La novena di Natale è forse quella più seguita durante l’anno, ed è quella che è maggiormente radicata nella liturgia: ce lo dicono, nei sette giorni che precedono la Messa della Notte, le antifone maggiori o antifone «O», così chiamate perché iniziano tutte con il vocativo «O».
La loro origine è sconosciuta, ma Boezio le menziona già nel VI secolo a Roma, al tempo della riforma liturgica di papa san Gregorio Magno (540-604).
«O Sapientia,
quae ex ore Altissimi prodisti,
attingens a fine usque ad finem,
fortiter suaviter disponensque omnia:
veni ad docendum nos viam prudentiae.
O Adonai,
et dux domus Israël,
qui Moysi in igne flammae rubi apparuisti,
et ei in Sina legem dedisti:
veni ad redimendum nos in brachio extento.
O Radix Jesse,
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos,
jam noli tardare.
O Clavis David,
et sceptrum domus Israël,
qui aperis, et nemo claudit,
claudis, et nemo aperit:
veni, et educ vinctum
de domo carceris,
sedentem in tenebris,
et umbra mortis.
O Oriens,
splendor lucis aeternae,
et sol justitiae:
veni, et illumina
sedentes in tenebris,
et umbra mortis.
O Rex Gentium,
et desideratus earum,
lapisque angularis,
qui facis utraque unum:
veni, et salva hominem,
quem de limo formasti.
O Emmanuel,
Rex et legifer noster,
expectatio gentium,
et Salvator earum:
veni ad salvandum nos,
Domine, Deus noster.»
«O Sapienza,
che esci dalla bocca dell’Altissimo,
ed arrivi ai confini della terra,
e tutto disponi con dolcezza:
vieni ad insegnarci la via della prudenza.
O Adonai,
e condottiero di Israele,
che sei apparso a Mosè tra le fiamme,
e sul Sinai gli donasti la legge:
redimici col tuo braccio potente.
O Radice di Jesse,
che sei un segno per i popoli,
innanzi a te i re della terra non parlano,
e le nazioni ti acclamano:
vieni e liberaci,
non fare tardi.
O Chiave di David,
e scettro della casa di Israele,
che apri e nessuno chiude,
chiudi e nessuno apre:
vieni e libera lo schiavo
dal carcere,
che è nelle tenebre,
e nell’ombra della morte.
O (astro) Sorgente,
splendore di luce eterna,
e sole di giustizia:
vieni ed illumina
chi è nelle tenebre,
e nell’ombra della morte.
O Re delle Genti,
da loro bramato,
e pietra angolare,
che riunisci tutti in uno:
vieni, e salva l’uomo,
che hai plasmato dal fango.
O Emmanuel,
nostro re e legislatore,
speranza delle genti,
e loro Salvatore:
vieni e salvaci,
Signore, nostro Dio».
Un antico acrostico: ERO CRAS
Le antifone non sono disposte casualmente, come può sembrare, ma seguono un ordine preciso che alla fine dà un senso altrettanto preciso.
Infatti, al compimento del percorso dell’Avvento, le iniziali dei sette appellativi divini, lette al contrario, forniscono la frase latina «ERO CRAS» ovvero «Domani [ci] sarò».
Parola del Signore, che risponde così all’invocazione finale di tutte le antifone: «Veni… Veni…», «Vieni… Vieni…», Signore, Dio con noi.
Non posso inoltre fare a meno di pensare che tutte quelle «O» rappresentino anche, con la loro forma tondeggiante a mo’ di bocca che esprime meraviglia, lo stupore dei credenti e del creato di fronte all’inaudito prodigio dell’Incarnazione.