Briciole di storia alvernina (20). La funzione nel territorio

La Verna: funzione nel territorio
La Verna, panorama. Foto di A. Ferrini. Fonte immagine: https://www.ilbelcasentino.it/itinerario-verna-penna-seq.php?idimg=3347

È grazie al suo passaggio al movimento dell’Osservanza che la Verna diviene quel grande santuario che è ancor oggi. Un santuario che non è stato solo un rifugio per lo spirito: si è preso cura dell’uomo a tutto tondo. Alla Verna, fra i servizi necessari, c’è una infermeria con spezieria, una biblioteca (censita fin dal 1461) che si amplierà, ma non è attestato che vi sia mai stato uno scriptorium anche se vi sono acquisti di carta per scrivere libri: la Verna non è certo stata un centro culturale. La Verna svolge, però, nei secoli, un’importantissima funzione nel territorio.

La Verna: funzione nel territorio. Ospitalità e cure

«Le relazioni che i guardiani della Verna hanno fatto, dal tempo dei granduchi al secolo scorso, per illustrare alle autorità civili le caratteristiche del santuario, ne hanno sempre giustamente messo in luce anche la funzione sociale, esercitata con l’assistenza spirituale ma anche con l’ospitalità data gratuitamente a pellegrini, viandanti, mendicanti, talvolta anche ad oltre duemila persone in un sol giorno, normalmente al almeno duecento persone; con le cure prestate agli infermi, e la distribuzione gratuita di farmaci; non solo per i forestieri che si recavano alla Verna o vi transitavano, ma anche per le popolazioni dei dintorni, Casentino, Valle Tiberina, Romagna, allora poverissime, nei cui miseri alloggi i frati mandavano, o più spesso recavano, cibi, medicine, e conforto spirituale.

La Via Maestra e la Via Romea

Si pensi che nei secoli passati la Verna si trovava su un percorso di grande viabilità europea che dalla Romagna, e quindi dal nord d’Italia e di Europa, portava a Firenze oppure a Roma. Oggi per noi è difficile credere che la Verna, fuori mano com’è, si trovasse sulle rotte di pellegrini e di mercanti. Ma l’attuale strada della Beccia costituiva allora un tratto dell’importante percorso Firenze – Val Tiberina, cioè la Via Maestra da Fiorenza all’Alvernia, che i mercanti fiorentini facevano per raggiungere la Val Tiberina.

A Campi presso Bibbiena si intersecava con un’altra strada, importantissima, la Via Romea Peregrinorum, per la quale i pellegrini germanici valicavano l’Appennino a pochi chilometri dalla Verna, attraverso il passo di Serra: gli Annales Stadenses di un monaco tedesco del Duecento la menzionano come la miglior strada di pellegrinaggio per raggiungere Roma, e fanno i nomi di Balneum S. Mariae (Bagno di Romagna), Alps (Alpe di Serra), Champs (Campi) e Subean (Sabbiano).

Da ogni parte del mondo, quindi, già nei secoli passati, proveniva l’afflusso dei pellegrini e dei visitatori, Imperatori, cardinali e Principi, così come gente umile del popolo, tutti accolti con grande carità: il rigore della vita di preghiera (nove ore di preghiera comune, fra giorno e notte), infatti, non impediva un’accoglienza a tutto tondo…

A peste, fame et bello…

Nelle carestie (sono rimaste famose quelle del 1501, del 1763, 1814, 1853), il convento sfamava migliaia di persone con riserve di farina che parevano non esaurirsi mai, tanto da potersi ascrivere il fatto quasi a miracolo.

Nelle epidemie di pestilenza, il terribile flagello che nel Trecento estinse il 30% della popolazione europea, i frati della Verna si adoperavano per i conforto spirituale e l’assistenza materiale degli ammalati, tanto da contagiarsi essi stessi e morirne (v. le pestilenze del 1527, 1540, 1630: quella dei “Promessi Sposi”.

Non solo: nelle guerre che hanno segnato l’inquieta storia del nostro Paese, la Verna ha dato rifugio ai poveri e agli sfollati, ed è rimasta saldo punto di riferimento spirituale ed ideale nei periodi più bui e nei periodi di ricostruzione».

Anna Giorgi, La Verna Santuario del mondo in Circolo Verso l’Europa, Camaldoli – La Verna, Terre aretine di spiritualità europea, Calosci, Cortona  2004, 53-114, p. 66-69.