La Trasfigurazione del Signore (Luca 9,28-36)

La Trasfigurazione (Miniatura)
SM. LUDWIG II 5, FOL. 45V, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22024077

C’è stata, nel cammino di Gesù con i suoi discepoli, un cammino che va verso la croce, un’anticipazione della gloria futura: la Trasfigurazione ha proprio questo scopo, e ne beneficeranno alcuni che con essa vedranno il Regno di Dio, secondo la parola del Signore (9,27).

Episodio gemello del Battesimo, la Trasfigurazione ha come testimoni di eccezione Pietro, Giacomo e Giovanni, le future «colonne della Chiesa» (Gal 2,9) che rappresentano la Chiesa nascente, e che ricevono la consegna dal Padre: «Ascoltatelo». Con loro, Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, ossia l’intero Antico Testamento, sono testimoni della sua gloria: le vesti splendenti, bianche del colore dell’eternità, la nube, chiaro simbolo di divinità, proclamano la gloria divina del Risorto.

È un chiaro rimando alla rivelazione del Sinai, quando la gloria di Dio, nella nube, dimorò sul monte del sei giorni (Es 24,16). Il volto di Mosè divenne raggiante per aver conversato con Dio (Es 34,29). Ma Mosè è solo un testimone della gloria di Dio, qui insieme ad Elia a rappresentare la testimonianza delle Scritture, la Legge e i Profeti.

Ma nuovamente, alla intuizione di chi sia veramente Gesù, segue la rivelazione della sua sofferenza: svanita la visione (che non si può trattenere, come Pietro ingenuamente vorrebbe), Gesù è solo sulla via della croce, via di patimenti e di disprezzo. Elia è già venuto, nella persona del Battista, che ha preceduto il Cristo nella persecuzione e nella morte; ma il Figlio dell’uomo «si rialzerà» (9,9).

La Trasfigurazione: i discepoli non comprendono

Che cosa questo significhi, ancora gli apostoli non lo comprendono, e non lo comprenderanno finché non lo incontreranno Risorto. Pietro si mostra ancora affetto da un messianismo trionfante, che gli vorrebbe far trattenere per sé la gloria del Signore senza più scendere a valle: la tenda che vuol costruire dovrebbe imprigionare fra gli uomini la Shekhinah, l’attendarsi di Dio sulla terra. Ma la nube della gloria del Signore lo copre insieme agli altri: non è l’uomo a poter contenere nei suoi paletti la gloria di Dio, è Dio invece che contiene tutti.  

La Trasfigurazione suggella la rivelazione di sé che Gesù sta dando ai discepoli; ma l’unica cosa che i tre prescelti comprendono è che è bello per loro essere lì! È bello, davvero, ma non potranno passare la vita sul Tabor, la fatica del vivere riporta sempre a valle. È quello il luogo della quotidianità; è anche il luogo della croce.

La Trasfigurazione parla della Pasqua

Di questo, precisa Luca, parlavano Mosè ed Elia, la testimonianza cioè della Legge e dei Profeti: dell’esodo, cioè della Pasqua di Gesù che avverrà in Gerusalemme. E l’ascolto del Figlio, chiesto dal Padre, riporta sulla via di Gerusalemme: la Trasfigurazione all’ottavo giorno che è la domenica giorno del Signore, lo squarcio di luce celeste simboleggiato dal bianco sfolgorante, l’ombra della nube che indica la presenza di Dio, la proclamazione solenne della Voce: tutto questo è un anticipo di gloria il cui ricordo sostiene nel cammino, ma quando tutto si dissolve rimane, a noi, Gesù solo.

Se la gloria del Signore atterrisce gli uomini, solo l’amore del Signore, facendosi vicino a loro nella persona di Gesù, li può risollevare e confortare. Eppure, nuovamente Gesù impone il silenzio: ancora non è possibile toccare in profondità il mistero del Figlio dell’uomo; non nella gloria divina, ma nella umana sconfitta il Figlio dell’uomo trionferà. Il Battista, novello Elia che doveva venire, ne è stato il precursore.

La Trasfigurazione e la via della croce

Questa parola è per tutti: l’unica via per la sequela del Maestro è la via della croce. Siamo davanti ad un bivio: «Rinuncia a te stesso, e troverai il tuo vero io. Perdi la tua vita e la salverai. Sottomettiti alla morte – alla morte, ogni giorno, delle tue ambizioni e dei tuoi desideri prediletti, e alla morte di tutto il tuo corpo alla fine; sottomettiti con ogni fibra del tuo essere, e troverai la vita eterna. Non trattenere nulla. Soltanto ciò che avrai donato sarà realmente tuo. Soltanto ciò che in te è morto risorgerà dai morti. Cerca te stesso, e a lungo andare troverai solo odio, solitudine, disperazione, rabbia, rovina, disfacimento. Ma cerca Cristo e lo troverai, e con lui tutto il resto per sovrappiù» (C.S. Lewis).

Non vedremo, noi, la sua gloria in questa terra, ma l’umiltà della carne: e la carne di Cristo, ci ripete continuamente papa Francesco, sono i poveri.

Una riflessione sulla divina rivelazione: «Ascoltatelo!»

S. Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, Libro 2, Cap. 22

La Trasfigurazione (C.H. Bloch, 1872)
Trasfigurazione Di Carl Heinrich Bloch (1872) – http://www.1st-art-gallery.com/Carl-Heinrich-Bloch/The-Transfiguration.html, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=7850600

San Giovanni della Croce, grande mistico carmelitano, ci ammonisce a non avere sete di rivelazioni private, ma di rivolgerci a Cristo, in cui la Rivelazione di Dio ha la sua pienezza.

3 – La causa principale per cui nella legge scritta era lecito interrogare Dio e conveniente per i sacerdoti e profeti desiderare visioni e rivelazioni divine erano la fede a quei tempi non ben fondata e la legge evangelica non ancora stabilita… Poiché in questa età di grazia la fede in Cristo è diventata stabile e la legge evangelica si è manifestata, non v’è nessuna ragione che s’interroghi Dio e che Egli parli e risponda come allora. Infatti dandoci il Figlio suo, che è la sua parola, l’unica che Egli pronunzi, in essa ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più niente da manifestare.

Dio è rimasto come muto

4 – Multifariam multisque modis olim Deus loquens patribus in prophetis: novissime autem diebus istis locutus est nobis in Filio (Eb 1,1-2), come se dicesse: Quel che Dio in molti modi e in più riprese disse in antico ai nostri padri per mezzo dei profeti, l’ha detto in questi giorni in una volta a noi per mezzo del Figlio suo. Con queste parole l’Apostolo vuol far capire che Dio è rimasto quasi come muto non avendo altro da dire poiché, dandoci il Tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto ciò che in parte aveva manifestato in antico ai profeti.

Ascoltate Lui

5 – Perciò chi oggi volesse interrogare il Signore e chiedergli qualche visione o rivelazione non solo commetterebbe una sciocchezza, ma arrecherebbe un’offesa a Dio, non fissando i suoi occhi interamente in Cristo per andare in cerca di qualche altra cosa o novità… Invero il Signore gli potrebbe rispondere in questo modo: Se io ti ho detto tutta la verità nella mia parola, cioè nel mio Figlio, e non ho altro da manifestarti, come ti posso rispondere o rivelare qualche altra cosa? …

Dal giorno in cui sul Tabor discesi con il mio Spirito su di Lui dicendo: Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui, ipsum audite (Mt 17, 5), cessai di istruire e rispondere in queste maniere e commisi tutto a Lui: ascoltatelo perché ormai non ho più materia di fede da rivelare e verità da manifestare…  Colui che ora mi consultasse in quel modo e desiderasse che io gli dicessi e rivelassi alcunché, sotto un certo aspetto mi chiederebbe di nuovo Cristo e altre verità della fede…  In tal modo farebbe un grave oltraggio al mio amato Figlio, poiché non solo in ciò mancherebbe alla fede, ma perché lo obbligherebbe ad incarnarsi di nuovo e ad affrontare ancora una volta la vita e la morte qui in terra…

In Lui tutto è contenuto

6 – Se vuoi che io ti dica qualche parola di conforto, guarda mio Figlio, obbediente a me e per amor mio sottomesso e afflitto, e sentirai quante cose ti risponderà. Se desideri che io ti sveli alcune cose o avvenimenti occulti, fissa in Lui i tuoi occhi e vi troverai dei misteri molto profondi, la sapienza e le meraviglie di Dio le quali, secondo quanto afferma il mio Apostolo, sono in Lui contenute: In quo sunt omnes thesauri sapientiæ et scientiæ Dei absconditi, tesori di sapienza che saranno per te profondi, saporosi e utili piú di tutte le cose che vorresti sapere. Per questo lo stesso Apostolo si gloriava dicendo di aver fatto intendere che egli non conosceva se non Gesù Cristo e questo crocifisso (1Cor 2,2).

Inoltre, se tu desideri altre visioni e rivelazioni divine o corporee, mira il Cristo umanato e vi troverai più di quanto pensi, poiché San Paolo afferma a tale proposito: In ipso inhabitat omnis plenitudo divinitatis corporaliter (Col 2, 9).

Curiosità e presunzione

7 – … Dal momento in cui Cristo crocifisso disse sul punto di morte: Consummatum est (Gv 19,30), cessavano non solo questi modo di fare, ma anche ogni altro rito e cerimonia dell’antica legge. Perciò dobbiamo lasciarci guidare in tutto in modo umano e visibile dalla legge di Cristo uomo…

Tutto ciò che esce fuori da tale cammino è non solo curiosità, ma grande presunzione e noi non dobbiamo credere a cosa ricevuta per via soprannaturale, ma solo a quanto  ci viene insegnato da Cristo uomo e dai suoi ministri, uomini anch’essi. Per tale ragione l’Apostolo scrive: Quod si angelus de cœlo evangelizaverit, præterquam quod evangelizavimus vobis, anathema sit (Gal, 1,8).