Lettura continua della Bibbia. Luca: la vera ricchezza (12,13-34)

La vera ricchezza
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La vita dell’uomo, quella vera, non può sostentarsi appoggiandosi alla ricchezza economica, al possesso di beni materiali, ma solo consistendo nella confidenza nel Padre che nutre i corvi e riveste preziosamente l’erba del campo (12,13-34).

Per Luca il tema della ricchezza è molto importante, a causa di una profonda differenza tra il mondo pagano e quello ebraico. Nel mondo ebraico la legge di Mosè tutelava i poveri (orfani, vedove, forestieri, schiavi, indigenti) riconoscendo loro ampi diritti, e la predicazione profetica sferzava duramente i ricchi che non la osservavano. Nel mondo pagano invece tra ricchezza e povertà c’era un abisso invalicabile voluto dal destino, e i poveri erano generalmente lasciati a se stessi.

La vera ricchezza

Proprio perché le ricchezze nulla valgono ai fini della verità dell’uomo, Gesù rifiuta di dirimere le questioni economiche, che portano il discepolo fuori strada attirandone l’attenzione su beni che per quanto sovrabbondanti non potranno certo dare la vita vera. «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni» (12,15).

In quest’ottica, il soliloquio del ricco ne esprime bene tutta la stoltezza divenendo vaniloquio: «Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia» (12,19). La sua esistenza si è incentrata su di un “io” facendone un “dio”. Perciò, alla morte non potrà contare su nulla, in quanto proprio sul nulla ha confidato.

Ha scritto lo studioso ebreo Martin Buber: «Come è facile per un uomo povero confidare in Dio; in chi altri potrebbe confidare? E come è difficile per un uomo ricco confidare in Dio! Tutti i suoi beni gli gridano: Confida in me!».

La vera ricchezza, in sostanza, non è quella che tratteniamo per noi ma quella che doniamo agli altri in stato di bisogno…