La Trasfigurazione rappresenta un episodio gemello del Battesimo, in cui parla la voce del Padre. Questa volta, però, ha come testimoni di eccezione Pietro, Giacomo e Giovanni, le future «colonne della Chiesa» (Gal 2,9).
La Trasfigurazione nel testo di Marco
9 2Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse su un alto monte, in disparte, loro soli. Fu trasfigurato davanti a loro 3e le sue vesti divennero splendenti, bianchissime: nessun lavandaio sulla terra potrebbe renderle così bianche. 4E apparve loro Elia con Mosé e conversavano con Gesù. 5Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Rabbì, è bello per noi essere qui; facciamo tre capanne, una per te, una per Mosé e una per Elia». 6Non sapeva infatti che cosa dire, perché erano spaventati. 7Venne una nube che li coprì con la sua ombra e dalla nube uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!». 8E improvvisamente, guardandosi attorno, non videro più nessuno, se non Gesù solo, con loro.
Caratteristiche del testo di Marco
Nella scena del Battesimo, in Mc 1,9-11, è Gesù stesso, come sua esperienza intima, che vede i cieli squarciarsi e lo Spirito discendere e ode la voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio diletto». La Trasfigurazione avviene invece davanti a testimoni che rappresentano la Chiesa nascente, e che ricevono la consegna dal Padre: «Ascoltatelo». Ad essi è rivolta la Voce del Padre.
Con loro si trovano Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, ossia l’intero Antico Testamento, testimoni della sua gloria. Testimoni dell’evento di Gesù sono le Antiche Scritture che l’hanno annunciato e i discepoli che lo hanno contemplato. Per rafforzare la loro ancora debole fede, viene messo loro davanti questo anticipo della gloria futura.
Le vesti di Gesù divengono splendenti, bianche del colore dell’eternità: così bianche come nessun lavandaio della terra potrebbe renderle – tocco di colore tipico dello stile di Marco. La nube, chiaro simbolo di divinità, proclama la gloria divina del Risorto.
Siamo in un crescendo rispetto al Battesimo: là abbiamo visto Gesù immergersi umilmente nelle acque della morte nel punto più profondo della terra, qua lo vediamo glorioso, proclamato Figlio amato davanti a testimoni che rappresentano la Chiesa, con l’ingiunzione: «Ascoltatelo!».
Vorrei proprio riflettere, insieme al grande mistico S. Giovanni della Croce, su questo energico appello.
Una riflessione sulla divina rivelazione: «Ascoltatelo!»
S. Giovanni della Croce, Salita del Monte Carmelo, Libro 2, Cap. 22
3 – La causa principale per cui nella legge scritta era lecito interrogare Dio e conveniente per i sacerdoti e profeti desiderare visioni e rivelazioni divine erano la fede a quei tempi non ben fondata e la legge evangelica non ancora stabilita… Poiché in questa età di grazia la fede in Cristo è diventata stabile e la legge evangelica si è manifestata, non v’è nessuna ragione che s’interroghi Dio e che Egli parli e risponda come allora. Infatti dandoci il Figlio suo, che è la sua parola, l’unica che Egli pronunzi, in essa ci ha detto tutto in una sola volta e non ha più niente da manifestare.
Dio è rimasto quasi muto…
4 – Multifariam multisque modis olim Deus loquens patribus in prophetis: novissime autem diebus istis locutus est nobis in Filio (Eb 1,1-2), come se dicesse: Quel che Dio in molti modi e in più riprese disse in antico ai nostri padri per mezzo dei profeti, l’ha detto in questi giorni in una volta a noi per mezzo del Figlio suo. Con queste parole l’Apostolo vuol far capire che Dio è rimasto quasi come muto non avendo altro da dire poiché, dandoci il Tutto, cioè suo Figlio, ha detto ormai in Lui tutto ciò che in parte aveva manifestato in antico ai profeti.
… perché ci ha detto tutto nel Figlio
5 – Perciò chi oggi volesse interrogare il Signore e chiedergli qualche visione o rivelazione non solo commetterebbe una sciocchezza, ma arrecherebbe un’offesa a Dio, non fissando i suoi occhi interamente in Cristo per andare in cerca di qualche altra cosa o novità… Invero il Signore gli potrebbe rispondere in questo modo: Se io ti ho detto tutta la verità nella mia parola, cioè nel mio Figlio, e non ho altro da manifestarti, come ti posso rispondere o rivelare qualche altra cosa? …
Dal giorno in cui sul Tabor discesi con il mio Spirito su di Lui dicendo: Hic est Filius meus dilectus, in quo mihi bene complacui, ipsum audite (Mt 17, 5), cessai di istruire e rispondere in queste maniere e commisi tutto a Lui: ascoltatelo perché ormai non ho più materia di fede da rivelare e verità da manifestare… Colui che ora mi consultasse in quel modo e desiderasse che io gli dicessi e rivelassi alcunché, sotto un certo aspetto mi chiederebbe di nuovo Cristo e altre verità della fede… In tal modo farebbe un grave oltraggio al mio amato Figlio, poiché non solo in ciò mancherebbe alla fede, ma perché lo obbligherebbe ad incarnarsi di nuovo e ad affrontare ancora una volta la vita e la morte qui in terra…
Non desiderate altre rivelazioni!
6 – Se vuoi che io ti dica qualche parola di conforto, guarda mio Figlio, obbediente a me e per amor mio sottomesso e afflitto, e sentirai quante cose ti risponderà. Se desideri che io ti sveli alcune cose o avvenimenti occulti, fissa in Lui i tuoi occhi e vi troverai dei misteri molto profondi, la sapienza e le meraviglie di Dio le quali, secondo quanto afferma il mio Apostolo, sono in Lui contenute: In quo sunt omnes thesauri sapientiæ et scientiæ Dei absconditi, tesori di sapienza che saranno per te profondi, saporosi e utili piú di tutte le cose che vorresti sapere.
Per questo lo stesso Apostolo si gloriava dicendo di aver fatto intendere che egli non conosceva se non Gesù Cristo e questo crocifisso (1Cor 2,2). Inoltre, se tu desideri altre visioni e rivelazioni divine o corporee, mira il Cristo umanato e vi troverai più di quanto pensi, poiché San Paolo afferma a tale proposito: In ipso inhabitat omnis plenitudo divinitatis corporaliter (Col 2, 9).
7 – … Dal momento in cui Cristo crocifisso disse sul punto di morte: Consummatum est (Gv 19,30), cessavano non solo questi modo di fare, ma anche ogni altro rito e cerimonia dell’antica legge. Perciò dobbiamo lasciarci guidare in tutto in modo umano e visibile dalla legge di Cristo uomo… Tutto ciò che esce fuori da tale cammino è non solo curiosità, ma grande presunzione e noi non dobbiamo credere a cosa ricevuta per via soprannaturale, ma solo a quanto ci viene insegnato da Cristo uomo e dai suoi ministri, uomini anch’essi. Per tale ragione l’Apostolo scrive: Quod si angelus de cœlo evangelizaverit, præterquam quod evangelizavimus vobis, anathema sit (Gal 1,8).