Briciole di storia alvernina (64). Attuazione della Riforma francescana alla Verna

L'attuazione della Riforma
Foto di A. Ferrini. Fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/itinerario-natura-verna-seq.php?idimg=3067

L’attuazione della Riforma francescana alla Verna riporta il luogo ad una più severa osservanza della radicalità della Regola soprattutto per quanto riguarda la povertà. La natura particolare del luogo, però, richiede alcune attenuazioni.

1632: l’attuazione della Riforma e il Procuratore

P. Alessandro da Barga, eletto Custode della Riforma Toscana, emana per la Verna un Decreto Capitolare che stabilisce: “Provideatur quod in S. Monte Alverniae non recipiantur pecuniae in baccellettis, nec a quovis alio nisi a Procuratore” (Lib. Cust. II p. 131). Ordina, cioè, che il denaro non sia toccato da nessuno, tranne che dal Procuratore del Convento. Il Procuratore è un amministratore che cura i bilanci della comunità, dare e avere. Può essere un laico o anche un sacerdote, ma non deve essere un religioso.

Visita granducale

Il Granduca Ferdinando II de’ Medici sale nuovamente alla Verna (Buffon p. 423).

Il 7 agosto 1634: autorizzazione ad assumere garzoni

I superiori della Verna chiedono e il 3 settembre 1634 ottengono di poter tenere alcuni garzoni (come eccezione alla disposizione del 1° luglio che ne vietava l‟impiego) per aiutare i frati nelle loro mansioni, dato il numero elevato di frati della comunità, la distanza del convento dai luoghi abitati, e la necessità di assistere convenientemente la moltitudine dei pellegrini (Filza IV n. 16; cfr. CD p. 191 s. n. 126).

La severità della Regola, intesa dai Riformati nel senso più rigoroso, richiede di essere praticata alla Verna con alcune attenuazioni. Certamente i frati sono presenti nelle comunità per servire e non per essere serviti, ma la grandissima affluenza di pellegrini, visitatori e viaggiatori al santuario fa sì che sia necessario assumere alcuni garzoni che coadiuvino i fratelli laici nei loro servizi.

Un’altra deroga riguarderà la possibilità di avere dei muli: il compagno di questua del frate cercatore, di norma, è l’asinello, ma la natura impervia del “Crudo Sasso” di dantesca memoria, e la grande mole di derrate che vi devono essere trasportate per sfamare centinaia di persone, richiede l’ausilio dei muli, animali molto più robusti ed adatti alla ripidità delle salite rispetto agli asinelli.