L’amore e la fede

Foto di Oliver Peters da Pixabay

Spesso e volentieri, nei secoli passati, ci si riferiva alla paura per educare i figli al rispetto delle regole: la paura delle punizioni, qui e magari nella vita futura, appunto. Era più raro che ci si appellasse all’amore: che, cioè, si fosse invitati ad obbedire a Dio (o anche a qualunque altra autorità, se è per questo, compresi i genitori) solo per amore. Era il segno dei tempi, tempi in cui si stava male e la paura (paura di tutto: malattie, carestie, conflitti, pericoli del viaggio, pericoli nelle proprie abitazioni…) predominava nelle situazioni della vita.

L’amore e la fede. «Ama e fai ciò che vuoi»

Eppure, S. Agostino aveva già formulato quel suo straordinario motto che dovrebbe essere la molla di ogni esistenza umana: Dilige, et quod vis fac / Ama, e fai quel che vuoi. Perché se veramente ami, allora le tue decisioni, i tuoi comportamenti saranno dettati dall’Amore, che è un Signore molto più esigente della Paura. Se ami Dio e gli uomini (maschile sovraesteso, s’intende), non vorrai dispiacere a nessuno di loro; o meglio, cercherai sempre il bene, anche se questo bene dovesse momentaneamente prendere la forma di una disapprovazione, di un rimprovero, di una correzione. Questo infatti significa «Amerai il prossimo tuo come te stesso», così come il precetto suona nel libro in Levitico 1918: «Amerai per il prossimo tuo come per te stesso». Ovvero, sceglierai per l’altro il bene che vorresti per te. Qui si vede al meglio come l’«amore» comandato (come si può comandare l’amore?) non sia un sentimento, ma una scelta della volontà. Cercare il bene dell’altro come si vorrebbe che l’altro cercasse il nostro…

L’amore e la fede. Obiezioni

Ma si potrebbero fare al riguardo un paio di obiezioni, o espressioni di perplessità.

Una obiezione: S. Agostino parla dell’amore per Dio. E tutto il resto? Tutto il resto è ugualmente oggetto di amore, perché è ugualmente amato da Dio. Se io amo qualcuno, amo anche ciò che questi ama, o per lo meno cerco di amarlo nel senso di sceglierne il bene. L’amore di Dio e del prossimo, cioè di ogni uomo senza distinzioni, vanno sempre insieme, altrimenti l’amore di Dio non è autentico, perché è rivolto ad ogni creatura. Così, S. Agostino prosegue:

«Dilige, et quod vis fac: sive taceas, dilectione taceas; sive clames, dilectione clames; sive emendes, dilectione emendes; sive parcas, dilectione parcas: radix sit intus dilectionis, non potest de ista radice nisi bonum existere».

In italiano:

«Ama, e fa’ ciò che vuoi. Se tu taci, taci per amore: se tu parli, parla per amore; se tu correggi, correggi per amore; se tu perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore; e da questa radice non può derivare se non il bene» (Agostino d’Ippona, In litteram Ioannis ad Parthos, discorso VII).

Dal raggio di sole al sole

L’altra obiezione, o perplessità, è: come si fa a vivere in modo sano il rapporto con ciò che amiamo nei piaceri della vita? Non distolgono dall’amore di Dio?

Rispondo con C.S. Lewis (maestro del fantasy, amico di Tolkien), il quale con uno sguardo retrospettivo, da anziano, riconosceva in una lettera all’altrettanto anziana amica americana:

«Nutro un sentimento amichevole per il vecchio macinino. Attraverso di esso Dio mi ha mostrato la parte completa della Sua Bellezza che è incarnata in colori, suoni, odori e forme. Senza dubbio questo mi ha sviato qualche volta, ma neanche la metà, temo, di quanto la mia anima abbia sviato lui. Perché i mali spirituali che noi condividiamo con il diavolo (orgoglio, ripicca) sono di gran lunga peggiori di quello che condividiamo con le bestie: e la sensualità in realtà nasce più dall’immaginazione che dagli appetiti; che se lasciati unicamente alla loro forza animale e non elaborati dalla nostra immaginazione, sarebbero abbastanza facilmente gestiti».

Il suo modo pieno di vivere la vita trova piena giustificazione teologica. Scrive C.S. Lewis nelle Lettere a Malcom:

«Ho tentato di trasformare ogni piacere in canale di adorazione […]. La gratitudine dice, correttamente: “Com’è buono Dio a darmi questo”. L’adorazione esclama: “Quale dev’essere la grandezza di quell’Essere, se questi sono i suoi riflessi più remoti e fugaci!”. E la mente risale dal raggio di sole al sole».

Regola stretta di C.S. Lewis è evitare di cercare nella fede la consolazione, l’emozione, l’appagamento. Per lui, una visione del cristianesimo che punti sulle emozioni è una versione annacquata, assolutamente da rifuggire. Questo, nel nome del realismo della fede e della vita:

«Nessuna fede autentica nelle versioni annacquate può durare […]. È nella natura stessa del reale avere angoli taglienti e bordi irregolari, essere resistente, essere se stesso. Gli unici mobili contro i quali non si inciampa mai e non si sbattono mai le ginocchia sono quelli dei sogni».

Anche S. Agostino è riflettendo sulla realtà dell’amore che fa derivare tutto dall’amore di Dio: tutti amano, bisogna vedere cosa e in che modo…

L’amore e la fede. Dai «Discorsi» di sant’Agostino

(Disc. 34, 1-3)

Non c’è nessuno che non ami, ma bisogna vedere che cosa ama. Non siamo esortati a non amare, ma a scegliere l’oggetto del nostro amore. Ma che cosa sceglieremo, se prima non veniamo scelti? Poiché non amiamo, se prima non siamo amati. Ascoltate l’apostolo Giovanni: Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo (cfr. 1 Gv 4, 10).
    Cerca per l’uomo il motivo per cui debba amare Dio e non troverai che questo: perché Dio per primo lo ha amato. Colui che noi abbiamo amato, ha dato già se stesso per noi, ha dato ciò per cui potessimo amarlo.
    Che cosa abbia dato perché lo amassimo, ascoltatelo più chiaramente dall’apostolo Paolo: «L’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori» (Rm 5, 5). Da dove? Forse da noi? No. Da chi dunque? «Per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5, 5).
    Avendo dunque una sì grande fiducia, amiamo Dio per mezzo di Dio.
    Ascoltate più chiaramente lo stesso Giovanni: «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1 Gv 4, 16).
    Non basta dire: «L’amore è da Dio» (1 Gv 4, 7). Chi di noi oserebbe dire ciò che è stato detto: «Dio è amore»? Lo disse colui che sapeva ciò che aveva.
    Dio ci si offre in un modo completo. Ci dice: Amatemi e mi avrete, perché non potete amarmi, se già non mi possedete.