dell’armonia con la natura

Questa frattura viene messa in luce dalle cosiddette «maledizioni» pronunciate dal Signore. Precisiamo che la maledizione non crea il male e nemmeno lo augura, ma lo rivela esistente nelle sue conseguenze, lo mette in luce («male-dicere», infatti, significa «dire il male» che c’è).

Secondo la tipica mentalità semitica, Dio viene visto come causa prima degli avvenimenti, anche se questi sono voluti e/o prodotti dagli uomini; noi parliamo piuttosto di volontà di permissione, cioè di consenso a che le cose avvengano come l’uomo ha deciso col suo comportamento.

Le conseguenze della frattura dell’armonia con Dio sono che la natura, creata in funzione dell’uomo, diviene, per il peccato, di ostacolo all’uomo:

  • la natura femminile diviene fonte di dolore: la maternità sarà travagliata e la donna sarà dominata dal marito, non più la compagna pari a lui;
  • la terra si ribella e il lavoro diviene maledizione e non benedizione (il suolo è maledetto a causa dell’uomo), fatica e non gioia;
  • la morte, e non la vita, entra nell’esistenza dell’uomo e di tutti gli esseri viventi.

L’esclusione dal giardino racchiude in sintesi tutti questi aspetti: è l’esclusione dall’intimità con Dio, dalla vita vera ed eterna (l’albero della vita), dall’armonia con la natura, con gli altri e con se stessi. I kerubîm (nella mitologia mesopotamica, quadrupedi alati con volto umano) saranno i custodi di questa situazione che l’uomo si è causato.