
Al centro di questa sezione, in cui il Signore rivela ai discepoli il suo messianismo sofferente, si trova la manifestazione anticipata della gloria del Signore sul monte. L’intera sezione gravita intorno all’episodio della Trasfigurazione, come anticipo di Resurrezione che dà senso alla sofferenza del Cristo Figlio di Dio. Ecco perché la Trasfigurazione in Matteo è importante e centrale nel buio dell’annuncio della Passione: perché già prelude alla gloria del Risorto.
La Trasfigurazione d’altra parte è un chiaro rimando alla rivelazione del Sinai, quando la gloria di Dio, nella nube, dimorò sul monte del Signore per sei giorni (Es 24,16):
«La Gloria del Signore venne a dimorare sul monte Sinai e la nube lo coprì per sei giorni. Al settimo giorno il Signore chiamò Mosè dalla nube».
Gesù trasfigurato
Solo Matteo nella Trasfigurazione mette in risalto il volto di Gesù splendente come il sole, ed anche qui c’è un parallelo con l’esperienza di Mosè, il cui volto diviene raggiante per aver conversato con Dio (Es 34,29: «La pelle del suo viso era raggiante»). Vediamo le tre diverse versioni sinottiche.
Matteo:
17,2 «E fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce».
Marco:
9,2 «Si trasfigurò davanti a loro 3 e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche».
Luca:
9,29 «E, mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante».
Fra i tre, Matteo è quello più aderente al racconto dell’Esodo. Ma Mosè è solo un testimone della gloria di Dio, qui insieme ad Elia a rappresentare la testimonianza delle Scritture, la Legge e i Profeti.
La reazione dei discepoli
Pietro si rivolge a Gesù chiamandolo col titolo divino di Signore. «Kyrios», nella traduzione greca dell’Antico Testamento, è Dio. In Marco, ed anche in Giovanni, l’appellativo normale è rabbi, «mio grande», «superiore», maestro. In Matteo (e in Luca) i discepoli, tranne Giuda in Mt 26,25.49, non lo rivolgono mai a Gesù, che non è un rabbi / maestro come gli altri.
Tuttavia Pietro si mostra ancora affetto da un messianismo trionfante, che gli vorrebbe far trattenere per sé la gloria del Signore senza più scendere a valle. La tenda che vuol costruire dovrebbe imprigionare fra gli uomini la Shekhinah, l’attendarsi di Dio sulla terra. Invece la nube della gloria del Signore lo copre insieme agli altri: non è l’uomo a poter contenere nei suoi paletti la gloria di Dio, è Dio invece che contiene tutti.
Se la gloria del Signore atterrisce gli uomini, solo l’amore del Signore, facendosi vicino a loro nella persona di Gesù, li può risollevare e confortare. Eppure, nuovamente Gesù impone il silenzio: ancora non è possibile toccare in profondità il mistero del Figlio dell’uomo; non nella gloria divina, ma nella umana sconfitta il Figlio dell’uomo trionferà. Il Battista, novello Elia che doveva venire, ne è stato il precursore.
«Ascoltatelo!»
S. Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, Libro 2, Cap. 22

Quell’«Ascoltatelo!» del Padre che risuona alle orecchie dei discepoli è materia di riflessione sulla totalità e definitività della Rivelazione nel Figlio, Verbo di Dio. Invece di andare alla ricerca di rivelazioni private, bisognerebbe cercare di conoscere e comprendere meglio la Rivelazione che è Cristo nella Scrittura e nella Tradizione della Chiesa. Così scrive il grande mistico San Giovanni della Croce:
3 – La causa principale per cui nella legge scritta era lecito interrogare Dio e conveniente per i sacerdoti e profeti desiderare visioni e rivelazioni divine erano la fede a quei tempi non ben fondata e la legge evangelica non ancora stabilita… Poiché in questa età di grazia la fede in Cristo è diventata stabile e la legge evangelica si è manifestata, non v’è nessuna ragione che s’interroghi Dio e che Egli parli e risponda come allora. Infatti dandoci il Figlio suo, che è la sua parola, l’unica che Egli pronunzi, in essa ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più niente da manifestare.
DIO È RIMASTO COME MUTO
4 – Multifariam multisque modis olim Deus loquens patribus in prophetis: novissime autem diebus istis locutus est nobis in Filio (Eb 1,1-2), come se dicesse: Quel che Dio in molti modi e in più riprese disse in antico ai nostri padri per mezzo dei profeti, l’ha detto in questi giorni in una volta a noi per mezzo del Figlio suo. Con queste parole l’Apostolo vuol far capire che Dio è rimasto quasi come muto non avendo altro da dire poiché, dandoci il Tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto ciò che in parte aveva manifestato in antico ai profeti.
ASCOLTATE LUI
5 – Perciò chi oggi volesse interrogare il Signore e chiedergli qualche visione o rivelazione non solo commetterebbe una sciocchezza, ma arrecherebbe un’offesa a Dio, non fissando i suoi occhi interamente in Cristo per andare in cerca di qualche altra cosa o novità… Invero il Signore gli potrebbe rispondere in questo modo: Se io ti ho detto tutta la verità nella mia parola, cioè nel mio Figlio, e non ho altro da manifestarti, come ti posso rispondere o rivelare qualche altra cosa? …
Dal giorno in cui sul Tabor discesi con il mio Spirito su di Lui dicendo: Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui, ipsum audite (Mt 17, 5), cessai di istruire e rispondere in queste maniere e commisi tutto a Lui: ascoltatelo perché ormai non ho più materia di fede da rivelare e verità da manifestare… Colui che ora mi consultasse in quel modo e desiderasse che io gli dicessi e rivelassi alcunché, sotto un certo aspetto mi chiederebbe di nuovo Cristo e altre verità della fede… In tal modo farebbe un grave oltraggio al mio amato Figlio, poiché non solo in ciò mancherebbe alla fede, ma perché lo obbligherebbe ad incarnarsi di nuovo e ad affrontare ancora una volta la vita e la morte qui in terra…
IN LUI TUTTO È CONTENUTO
6 – Se vuoi che io ti dica qualche parola di conforto, guarda mio Figlio, obbediente a me e per amor mio sottomesso e afflitto, e sentirai quante cose ti risponderà. Se desideri che io ti sveli alcune cose o avvenimenti occulti, fissa in Lui i tuoi occhi e vi troverai dei misteri molto profondi, la sapienza e le meraviglie di Dio le quali, secondo quanto afferma il mio Apostolo, sono in Lui contenute: In quo sunt omnes thesauri sapientiæ et scientiæ Dei absconditi, tesori di sapienza che saranno per te profondi, saporosi e utili piú di tutte le cose che vorresti sapere. Per questo lo stesso Apostolo si gloriava dicendo di aver fatto intendere che egli non conosceva se non Gesù Cristo e questo crocifisso (1Cor 2,2).
Inoltre, se tu desideri altre visioni e rivelazioni divine o corporee, mira il Cristo umanato e vi troverai più di quanto pensi, poiché San Paolo afferma a tale proposito: In ipso inhabitat omnis plenitudo divinitatis corporaliter (Col 2, 9).
CURIOSITÀ E PRESUNZIONE
7 – … Dal momento in cui Cristo crocifisso disse sul punto di morte: Consummatum est (Gv 19,30), cessavano non solo questi modo di fare, ma anche ogni altro rito e cerimonia dell’antica legge. Perciò dobbiamo lasciarci guidare in tutto in modo umano e visibile dalla legge di Cristo uomo…
Tutto ciò che esce fuori da tale cammino è non solo curiosità, ma grande presunzione e noi non dobbiamo credere a cosa ricevuta per via soprannaturale, ma solo a quanto ci viene insegnato da Cristo uomo e dai suoi ministri, uomini anch’essi. Per tale ragione l’Apostolo scrive: Quod si angelus de cœlo evangelizaverit, præterquam quod evangelizavimus vobis, anathema sit (Gal, 1,8).