Lettura continua della Bibbia: Atti. L’alba eucaristica (27,33-38)

L'alba eucaristica
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Dopo la lunghissima notte senza astri, spunta l’alba. E qui ritroviamo un vecchio amico della narrazione lucana nel Terzo Vangelo: l’avverbio temporale “Oggi”(Sémeron).

Oggi

«Oggi è il quattordicesimo giorno che passate digiuni nell’attesa, senza prender nulla. Per questo vi esorto a prender cibo; è necessario per la vostra salvezza. Neanche un capello del vostro capo andrà perduto».

All’alba Paolo incoraggia tutti a prendere cibo. Attenzione a questo “oggi”: un avverbio di tempo molto caro a Luca. 8 volte in Matteo, una sola in Marco, ben 11 in Luca + 9 negli Atti, oltre che 3 sole volte in Paolo e una in Giacomo; tornerà 7 volte in Ebrei con la stessa pregnanza di Luca.

Non indica un giorno di 24 ore, non indica il chrónos, il tempo dell’orologio, ma il kairós, il tempo opportuno della salvezza. “Oggi” è nato per voi (Lc 2,11), “oggi” queste parole si compiono (Lc 4,11), “oggi” io mi fermo a casa tua (Lc 19,5), “oggi” sarai con me in paradiso (Lc 23,43)… Qui è Paolo che richiama l’“oggi” della salvezza, l’alba che spunta dopo le tenebre di quella lunga notte. È l’ultima volta che Luca utilizza questa parola nelle sue narrazioni.

Lalba eucaristica

Ma oltre alle parole, con quale gesto Paolo significa la salvezza vicina? Con lo spezzare il pane: «Ciò detto, prese il pane, rese grazie a Dio davanti a tutti, lo spezzò e cominciò a mangiare».

Paolo celebra l’Eucarestia. I gesti sono chiari. Prende il pane, rende grazie, lo spezza e ciò facendo incoraggia gli altri a mangiarne. Sono gesti eucaristici. Eucaristéo, il verbo che ha dato il nome allEucaristia, è inconfondibile. Ma anche il verbo kláo è quello usato dalla Chiesa primitiva nella celebrazione eucaristica (Atti 2,42; 20,7) e viene direttamente dalla Cena di Gesù (Mt 26,26; Mc 14,22; Lc 22,19; 24,30.35; 1 Cor 11,24).

Questo mondo sull’orlo dell’abisso, in pieno naufragio, può trovare salvezza solo nell’unione a Cristo…

«Tutti si sentirono rianimati, e anch’essi presero cibo. Eravamo complessivamente sulla nave duecentosettantasei persone. Quando si furono rifocillati, alleggerirono la nave, gettando il frumento in mare».

Tutti prendono cibo, anche se non è proprio il Pane che nutre Paolo. Senza magari averne coscienza, sono coinvolti nella speranza che questo Pane dà agli uomini. Consumano il pane che hanno a bordo, quello da cui avevano digiunato per quattordici giorni così bui che sembravano infinite notti, riconciliati con la speranza di vita. Le scorte si devono buttare a mare: adesso si sa che non ce n’è più bisogno e che la nave deve viaggiare il più possibile leggera. Via il sovraccarico…