La Bibbia dall’ABC. L’arca di Noè: il significato salvifico

Arca di Noè: significato salvifico
Noè costruisce l’arca. Mosaici del duomo di Monreale. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4152003

Il racconto biblico del diluvio deve essere visto in positivo, come la narrazione di come l’amore di Dio salvò il mondo da una corruzione travolgente, e non in negativo come il resoconto di un castigo. L’arca di Noè, infatti, ha proprio questo significato salvifico.

Lintento teologico

Come abbiamo detto, i capp. 3-11 di Genesi sono una meditazione sul senso esistenziale del male fisico e sociale: è la frattura fra uomo e Dio che causa gli squilibri e gli sconvolgimenti dell’ordine naturale e sociale.

La persistenza nel testo di contraddizioni (che vedremo) dimostra che l’agiografo non si curava di tramandare una cronaca storica esatta nei minimi particolari, ma si proponeva in primo luogo un intento teologico, passando sopra alle contraddizioni di dettagli di importanza secondaria.

Anche la storia del diluvio ha nel suo complesso la stessa “morale” che troviamo negli altri racconti biblici: nella colossale rovina della storia umana Dio sceglie un resto da cui passerà la salvezza, cioè recupera i frammenti del suo disegno originale di gioia e di comunione infranto dal peccato, e li ricompone in unità, instancabilmente, ogni volta che il peccato dell’uomo lo rende necessario. Così, anche l’arca di Noè assume un significato salvifico, essendo lo strumento di cui Dio si serve per conservare l’umanità.

Dio manda il diluvio. Secondo un tipico semitismo, Dio viene visto come la causa diretta degli avvenimenti. Oggi, riflettendo sui problemi dell’inquinamento, del rischio del nucleare, delle pandemie ecc., un antico semita non direbbe che l’uomo si sta rovinando con le sue stesse mani, ma che Dio lo punisce perché è andato oltre i limiti che gli ha fissato. Cambia il modo di esprimersi, la sostanza è la stessa: si pagano le conseguenze di certi errori, resi possibili dalla libertà di cui Dio ci ha dotato.

Da sottolineare, quindi, sempre il positivo e non il negativo. È un errore pedagogico del passato, legato a concezioni superate (la pedagogia della paura), quello di sottolineare il negativo da evitare, il male che non si deve fare, più che il positivo da desiderare, il bene da fare.