
Fondamentale nella vita è l’attesa del Signore che viene, dello Sposo che celebra le nozze. Tornerà, e vorrà ricompensare i servi fedeli (12,35-48). L’amministratore accorto sa bene quanto sia importante l’attesa del Signore: sa che il padrone tornerà, quel padrone che su di lui ha fatto affidamento; chi fa baldoria con gli scapestrati e maltratta i deboli vedrà la punizione cadere su di sé.
Vigilare vuol dire non tradire la fiducia del Signore, che verrà quando meno si aspetta, di notte, quando le difese cedono e la casa è più vulnerabile. Ma la notte è anche il tempo che ricorda la veglia pasquale in cui si attendeva la venuta del Messia.
L’attesa del Signore
La nostra vita, in fondo, è l’attesa del Signore, l’attesa di una Pasqua. I fianchi cinti, la tenuta da viaggio, sono l’atteggiamento con cui si doveva celebrare la prima Pasqua (Es 12,11). Quando il Signore tornerà, sarà la Pasqua eterna, e Lui in persona si metterà a servire i suoi servi, cingendosi i fianchi come Gesù già ha fatto nella notte della sua ultima e definitiva Pasqua per lavare i piedi ai discepoli.
La responsabilità dei pastori
La domanda di Pietro sui destinatari della parabola serve ad evidenziare come la fedeltà, richiesta a tutti, rappresenti un dovere ancora maggiore per i responsabili delle comunità. Questi, i pastori, non devono rendere conto solo del loro servizio personale, ma anche della comunità intera. Luca prevede una punizione proporzionata al grado di consapevolezza che si ha di tale responsabilità; ma chi ha la grazia di leggere questa Parola ha indubbiamente ricevuto più della maggioranza delle persone…
Il tempo del discernimento
Verrà allora il momento della verità di Dio, come un fuoco che divampa: verrà attraverso il passaggio di Gesù attraverso le acque della morte (12,49-59). La pace vera viene per mezzo non di un’acquiescenza ma di una scelta radicale e coerente che può anche lacerare umanamente fino a dividere persino le famiglie.
Il tempo della storia è il tempo del discernimento, il tempo della scelta per Cristo e per i poveri, in modo da non contrarre un debito per la vita ultraterrena. È la via della croce, percorsa però con sagacia, con la capacità di leggere la realtà alla luce del Cristo.
Se la saggezza popolare sa riconoscere i segni delle stagioni, perché gli uomini non sanno riconoscere i segni del tempo della salvezza? È incapacità, o è rifiuto, disonestà mentale? Finché siamo in cammino abbiamo la possibilità di riconoscere il Cristo che si incontra con noi nel fratello, con cui dobbiamo vivere da amici per non divenire nemici del Padre e contrarre un debito con la morte; quando verrà il giudizio e il tempo avrà fine, l’eternità ci coglierà così come siamo, senza più mutamenti. Allora non potremo più autoingannarci: le illusioni cadranno, e noi vedremo noi stessi così come Egli ci vede, nella sua verità.