La solidarietà nella S. Scrittura

È la solidarietà, così importante nella Bibbia, a permettere di umanizzare il lavoro. Ad aggravare l’aspetto negativo del lavoro, la fatica fisica, entra infatti la distorsione dei rapporti umani. È significativo che la stirpe di Caino, che viene presentata come inventrice della tecnologia nelle sue varie forme, sia presentata anche come quella che inaugura rapporti sociali ingiusti: il fratricidio, la poligamia, la vendetta smodata. Il culmine di questa degenerazione è, biblicamente, l’episodio della torre di Babele, che genera disgregazione. L’interpretazione rabbinica va oltre, vedendo in tale episodio non solo un atto di arroganza verso Dio, ma anche l’oppressione verso gli uomini. Il lavoro diviene schiavile, puro strumento dei più forti per riplasmare a modo loro il mondo.

La concezione biblica del lavoro, invece, è basata sulla costruzione di rapporti sociali fraterni e giusti operando in collaborazione invece che in antagonismo. Se ne è occupata la Legge di Mosè, oltre che, naturalmente, la predicazione profetica sulla giustizia sociale.

La Legge di Mosè

Le Tavole della Legge nel film I Dieci Comandamenti. Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=80936596

La Legge di Mosè non si limita certamente ai Dieci Comandamenti. Si sviluppa di secolo in secolo in diversi corpi legislativi, che rispondono alle domande etiche di un popolo che col tempo si evolve quanto a problematiche sociali, sensibilità e spiritualità. Così si parte da un Codice dell’Alleanza del XIII secolo a.C., che riflette una società semplice, tribale, basata sulla pastorizia e su una agricoltura di sussistenza. Si passa da un Codice Deuteronomico del VII secolo in cui la società ha assunto la forma di uno stato monarchico in cui il commercio si è sviluppato. Si giunge ad un Codice sacerdotale di Santità che ha visto la sua forma finale nell’esilio di Babilonia. Ogni codice riprende i precedenti mettendoci qualcosa di proprio, rispondente alla sensibilità del momento.

Ed ecco, allora, la grande legislazione sociale di Mosè. Fra i 613 precetti sparsi in vari corpi legislativi, molti sono dedicati alla solidarietà ed alla tutela dei lavoratori più deboli, a partire dagli schiavi.

Gli schiavi

Sì, perché – anche se ci sembra strano che una legge così progredita non abolisca la schiavitù (neppure San Paolo lo dichiarò quando lo schiavo fuggiasco Onesimo si rifugiò presso di lui) – la legge di Mosè accoglie la schiavitù come istituto esistente nella società ebraica, ma la rende umana.

Lo schiavo non è un oggetto, è una persona. Il padrone, che lo ha acquistato, in realtà non ha acquistato la persona, ma il suo lavoro; lo può comandare, ma lo deve rispettare, e il settimo anno lo deve mandare libero, a meno che lo schiavo non voglia restare di sua scelta nella casa del padrone. La schiavitù di un ebreo si verificava per debiti, quando una persona caduta in miseria era costretta, per sopravvivere, a vendere tutto quel che aveva e poi anche se stesso; ma in realtà ad essere comprato era il lavoro, non l’uomo. Anche nel caso di una schiavitù perpetua, lo schiavo era considerato una persona di famiglia e non un oggetto.

Questo è il Codice dell’Alleanza, il più antico codice civile di Israele (XIII secolo a.C.). Il Codice Deuteronomico, molto più recente (VII secolo a.C.), prevederà che anche la donna possa cadere in quella sorta di schiavitù, e pertanto la sua liberazione obbligatoria. Inoltre, il Codice Deuteronomico prescrive che allo schiavo liberato venga anche corrisposta una “liquidazione”. Impone anche di non consegnare al padrone lo schiavo fuggiasco, ma di accoglierlo nel luogo dove si sarà rifugiato (Dt 23,16-17).

Deuteronomio 15

12Se un tuo fratello ebreo o una ebrea si vende a te, ti servirà per sei anni, ma il settimo lo lascerai andare via da te libero. 13Quando lo lascerai andare via da te libero, non lo rimanderai a mani vuote. 14Gli farai doni dal tuo gregge, dalla tua aia e dal tuo torchio. Gli darai ciò di cui il Signore, tuo Dio, ti avrà benedetto. 15Ti ricorderai che sei stato schiavo nella terra d’Egitto e che il Signore, tuo Dio, ti ha riscattato; perciò io ti do oggi questo comando.

Aiuto fraterno

Riguardo alle situazioni di povertà e marginalità, la Legge è molto chiara, all’insegna di quello che Armido Rizzi chiamò “la politica di Dio”, ovvero comportarsi con gli altri come Dio si è comportato con noi.

Così abbiamo, ripetutamente, la legge del rispetto dello straniero, dell’orfano e della vedova, ed anche l’istituto del prestito senza interesse, come aiuto fraterno.

Esodo 22

20 Non molesterai il forestiero né lo opprimerai, perché voi siete stati forestieri nel paese d’Egitto.
21 Non maltratterai la vedova o l’orfano. 

24 Se tu presti denaro a qualcuno del mio popolo, all’indigente che sta con te, non ti comporterai con lui da usuraio: voi non dovete imporgli alcun interesse.

25 Se prendi in pegno il mantello del tuo prossimo, glielo renderai al tramonto del sole, 26 perché è la sua sola coperta, è il mantello per la sua pelle; come potrebbe coprirsi dormendo? Altrimenti, quando invocherà da me l’aiuto, io ascolterò il suo grido, perché io sono pietoso.

Il prestito

Il prestito a interesse, qualunque interesse, è vietato all’interno di Israele. È una forma di aiuto fraterno: un prestare senza averne guadagno alcuno.

È prevista la richiesta di un pegno a garanzia di restituzione. Il creditore ha diritto di esigerlo. Ma se il pegno è il mantello, significa che il debitore è povero, e la veste gli va restituita la sera.

Il Codice Deuteronomico specifica che vi sono strumenti indispensabili alla vita che non possono essere presi come pegno, e che deve essere rispettata la dignità del povero:

Deuteronomio 24

6Nessuno prenderà in pegno né le due pietre della macina domestica né la pietra superiore della macina, perché sarebbe come prendere in pegno la vita.

10Quando presterai qualsiasi cosa al tuo prossimo, non entrerai in casa sua per prendere il suo pegno. 11Te ne starai fuori e l’uomo a cui avrai fatto il prestito ti porterà fuori il pegno. 12Se quell’uomo è povero, non andrai a dormire con il suo pegno. 13Dovrai assolutamente restituirgli il pegno al tramonto del sole, perché egli possa dormire con il suo mantello e benedirti. Questo ti sarà contato come un atto di giustizia agli occhi del Signore, tuo Dio.

14Non defrauderai il salariato povero e bisognoso, sia egli uno dei tuoi fratelli o uno dei forestieri che stanno nella tua terra, nelle tue città. 15Gli darai il suo salario il giorno stesso, prima che tramonti il sole, perché egli è povero e a quello aspira. Così egli non griderà contro di te al Signore e tu non sarai in peccato.

17Non lederai il diritto dello straniero e dell’orfano e non prenderai in pegno la veste della vedova. 18Ricòrdati che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha liberato il Signore, tuo Dio; perciò ti comando di fare questo.

19Quando, facendo la mietitura nel tuo campo, vi avrai dimenticato qualche mannello, non tornerai indietro a prenderlo. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova, perché il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro delle tue mani. 20Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornare a ripassare i rami. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. 21Quando vendemmierai la tua vigna, non tornerai indietro a racimolare. Sarà per il forestiero, per l’orfano e per la vedova. 22Ricòrdati che sei stato schiavo nella terra d’Egitto; perciò ti comando di fare questo.

Il divieto di pignorare strumenti indispensabili alla vita, di entrare in casa a prelevare il pegno con la forza, di trattenere il pegno del povero la notte o la mercede dell’operaio fino al giorno dopo, di ledere il diritto del forestiero, dell’orfano e della vedova, e l’obbligo di lasciare il campo alla spigolatura e alla racimolatura, sono norme di giustizia sociale che hanno riscontro nel Codice dell’Alleanza.

Rispetto verso la natura

Il Codice Deuteronomico denota una particolare sensibilità e rispetto verso il mondo naturale, verso le stesse piante (gli alberi da frutta non possono essere tagliati per fabbricare macchine da guerra) e in special modo verso gli animali.

Deuteronomio 22

1Se vedi smarrito un capo di bestiame grosso o un capo di bestiame minuto di tuo fratello, non devi fingere di non averli scorti, ma avrai cura di ricondurli a tuo fratello. 2Se tuo fratello non abita vicino a te e non lo conosci, accoglierai l’animale in casa tua: rimarrà da te finché tuo fratello non ne faccia ricerca e allora glielo renderai. 3Lo stesso farai del suo asino, lo stesso della sua veste, lo stesso di ogni altro oggetto che tuo fratello abbia perduto e che tu trovi. Non fingerai di non averli scorti. 4Se vedi l’asino di tuo fratello o il suo bue caduto lungo la strada, non fingerai di non averli scorti, ma insieme con lui li farai rialzare.

Deuteronomio 25

4Non metterai la museruola al bue mentre sta trebbiando.

10 Non arerai con un bue e un asino insieme.

Il riposo della terra e la spigolatura

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Il Codice dell’Alleanza impone il riposo settennale della terra (per ovvie ragioni di ricostituzione dell’humus), oltre che quello settimanale, ma l’interessante è che del riposo beneficiano gli indigenti, gli schiavi, gli animali.

Esodo 23

10 Per sei anni seminerai la tua terra e ne raccoglierai il prodotto, 11 ma nel settimo anno non la sfrutterai e la lascerai incolta: ne mangeranno gli indigenti del tuo popolo e ciò che lasceranno sarà divorato dalle bestie della campagna. Così farai per la tua vigna e per il tuo oliveto.

12 Per sei giorni farai i tuoi lavori, ma nel settimo giorno farai riposo, perché possano goder quiete il tuo bue e il tuo asino e possano respirare i figli della tua schiava e il forestiero.

Il codice di Santità

Il libro del Levitico, così chiamato perché contiene moltissime leggi cultuali relative alla tribù sacerdotale di Levi, non si occupa solo dell’aspetto rituale della vita comunitaria. Contiene ben altro, in particolare la legge dell’amore del prossimo e le norme per l’anno giubilare, il grande anno del condono.

Levitico 19

9Quando mieterete la messe della vostra terra, non mieterete fino ai margini del campo, né raccoglierete ciò che resta da spigolare della messe; 10quanto alla tua vigna, non coglierai i racimoli e non raccoglierai gli acini caduti: li lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio.

13Non opprimerai il tuo prossimo, né lo spoglierai di ciò che è suo; non tratterrai il salario del bracciante al tuo servizio fino al mattino dopo.

14Non dirai ingiurie al sordo, né metterai inciampo davanti al cieco, ma temerai il tuo Dio. Io sono il Signore.

15Non commetterete ingiustizia in giudizio; non tratterai con parzialità il povero né userai preferenze verso il potente: giudicherai il tuo prossimo con giustizia. 16Non andrai in giro a spargere calunnie fra il tuo popolo né coopererai alla morte del tuo prossimo. Io sono il Signore.
17Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello; rimprovera apertamente il tuo prossimo, così non ti caricherai di un peccato per lui. 18Non ti vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore.

32Àlzati davanti a chi ha i capelli bianchi, onora la persona del vecchio e temi il tuo Dio. Io sono il Signore.

33Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. 34Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio.

Levitico 23

22Quando mieterai la messe della vostra terra, non mieterai fino al margine del campo e non raccoglierai ciò che resta da spigolare del tuo raccolto; lo lascerai per il povero e per il forestiero. Io sono il Signore, vostro Dio.

Il giubileo

Immagine di Arthur Szyk (1894-1951) – The Arthur Szyk Society, Burlingame, CA (www.szyk.org), CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=44358253

Levitico 25

Il riposo settennale della terra

2Quando entrerete nella terra che io vi do, la terra farà il riposo del sabato in onore del Signore: 3per sei anni seminerai il tuo campo e poterai la tua vigna e ne raccoglierai i frutti; 4ma il settimo anno sarà come sabato, un riposo assoluto per la terra, un sabato in onore del Signore. Non seminerai il tuo campo, non poterai la tua vigna. 5Non mieterai quello che nascerà spontaneamente dopo la tua mietitura e non vendemmierai l’uva della vigna che non avrai potata; sarà un anno di completo riposo per la terra. 6Ciò che la terra produrrà durante il suo riposo servirà di nutrimento a te, al tuo schiavo, alla tua schiava, al tuo bracciante e all’ospite che si troverà presso di te; 7anche al tuo bestiame e agli animali che sono nella tua terra servirà di nutrimento quanto essa produrrà.

Il riposo giubilare

10Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà e nella sua famiglia. 11Il cinquantesimo anno sarà per voi un giubileo; non farete né semina né mietitura di quanto i campi produrranno da sé, né farete la vendemmia delle vigne non potate. 12Poiché è un giubileo: esso sarà per voi santo; potrete però mangiare il prodotto che daranno i campi.

La terra è un dono, quel che si vende e si compra è il raccolto

13In quest’anno del giubileo ciascuno tornerà nella sua proprietà. 14Quando vendete qualcosa al vostro prossimo o quando acquistate qualcosa dal vostro prossimo, nessuno faccia torto al fratello. 15Regolerai l’acquisto che farai dal tuo prossimo in base al numero degli anni trascorsi dopo l’ultimo giubileo: egli venderà a te in base agli anni di raccolto. 16Quanti più anni resteranno, tanto più aumenterai il prezzo; quanto minore sarà il tempo, tanto più ribasserai il prezzo, perché egli ti vende la somma dei raccolti. 

20Se dite: Che mangeremo il settimo anno, se non semineremo e non raccoglieremo i nostri prodotti?, 21io disporrò in vostro favore la mia benedizione per il sesto anno e la terra vi darà frutti per tre anni. 22L’ottavo anno seminerete, ma consumerete il vecchio raccolto fino al nono anno; mangerete del raccolto vecchio finché venga il nuovo.

Il riscatto della terra

23Le terre non si potranno vendere per sempre, perché la terra è mia e voi siete presso di me come forestieri e ospiti. 24Perciò, in tutta la terra che avrete in possesso, concederete il diritto di riscatto per i terreni.

25Se il tuo fratello cade in miseria e vende una parte della sua proprietà, colui che ha il diritto di riscatto, cioè il suo parente più stretto, verrà e riscatterà ciò che il fratello ha venduto. 26Se uno non ha chi possa fare il riscatto, ma giunge a procurarsi da sé la somma necessaria al riscatto, 27conterà le annate passate dopo la vendita, restituirà al compratore il valore degli anni che ancora rimangono e rientrerà così in possesso del suo patrimonio. 28Ma se non trova da sé la somma sufficiente a rimborsarlo, ciò che ha venduto rimarrà in possesso del compratore fino all’anno del giubileo; al giubileo il compratore uscirà e l’altro rientrerà in possesso del suo patrimonio.

Aiuto fraterno: il prestito

35Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria ed è inadempiente verso di te, sostienilo come un forestiero o un ospite, perché possa vivere presso di te. 36Non prendere da lui interessi né utili, ma temi il tuo Dio e fa’ vivere il tuo fratello presso di te. 37Non gli presterai il denaro a interesse, né gli darai il vitto a usura. 

La schiavitù

39Se il tuo fratello che è presso di te cade in miseria e si vende a te, non farlo lavorare come schiavo; 40sia presso di te come un bracciante, come un ospite. Ti servirà fino all’anno del giubileo; 41allora se ne andrà da te insieme con i suoi figli, tornerà nella sua famiglia e rientrerà nella proprietà dei suoi padri. 42Essi sono infatti miei servi, che io ho fatto uscire dalla terra d’Egitto; non debbono essere venduti come si vendono gli schiavi. 43Non lo tratterai con durezza, ma temerai il tuo Dio.

47Se un forestiero stabilito presso di te diventa ricco e il tuo fratello si grava di debiti con lui e si vende al forestiero stabilito presso di te o a qualcuno della sua famiglia, 48dopo che si è venduto ha il diritto di riscatto: lo potrà riscattare uno dei suoi fratelli 49o suo zio o il figlio di suo zio; lo potrà riscattare uno dei consanguinei della sua parentela o, se ha i mezzi per farlo, potrà riscattarsi da sé. 

50Farà il calcolo con il suo compratore, dall’anno che gli si è venduto all’anno del giubileo; il prezzo da pagare sarà in proporzione del numero degli anni, valutando le sue giornate come quelle di un bracciante. 51Se vi sono ancora molti anni per arrivare al giubileo, pagherà il riscatto in ragione di questi anni e in proporzione del prezzo per il quale fu comprato; 52se rimangono pochi anni per arrivare al giubileo, farà il calcolo con il suo compratore e pagherà il prezzo del suo riscatto in ragione di quegli anni. 

53Resterà presso di lui come un bracciante preso a servizio anno per anno; il padrone non dovrà trattarlo con durezza sotto i suoi occhi. 54Se non è riscattato in alcuno di questi modi, se ne andrà libero l’anno del giubileo: lui con i suoi figli. 55Poiché gli Israeliti sono miei servi; essi sono servi miei, che ho fatto uscire dalla terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio.

La decima e i poveri

Il Codice Deuteronomico, di proprio, oltre a specificare alcuni aspetti umanitari delle leggi precedenti, aggiunge una nuova categoria di poveri (i leviti di paese), una nuova decima, triennale, per sostentare i bisognosi (oltre alle decime da versare al tempio per il culto), il condono settennale per i debiti accumulati dai poveri, e la sottolineatura del clima di festa in cui queste condivisioni dei beni donati dal Signore devono essere celebrate insieme ai poveri.

Deuteronomio 14

27Il levita che abita le tue città, non lo abbandonerai, perché non ha parte né eredità con te.
28Alla fine di ogni triennio metterai da parte tutte le decime del tuo provento in quell’anno e le deporrai entro le tue porte. 29Il levita, che non ha parte né eredità con te, il forestiero, l’orfano e la vedova che abiteranno le tue città, mangeranno e si sazieranno, perché il Signore, tuo Dio, ti benedica in ogni lavoro a cui avrai messo mano.

Deuteronomio 15

1Alla fine di ogni sette anni celebrerete la remissione. 2Ecco la norma di questa remissione: ogni creditore che detenga un pegno per un prestito fatto al suo prossimo, lascerà cadere il suo diritto: non lo esigerà dal suo prossimo, dal suo fratello, poiché è stata proclamata la remissione per il Signore. 
7Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso, 8ma gli aprirai la mano e gli presterai quanto occorre alla necessità in cui si trova. 

9Bada bene che non ti entri in cuore questo pensiero iniquo: “È vicino il settimo anno, l’anno della remissione”; e il tuo occhio sia cattivo verso il tuo fratello bisognoso e tu non gli dia nulla: egli griderebbe al Signore contro di te e un peccato sarebbe su di te. 10Dagli generosamente e, mentre gli doni, il tuo cuore non si rattristi. Proprio per questo, infatti, il Signore, tuo Dio, ti benedirà in ogni lavoro e in ogni cosa a cui avrai messo mano. 11Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: “Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra”.

La festa comunitaria

Deuteronomio 16

10Celebrerai la festa delle Settimane per il Signore, tuo Dio, offrendo secondo la tua generosità e nella misura in cui il Signore, tuo Dio, ti avrà benedetto. 11Gioirai davanti al Signore, tuo Dio, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava, il levita che abiterà le tue città, il forestiero, l’orfano e la vedova che saranno in mezzo a te, nel luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 12Ricòrdati che sei stato schiavo in Egitto: osserva e metti in pratica queste leggi.

13Celebrerai la festa delle Capanne per sette giorni, quando raccoglierai il prodotto della tua aia e del tuo torchio. 14Gioirai in questa tua festa, tu, tuo figlio e tua figlia, il tuo schiavo e la tua schiava e il levita, il forestiero, l’orfano e la vedova che abiteranno le tue città. 15Celebrerai la festa per sette giorni per il Signore, tuo Dio, nel luogo che avrà scelto il Signore, perché il Signore, tuo Dio, ti benedirà in tutto il tuo raccolto e in tutto il lavoro delle tue mani, e tu sarai pienamente felice.

I Profeti

Michelangelo, Cappella Sistina, 1509. Di Missional Volunteer – IsaiahUploaded by Gary Dee, CC BY-SA 2.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=17792691

Il discorso si prolungherebbe all’infinito, perché questo è uno dei temi fondamentali che percorrono tutta la Bibbia in lungo e in largo, compresi i libri dei profeti. Nella loro predicazione, sono due i peccati di cui i profeti accusano i concittadini: il tradimento della fedeltà al Signore, mediante culti idolatrici, e soprattutto  il tradimento della fedeltà all’uomo, con l’ingiustizia sociale. Mi limito a riportare alcuni testi, ma le citazioni potrebbero moltiplicarsi a dismisura.

Amos 2

6Così dice il Signore:
«Per tre misfatti d’Israele
e per quattro non revocherò il mio decreto di condanna,
perché hanno venduto il giusto per denaro
e il povero per un paio di sandali,
7essi che calpestano come la polvere della terra
la testa dei poveri
e fanno deviare il cammino dei miseri,
e padre e figlio vanno dalla stessa ragazza,
profanando così il mio santo nome.
8Su vesti prese come pegno si stendono
presso ogni altare
e bevono il vino confiscato come ammenda
nella casa del loro Dio.

Amos 4

1Ascoltate questa parola,
o vacche di Basan,
che siete sul monte di Samaria,
che opprimete i deboli, schiacciate i poveri
e dite ai vostri mariti: «Porta qua, beviamo!».

Amos 5

11Poiché voi schiacciate l’indigente
e gli estorcete una parte del grano,
voi che avete costruito case in pietra squadrata,
non le abiterete;
voi che avete innalzato vigne deliziose,
non ne berrete il vino.
12So infatti quanto numerosi sono i vostri misfatti,
quanto enormi i vostri peccati.
Essi sono ostili verso il giusto,
prendono compensi illeciti
e respingono i poveri nel tribunale.

Isaia 1

15Quando stendete le mani,
io distolgo gli occhi da voi.
Anche se moltiplicaste le preghiere,
io non ascolterei:
le vostre mani grondano sangue.
16Lavatevi, purificatevi,
allontanate dai miei occhi il male delle vostre azioni.
Cessate di fare il male,
17imparate a fare il bene,
cercate la giustizia,
soccorrete l’oppresso,
rendete giustizia all’orfano,
difendete la causa della vedova».

Michea

E sentite come Michea sintetizza il codice etico in tre sole battute:

6 8 Uomo, ti è stato annunziato ciò che è buono e ciò che cerca il Signore da te:
praticare la giustizia, amare la benevolenza, camminare umilmente con il tuo Dio.

Nuovo Testamento

Per quanto riguarda il nuovo Testamento, abbiamo già parlato dell’esempio che Paolo dà ai Tessalonicesi. Mi limito a questa lettura della lettera di Giacomo:

Dalla lettera di san Giacomo apostolo (Gc 5,1-6)

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si alzerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Che dire di più?