Un romanzo che nasce da un voto. Dal romanzo nasce un film. In italiano semplicemente Bernadette, il film fu prodotto con il titolo The Song of Bernadette, trasposizione abbastanza fedele del titolo tedesco Das Lied von Bernadette del romanzo di Franz Werfel. Non è un caso che si parli di «canto» o «canzone». Così lo volle l’autore, un ebreo austriaco che, fuggito nel 1940 dalla patria per scampare alla persecuzione razziale, riuscì ad arrivare in Francia – ma era la Francia di Vichy – e, lì, si rifugiò a Lourdes.
Storia di un voto
Così egli racconta la sua vicenda:
«In questo modo la Provvidenza mi condusse a Lourdes, della cui storia prodigiosa non avevo fino allora la più superficiale nozione. Rimanemmo nascosti parecchie settimane nella città dei Pirenei. Fu un periodo di angosce, ma fu anche un periodo altamente significativo per me, poiché mi fu dato conoscere la meravigliosa storia della giovinetta Bernadette Soubirous e i fatti meravigliosi delle guarigioni di Lourdes.
Un giorno, tribolato com’ero, feci un voto. Se fossi uscito da quella situazione disperata ed avessi raggiunto la costa americana – questo fu il voto che feci – avrei prima di ogni altro lavoro cantato la canzone di Bernadette come meglio avessi potuto. Questo libro è l’adempimento di un voto. Un canto epico nel tempo nostro, non può che prendere la forma di un romanzo.
Bernadette è un romanzo, ma non è un’opera di fantasia […]. Tutti gli avvenimenti notevoli che formano il contenuto del libro sono in realtà accaduti. Essi si sono iniziati non più di ottanta anni fa e si svolgono quindi nella piena luce della storia; la loro verità è attestata, in fedele testimonianza, da amici, da nemici e da osservatori spassionati. Il mio racconto non altera menomamente questa verità. Ho usato del diritto alla libertà concesso al poeta, solo dove ragioni d’arte richiedevano di condensare cronologicamente alcuni fatti e dove bisognava far scoccare scintille di vita dalla materia trattata.
Ho osato cantare la canzone di Bernadette, io che non sono cattolico ma ebreo. Il coraggio per questa impresa mi è venuto da un voto molto più antico ed inconscio. Sin dal giorno in cui scrissi i miei primi versi, giurai a me stesso che avrei reso onore sempre e dovunque, attraverso i miei scritti, al segreto divino e alla santità umana: nonostante che l’epoca nostra, con scherno, ferocia e indifferenza, rinneghi questi valori supremi della nostra vita» (maggio 1941).
Il film e il romanzo
Il film ricavato dal romanzo: QUI.
Sul tema della fede: QUI.
Il romanzo è stato ripubblicato da Gallucci con il titolo Il canto di Bernadette, 2015. Lo potete ordinare in libreria: ne consiglio caldamente la lettura.
Un posto in Paradiso
Il tema della fede è fondamentale nel romanzo Bernadette, ed è di Franz Werfel, appunto, l’affermazione: «Per chi crede nessuna prova è necessaria, per chi non crede nessuna prova è sufficiente». Ma c’è un altro straordinario romanzo, ormai quasi sconosciuto, pubblicato nel 1939, in cui era già emersa tale tematica: Un posto in paradiso, straordinaria rappresentazione della grettezza e ottusità di una anziana donna di servizio boema che, per assicurarsi un posto in paradiso, pensa di poterlo comprare pagando gli studi di seminario ad un suo nipote orfano, non per amore del ragazzo ma solo per far valere quest’opera di bene come credito presso Dio.
Questo ragazzo, cresciuto senza amore, continua a scrivere alla sua cara zietta per spillarle in continuazione denaro; si rivela alla resa dei conti un imbroglione che ha abbandonato la vita sacerdotale per campare di espedienti. Fallito lo scopo della sua vita, quello di assicurarsi un posto in paradiso, la vecchia, ormai malata, compie una sorta di pellegrinaggio penitenziale a Roma. Sarà proprio alla presenza dal Papa che verrà colta da un malore che si rivelerà mortale.
Nella sua penosa infermità finale sarà amorevolmente assistita da un giovane sacerdote, autentico questo. Benché non sia suo parente di sangue, sarà quasi la compensazione del fallimento delle sue trame. Proprio questo sacerdote noterà che, in fondo, Teta Linek, questo è il nome della donna, nella sua vita aveva avuto tanta sete di eternità; e alla domanda dello scettico di turno («Ma che cosa dimostra la sete?») risponderà lapidariamente: «La sete dimostra la sicura esistenza dell’acqua».
Per questo romanzo bisogna ricorrere al mercato dell’usato, ma ne vale la pena.