
Tra gli infermi e gli ultra sessagenari, i due speziali, il guardiano e tutti gli altri ritenuti necessari, il convento mantenne una famiglia di 37 religiosi, oltre al fabbro, al legnaiolo, al muratore, lo scarpellino e il tessitore. In convento i frati vestirono sempre l’abito francescano, non dovettero mai sospendere l’uffiziatura di giorno e di notte (Archivio del Convento, Filza XIII; cfr. Codice Diplomatico p. 308 ss., n. 240)
La teriaca della Verna
Ancora in regime di soppressione, il guardiano della Verna cerca di ottenere l’autorizzazione per i frati a indossare l’abito religioso, scrivendo al Sotto-Prefetto. Gli risponde a suo nome un impiegato, B. Ballary, con l’autorizzazione e una richiesta: “La prego di mandarmi qualche vasello di Triaca se nella Spezieria se ne trova della buona, qua è cattiva, senza complimenti mi dica il prezzo” (F. 13 n. 37).
Questa notizia è interessante perché dà l’idea di quanto la Spezieria della Verna fosse un punto di riferimento per i dintorni persino ad Arezzo.
La teriaca è stata forse il medicamento più famoso della storia dei farmaci, venendo ricercata per depurare l’organismo da qualsiasi tipo di veleno fosse affetto. Pare che la sua origine fosse dovuta nel 50 a.C. alla paura maniacale di Mitridate, re del Ponto, di essere avvelenato: non aveva poi tutti i torti… Di conseguenza, per prevenire il rischio di essere avvelenato dagli altri, ricorse ad un farmaco che lo immunizzasse. Pare che funzionasse così tanto che quando per non cadere in mano ai romani tentò di avvelenarsi non vi riuscì, e per morire dovette fare ricorso alla spada.
Da Mitridate comunque questa ricetta passò a Roma, dove fu rivisitata da Andromaco, un medico della corte di Nerone, e iniziò a godere di una grandissima considerazione fino a tutto il Medioevo ed oltre. Nel Regno di Napoli divenne addirittura monopolio di stato. Era composta da 56 a 65 elementi, diversi secondo i diversi ricettari: obbligatoria la carne di vipera, che però non aveva nessuna proprietà, perché venivano scartate, con la testa, proprio le ghiandole velenifere, cioè proprio l’unica parte a possedere proprietà farmacologiche. Il nome teriaca deriva dal greco thḗroin, bestia selvatica, in quanto antidoto contro i morsi velenosi. La Spezieria della Verna ne era ben fornita.