La Bibbia dall’ABC. Le cause del diluvio

Le cause del diluvio: la corruzione dell'ordine naturale
Angelo caduto. Di Alexandre Cabanel – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=74754360

Adesso il discorso si complica, perché il racconto del diluvio (Genesi 6-9) è frutto di due voci narranti, la Jahvista e la Sacerdotale, in questo caso fittamente intrecciate. Finora abbiamo visto la successione di una narrazione all’altra (Genesi 1,1-2,4a tradizione P, Genesi 2,4b fino a tutto il capitolo 4 tradizione J), ma adesso le due tradizioni si incrociano con risultato in parte discordante: è la Concordantia discors dei Padri, concordanza profonda nella sostanza e discordanza talvolta stridente nei particolari a causa di una impostazione teologica diversa. Anche le cause del diluvio sono espresse in modo differente.

Le cause del diluvio

Le cause del diluvio sono date, in entrambe le narrazioni, da una grave corruzione con cui l’uomo ha contaminato la terra. Ancora una volta, la conseguenza del peccato non è tanto una punizione estrinseca, quanto una frattura sempre più grave che l’uomo induce nel suo rapporto con Dio, con l’altro e col cosmo, con esiti catastrofici.

La tradizione Sacerdotale non specifica il genere di peccato che porta al diluvio, limitandosi ad affermare che la terra era corrotta (verbo shachat: corrompere, rovinare) e piena di violenza, poiché ogni carne aveva corrotto (verbo shachat) la propria condotta sopra la terra (Gn 6,11-12). Ritorneremo su questo.

La tradizione jahvista spiega invece il diluvio con un curioso episodio, tanto arcaico nel linguaggio e nelle immagini da aver bisogno di un momento di approfondimento.

Le cause del diluvio: Genesi 6,1-6

1 Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla terra e nacquero loro figlie, 2 i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e ne presero per mogli quante ne vollero. 3 Allora il Signore disse: «Il mio spirito non resterà sempre nell’uomo, perché egli è carne e la sua vita sarà di centoventi anni».
4 C’erano sulla terra i giganti a quei tempi – e anche dopo – quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell’antichità, uomini famosi.
5 Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra e che ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male. 6 E il Signore si pentì di aver fatto l’uomo sulla terra e se ne addolorò in cuor suo. 

Tradizione Jahvista

Questo passo si riconosce subito nella sua origine jahvista, sia per l’uso del nome proprio Jhwh, sia per lo stile assai colorito e vivace. Tanto colorito e vivace che risulta oggi di difficile comprensione.

L’intento del narratore è quello di mostrare un caso di gravissimo disordine apportato dalle creature al progetto creazionale del Signore. Un gravissimo disordine che nelle varie epoche è stato compreso in modo diverso, partendo da un livello mitologico per arrivare ad un livello storico di significato.

Interpretazioni

È bene spendere qualche parola su questo stranissimo episodio con cui si apre proprio la storia del diluvio, e che ha costituito un bel rompicapo per gli esegeti.

Vi si parla di figli di Dio che si uniscono illegittimamente alle figlie degli uomini, all’epoca in cui nascevano i giganti. Poiché questo fatto è presentato sotto una luce decisamente negativa, come un fattore di corruzione morale che attira la punizione divina, bisogna cercare di capire in che cosa consista.

Livello mitologico

Si parte da uno strato assai arcaico, propriamente mitologico. I figli di Dio sono divinità maschili che in tutte le mitologie se ne vanno in giro sulla terra a concupire le donne più belle ed a prendersele. Da queste unioni nascono gli dei minori, i semidei, gli eroi, come Apollo, Ercole, Achille (in questo caso, al contrario, figlio di una dea e di un mortale).

Naturalmente, questo primitivo racconto contrasta con il monoteismo ebraico, perciò necessita di una diversa chiave di lettura.

Livello biblico arcaico: la caduta degli angeli

Nella lettura biblica, i figli di Dio non sono più divinità, ma angeli. Talvolta gli angeli vengono chiamati nel testo biblico figli di Dio, non in senso genetico ma metaforico: sono figli di Dio perché fanno la volontà di Dio eseguendo i suoi comandi. In questo racconto, i figli di Dio, gli angeli, sarebbero autori di una atroce trasgressione, perché tradirebbero la loro natura spirituale per farsi dei corpi, materializzarsi cioè, e così potersi unire alle figlie degli uomini, le donne, di cui si sono invaghiti. Questa estrema corruzione contamina la terra e la porta alla rovina.

La caduta degli angeli negli apocrifi giudaici

Secondo scritti apocrifi giudaici (Testamento dei Dodici Patriarchi, Enoc, Giubilei, Apocalisse della Genesi), questi angeli, i Grigori o Vigilanti, sarebbero incorsi in un peccato di sensualità contrario alla loro natura angelica e accoppiandosi con le donne avrebbero generato i Nephilim, i Giganti. È questa l’interpretazione più arcaica della caduta degli angeli, attribuita ad un peccato di sensualità. Questa interpretazione dà luogo anche ad una delle spiegazioni del fatto che il serpente, in Genesi 3, si rivolga alla donna, perché cioè se ne era innamorato e la voleva sedurre.

Gli scrittori giudaici e quasi tutti gli scrittori cristiani dei primi tre secoli hanno pensato all’unione degli angeli decaduti con le donne. Nel mondo cristiano, questa interpretazione fu poi scartata a favore di un’altra che attribuisce la causa della caduta al peccato di superbia.

La demitizzazione

Che però già nel testo biblico vi sia una correzione di vedute appare chiaro da un particolare: il testo non dice che l’unione dei figli di Dio con le donne generò i giganti, ma che in quei giorni c’erano i giganti, quindi che esistessero già; le due cose sono volutamente disgiunte. Sarebbero quegli esseri storici di cui Nm 13,33 serba memoria come abitanti della Terra promessa. I giganti sono menzionati più volte nell’Antico Testamento, e sono popolazioni di alta statura che devono essere vissute in tempi antichissimi.

I figli di queste unioni sono, invece, i ghibborim, i famosi uomini dell’antichità. Non si tratta più dell’unione di esseri soprannaturali, gli angeli decaduti, con le donne: qualcosa è cambiato. Il racconto è demitizzato: siamo nell’ambito della natura. E allora chi sono i figli di Dio?

Uomini potenti

Siamo scesi dunque ad un livello storico: i figli di Dio sono uomini potenti, i giudici, chiamati figli di Dio perché devono amministrare la giustizia a suo nome e invece si pervertono abusando del loro ufficio.

Nell’apocrifa Vita di Adamo ed Eva, i figli di Dio sono i discendenti di Caino che, pur maledetti, si uniscono alle discendenti di Set, quindi questo episodio metterebbe in causa la legittimità dei matrimoni misti, cioè fra popoli che Dio ha voluto separati.

Figli di Set e figlie di Caino

Ed ecco che siamo arrivati all’interpretazione più moderna. È solo dal IV secolo d.C. che gli esegeti hanno interpretato i figli di Dio come i discendenti di Set, cioè “uomini vicini a Dio”, e le figlie degli uomini come le discendenti di Caino, umane per generazione ma non vicine a Dio per scelta dei loro padri.

Questo frammento è stato tolto dal narratore dal suo contesto mitologico originale ed è stato conservato in altra forma, finalizzato all’intento di esprimere come la corruzione morale degli uomini porti delle conseguenze devastanti sulla vita e sulla storia dell’umanità. Il loro peccato è probabilmente la poligamia indiscriminata, ulteriormente degenerata presso i Setiti (discendenti di Set) in quanto il caninita Lamech si era limitato a due sole mogli. Il brano ha in ogni caso il compito di dimostrare l’abisso di corruzione in cui è caduta l’umanità anche nella sua parte migliore.

In conseguenza di ciò, il Signore ritira il suo spirito, incompatibile con la vita carnale dell’uomo. L’età dell’uomo viene ridotta a 120 anni. Oppure, dato i che patriarchi post-diluviani avevano comunque vita più lunga rispetta a questa durata, vengono fissati 120 anni di tempo per la possibile conversione dell’umanità prima del diluvio.