La vita di Isacco si complicherà alquanto con la nascita dei due figli gemelli – gemelli ma non monozigotici, perché per le caratteristiche fisiche come per il temperamento sono agli antipodi. Sarà tuttavia il più tranquillo dei due, Giacobbe, in particolare, ad avere una vita travagliata. L’avventura di Giacobbe sarà ricca di colpi di scena, fin da quando è costretto alla fuga per evitare l’ira del fratello Esaù. Tutto parte da lì, da questi due gemelli che non sono molto fraterni tra di loro.
Inoltre, colpito da amore istantaneo per la cugina Rachele, faticherà sette anni per averla in sposa; e si vedrà invece consegnare, a scatola chiusa, la di lei sorella Lia, non amata, e oltretutto anche debole di vista. Debole di vista, ma feconda, mentre Rachele è bella e sterile. Si ingaggerà quindi una guerra tra sorelle che hanno sposato lo stesso uomo, a colpi di figli e di concubine atte a pareggiare i conti quando le mogli attraversano periodi di sterilità; Lia temporaneamente, Rachele stabilmente, finché per grazia di Dio partorirà due bambini, morendo nel mettere al mondo l’ultimogenito. Indicativo il nome che lei spirando voleva imporgli, Benoni, Figlio del mio dolore; ma il padre lo chiamerà Beniamino, Figlio della mano destra: il preferito, il beniamino, appunto. Ma andiamo per ordine.
L’avventura di Giacobbe
Al contrario di quanto accade per la storia di Isacco, la vita di Giacobbe sembra piuttosto un racconto di avventure, segnato dalla scaltrezza che contraddistingue questo personaggio. Gli avvenimenti narrati sono spesso poco spirituali, a volte anche bassamente umani. Addirittura, la benedizione paterna viene carpita con l’astuzia! Eppure, in questa selva di insufficienza umana, Dio ostinatamente si occupa di Giacobbe e pretende la sua fede.
Iniziamo dando uno sguardo complessivo alle varie vicende della vita di Giacobbe, distribuite secondo le diverse tradizioni (Jahvista, Elohista e Sacerdotale).
Come si può notare, la narrazione è in mano alla tradizione Jahvista, che è la più interessata alla saga dei patriarchi, mentre la Elohista interviene per sottolineare il tema della fede e della trascendenza di Dio. Rimangono propri degli interventi della fonte P il tema della terra e le genealogie.
Il testo biblico si dilunga molto sulle vicende di Giacobbe, cui dedica ben 11 capitoli. Lo sfondo è costituito da un conflitto tra i due fratelli Giacobbe – Esaù, suddivisibile in tre momenti:
- disputa per la primogenitura (25-27)
- permanenza di Giacobbe presso Labano (28-31)
- riconciliazione fra i due fratelli (32-36).
Tre strati di tradizione
I tre strati di tradizione, J – E – P, sono intrecciati strettamente fra di loro, con l’avvertenza che, come è al solito nella storia dei patriarchi, l’apporto sacerdotale si mantiene esiguo, probabilmente perché disponeva di un materiale piuttosto scarso. Così, pure, continua la tendenza caratteristica di E a giustificare comportamenti discutibili, in questo caso adducendo il motivo che Labano era stato il primo a ingannare Giacobbe (Gn 31,6 s.). Per J, ancora, Giacobbe è il portatore della benedizione (27,27 ss.; 28,13 ss.). per E è soprattutto l’uomo religioso, maturo nella fede (28,11-12.17 ss.). P invece lo presenta come modello da seguire per mantenere la purezza della famiglia (28,1-7) e torna sul motivo del possesso della terra (35,9-15), motivo di speranza di ritorno per gli esuli.