Viene a proposito un’omelia in cui don Enzo Greco ricordava la propria vocazione sacerdotale. Infatti il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, è una data in cui molti sacerdoti celebrano il giorno della loro ordinazione presbiterale. Anche se oggi è giusto mettere in luce il sacerdozio battesimale, che accomuna tutti i credenti in Cristo, e che è il vero fondamento della Chiesa, è importante anche non sottovalutare il sacerdozio ministeriale, quello consacrato in modo speciale dal sacramento dell’Ordine. Lo sottolineiamo attraverso questa omelia, cui ho lasciato il sapore del parlato.
Per l’importanza della solennità, QUI.
Omelia di don Enzo Greco del 28 giugno 1992, XVIII anno di ordinazione sacerdotale
Il testo evangelico
Dal vangelo di Luca
Luca 9,51 Poi, mentre si avvicinava il tempo in cui sarebbe stato tolto dal mondo, Gesù si mise decisamente in cammino per andare a Gerusalemme. 52 Mandò davanti a sé dei messaggeri, i quali, partiti, entrarono in un villaggio dei Samaritani per preparargli un alloggio. 53 Ma quelli non lo ricevettero perché era diretto verso Gerusalemme. 54 Veduto ciò, i suoi discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che un fuoco scenda dal cielo e li consumi?» 55 Ma egli si voltò verso di loro e li sgridò. 56 E se ne andarono in un altro villaggio>>.
Il primo elemento che diventa evidente ai nostri occhi in questo testo è che Gesù vuole recarsi decisamente, dice il Vangelo, notate questo avverbio molto interessante, decisamente verso Gerusalemme per essere tolto dal mondo. Notiamo quindi questo elemento in Gesù, la sua determinazione a camminare verso Gerusalemme, il luogo della sua sconfitta umana: quella del crocifisso. Nessuno mai si dirige decisamente verso la propria sconfitta, semmai verso la propria vittoria. Ed ecco che cerchiamo di cogliere in questa pagina del Vangelo di Luca la figura del sacerdote: il sacerdote ha una missione da compiere che lo porta non verso il trionfo umano, ma verso la sconfitta, verso Gerusalemme.
La vocazione sacerdotale: il dono della vita
Primo spunto di riflessione:
il vero trionfo per un sacerdote di Cristo, la vera realizzazione della sua vocazione è che alla sequela di Gesù egli decisamente, senza lasciarsi tentare da altre cose, si reca alla Gerusalemme della sua sconfitta, cioè del dono della sua vita.
Secondo spunto:
Ogni sacerdote è chiamato ad offrire la propria vita come dono, come apparente sconfitta: il dono totale della sua vita che sarà poi esaltata nella resurrezione. Ogni sacerdote ha delle tentazioni di trasformare la propria vita di tutti i giorni, anziché nel trionfo della croce, nel trionfo della logica umana, del consenso o del plauso umano. È una tentazione che va bandita.
Terzo spunto:
Una preghiera perché ogni sacerdote come indossa i paramenti sacri durante la celebrazione, per simboleggiare i paramenti che Cristo ha avuto fin sotto la croce dove è stato spogliato, ogni sacerdote senza indugio si conformi alla vita di Cristo Signore. Ma qual è questa conformazione del sacerdote alla vita di Cristo Signore? È una vita avventurosa dentro la quale con Gesù egli si deve dirigere decisamente.
Signore Gesù, noi ti chiediamo dei sacerdoti per le nostre comunità, liberi, poveri, poveri perché ricchi soltanto di te, poveri perché considerano tutto ciò che è materiale subalterno a ciò che è spirituale. Poveri nell’asciuttezza della loro vita. Signore, vogliamo sacerdoti la cui unica ricchezza sei tu; vogliamo i nostri sacerdoti casti perché essi dedichino completamente anima e corpo al servizio del Signore e del prossimo; vogliamo dei sacerdoti obbedienti perché obbedienti alla volontà di Dio che non coincide quasi mai con la nostra volontà perché come Gesù essi si facciano obbedienti fino alla morte e alla morte di croce.Preghiamo perché i nostri sacerdoti non siano mai stornati verso il loro andare spediti e decisi verso la Gerusalemme del dono e dell’oblazione della propria vita.
Tre atteggiamenti dei discepoli
Un sacerdote di Cristo trionfa quando è sconfitto, quando il dono della sua vita, quando la sua crocifissione con il proprio Signore, con Cristo, la sua immedesimazione in Cristo diventa tale per cui diventa tutt’uno, diventa offerta così come si esprime nella Messa: per Cristo, con Cristo, in Cristo. Ogni sacerdote, soprattutto se parroco, guida una comunità, e troviamo tre posizioni dei discepoli nei confronti di Gesù sommo sacerdote: simbolo e segno di tutti i sacerdoti.
I discepoli che frenano
Gesù decisamente va verso Gerusalemme, ma Giacomo e Giovanni lo dissuadono dicendo: “Signore, vuoi che diciamo che discenda dal cielo un fuoco e li consumi?” Un prete non può desiderare di meglio che avere intorno una comunità che lo ama perché lo spinge decisamente e non lo dissuade, a seguire il suo Cristo Signore, a non semplificare i problemi, ma a ricercare soltanto di andare a Gerusalemme: è necessario andare insieme a Gerusalemme.
Preghiamo perché i nostri sacerdoti come Gesù abbiano il coraggio di rimproverare i propri discepoli, la propria comunità che non è decisa di andare verso la Gerusalemme del dono della propria vita.
I discepoli che non accettano la sconfitta
La seconda posizione: spesso noi sacerdoti abbiamo intorno dei discepoli, come Gesù, che sono ricchi di entusiasmo, ma il cui entusiasmo non segue la decisione di andare verso la Gerusalemme della sconfitta.
Dei discepoli che lo seguono nella meravigliosa avventura di Gesù che non ha dove posare il capo; di un Gesù che ti spinge a seguirlo nella strada dell’amore e del dono totale senza sicurezze umane. Comunità cristiane così vogliono bene ai loro sacerdoti perché chiedono Gesù, non chiedono delle sicurezze umane; chiedono di seguire colui che non ha dove posare il capo.
I discepoli che si stancano
La tentazione dell’incostanza. Spesso la stanchezza del cammino che i discepoli hanno è la stanchezza che li pone a porre mano all’aratro e poi volgersi indietro.
Che i nostri sacerdoti non si lascino scoraggiare spesso dai tentativi fiacchi che fiaccano il cammino verso la perfezione, verso la Gerusalemme del dono di se stessi; di cristiani entusiasti ma che lasciano a mezzo il loro cammino.
Signore Gesù, di questi sacerdoti abbiamo bisogno, di questi sacerdoti che vogliono, come Gesù, andare a Gerusalemme decisamente, alla Gerusalemme del dono della propria vita, e attirare tutti dietro di sé in questa solenne processione verso il dono di Cristo.
Chi ha conosciuto, carissimi, l’amore di Cristo!
E per noi sacerdoti che conosciamo l’amore di Cristo, Cristo è grande, Cristo è l’amico, Cristo è il salvatore, Cristo è il nostro Dio, dobbiamo seguire lui, è in lui la nostra vita. È seguirlo pienamente e pregare perché ogni sacerdote non sia mai distratto nel portare quello che lui ha avuto la fortuna di intravedere: la gioia di Cristo, la pace di stare con lui.
Preghiamo perché ogni sacerdote, compreso io che vi parlo, vi porti, come parroco, tutti insieme alla Gerusalemme dove Cristo è crocifisso. Nella nostra Chiesa c’è, come in tutte le chiese, il crocifisso: un prete, senza tanti discorsi, deve avere e deve sempre conservare e far capire alla sua comunità, alla sua parrocchia, che è verso di lui che bisogna andare e soltanto verso di lui, tutto il resto non conta, dove Cristo è ancora crocifisso nell’indifferenza della gente.
Molti cercano di indovinare le sofferenze e le solitudini dei sacerdoti; è una vita buttata spesso in mezzo all’indifferenza che caratterizza il nostro tempo, e che caratterizza un po’ tutti i tempi. Se volete bene davvero a un parroco aiutatelo a camminare con le sue sofferenze di una vita buttata, gettata, perché vi porti sempre verso Cristo che è crocifisso fuori delle mura, fuori della chiesa, laddove c’è tanta indifferenza, dove tanta gente che non conosce più Dio, non ama Cristo, è indifferente.
Cristo è crocifisso nell’ostilità verso di lui: un’altra sofferenza del sacerdote, l’ostilità verso Gesù che si trasforma nell’ostilità verso la persona del sacerdote.
Aiutateci a farvi conoscere Cristo
Cristo è crocifisso nel peccato: quanta sofferenza! Carissimi parrocchiani, aiutate noi sacerdoti a farvi riconoscere Cristo crocifisso attraverso i peccati per cui celebriamo la Messa, i nostri, di noi sacerdoti e quelli del popolo, come dice la lettera agli Ebrei, quel peccato che nega nei fatti, attraverso il male, Gesù: questo è il cammino che vogliamo fare insieme.
È bello che un sacerdote cammini insieme ai suoi, lo seguano e lo aiutino perché non perda mai la bussola e la strada e non vada mai a ricercare le cose estranee alla sua missione, se non andare a Gerusalemme, decisamente, dove Cristo viene crocifisso, per far conoscere la resurrezione di Cristo: che Gesù è Signore, che Gesù è il Signore della nostra vita.
Venite a Gerusalemme con me
È bellissimo essere sacerdoti, è una cosa fortissima, è sentire che Dio è tutto della tua vita, è sentire che le cose di questo mondo ti toccano, ma non ti toccano, che le tue scarpe sono infangate, ma non più di tanto. Allora, ricordando l’anniversario, ma ricordando l’anniversario di tanti sacerdoti che oggi celebrano il loro anniversario perché il 29 giugno è una data abbastanza consueta per le ordinazioni sacerdotali, il più bel regalo che mi fate, carissimi parrocchiani, è l’impegno che prendiamo insieme: venite a Gerusalemme con me; questo è il modo in cui mi dimostrate con i fatti che mi volete bene, venite a Gerusalemme con me dove Cristo è crocifisso nell’indifferenza della gente, nell’ostilità, nel peccato.
Se venite con me verso Gerusalemme, mi aiutate a comprendere il mio sacerdozio e lo capite e mi siete amici. Prego perché i giovani, incontrato Gesù, sentano sempre più numerosi, anche nella nostra parrocchia, la spinta ad andare decisamente nella forma di consacrazione particolare, quale quella del sacerdozio ministeriale, di consacrarsi al dono totale e pieno di sé, che tanti giovani capiscano che se ti innamori di Cristo non puoi fare a meno di fare la scelta radicale della tua vita. Quindi, sottolineo che il più bel regalo che mi fate è l’impegno che prendiamo insieme: venite a Gerusalemme con me.
Non mi distraete altrimenti farete in modo che il mio sacerdozio, anche dopo diciotto anni, si spenga, e io non lo voglio spengere. Venite decisamente a Gerusalemme con me dove Cristo è crocifisso. Amen.