
Nei capitoli finali di Esodo (35-40) si descrive l’effettiva realizzazione dei comandi precedenti, approfondendone vari aspetti: la generosità degli israeliti nelle offerte, il computo dei tributi, la rettitudine degli artigiani, la presentazione dell’opera a Mosè e l’ingresso della Gloria del Signore nel santuario.
Le misure fornite per il santuario del deserto sono la metà di quelle del tempio di Gerusalemme, il che lo avrebbe reso intrasportabile nella pratica. Anche i lavori di oreficeria descritti sono irreali in un ambiente nomade. La tenda sembra sia scomparsa al tempo dell’entrata degli ebrai in terra di Canaan; l’arca invece p rimasta come segno della presenza del Signore al tempo dei Giudici (nel santuario di Silo) e dei re davidici (a Gerusalemme), fino all’assedio del 587 a.C. Anche dopo la sua scomparsa, la tradizione P ha vagheggiato l’immagine dei luoghi sacri a Dio come presenti nelle radici della fede di Israele.
Cfr. Eb 9,11 s.:
“Ma Cristo, venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso un tabernacolo più perfetto, non fatto da mano d’uomo, cioè che non appartiene a questo mondo, è entrato una volta per sempre nel santuario dei cieli, non col sangue di capri e vitelli, ma col proprio sangue, dopo averci ottenuta una redenzione eterna”.
E l’arca?
Dopo la peregrinazione nel deserto, e il soggiorno dell’arca nel santuario di Silo, avviene l’introduzione dell’arca in Gerusalemme e infine nel tempio. L’ultima citazione della sua presenza nel tempio viene da 2Cronache 35,1-3, secondo cui il re Giosia, nel 621 a.C., invitò i leviti a ricollocare l’arca nel Tempio. Non è chiaro dove si fosse trovata precedentemente. Dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei Babilonesi nel 586 a.C., il tempio fu saccheggiato, ma dell’arca non si fa più menzione. Non se ne parla neppure nel passo in cui vengono elencati in modo minuzioso tutti gli oggetti che furono portati a Babilonia (2Re 25,8-17). Così pure, quando Ciro, re dei Persiani, restituisce agli ebrei gli arredi sacri perché li riportino a Gerusalemme (538 a.C.), l’arca non viene nominata (Esdra 1,7-11). Che fine ha fatto?
La sorte dell’arca: ipotesi
Un’ipotesi per quanto riguarda la sorte dell’arca è che l’arca sia andata persa prima del VI sec. a.C., o per cause accidentali, essendo fatta di un materiale deperibile come il legno, o durante un saccheggio, come quello di Ioas re di Israele fra il 797 e il 767 a.C. Comprensibilmente, al popolo non ne sarebbe stata data notizia.
Altra ipotesi è che «L’arca è stata nascosta al suo posto» (Talmud, trattato Yoma) ovvero che già re Salomone, prevedendo la futura distruzione del tempio, avrebbe fatto costruire un luogo sotterraneo in cui nascondere l’arca nel caso di attacchi nemici; oppure che sia stato il re Giosia a nasconderla in quel luogo.
Il secondo libro dei Maccabei (2,1-8) narra che il profeta Geremia avrebbe sottratto l’arca alla distruzione portandola via da Gerusalemme e nascondendola sul Monte Nebo. Questa notizia, però, viene data come contenuta in un non meglio specificato scritto.
La sorte dell’arca: in Etiopia? In Cilicia? In Egitto?
Secondo un’antica tradizione contenuta nel testo sacro etiope Kebra Nagast (il Libro della Gloria dei Re), l’arca sarebbe stata donata da re Salomone al figlio da lui avuto dalla regina di Saba, Menelik I (seconda metà del X secolo a.C.). L’Imperatore d’Etiopia Hailé Selassié I sosteneva che nel tesoro imperiale della Corona d’Etiopia vi fosse anche l’arca. I chierici copti della cattedrale di Nostra Signora Maria di Sion ad Axum affermano di conservare loro l’arca, ma a nessuno è consentito vederla. La notizia è leggendaria.
Secondo un’altra ipotesi, l’arca della Alleanza sarebbe stata donata dall’imperatore Tito a Berenice di Cilicia, sorella di re Erode Agrippa II. Ricevendola insieme a quello che rimaneva del tesoro del tempio di Gerusalemme, la donna l’avrebbe trasferita nella propria patria nel 79 d.C.
Infine, c’è chi fa notare che nel 925 a.C., durante il quinto anno di regno di Roboamo, il faraone Sheshonq I invase la Giudea, conquistò Gerusalemme e depredò il tempio, «portando via ogni cosa» (1 Re 14,25 s.; 2 Cronache 12,2-10). Poiché a quel tempo la capitale del Basso Egitto era Bubasti vicino a Tanis, si fa l’ipotesi che l’arca lì sia stata portata e sepolta. Vi suona familiare questa ipotesi? È quella che compare nella trama dei Predatori dell’arca perduta, il primo film della saga di Indiana Jones…